CAPITOLO 20

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Passò circa un mese, maggio era davvero un mese orribile, tra esami, pioggia e scadenze varie dormivo solo cinque ore a notte, appena avevo un ritaglio di tempo passavo in ospedale a trovare Julian che migliorava di giorno in giorno, proprio quel giorno stavo guidando verso l'ospedale perché l'avrebbero dimesso, non vedevo l'ora! Caricai il borsone di Julian e partimmo

-domani verranno tutti i miei zii a casa nostra, se te la senti sei invitato anche tu- mamma mi tartassava ogni giorno per organizzare quel pranzo

-ma certo, ci sarò- li presi la mano per qualche secondo, era sempre così disponibile!

Parcheggiai davanti alla casa dei ragazzi, avevamo organizzato una piccola festa per Julian, avevo categoricamente proibito loro di portare alcool ma decisero che qualche birra non avrebbe fatto nient'altro che bene, a Julian era piaciuta la sorpresa, avevamo guardato un film divertente sul divano e lui mi aveva stretta a sé come se fossi stata un peluche di pezza, Jared, sapendo che Julian non avrebbe potuto correre mi aveva rincorsa per tutta la casa minacciandomi di farmi il solletico e mentre passammo davanti a Julian, in cucina lui fece lo sgambetto a Jared così da faro cadere per terra, io ne avevo approfittato per fare il solletico a Jared che mi chiese, quasi supplicando una tregua; dopo tante risate ognuno tornò a casa, o nella propria stanza, io e Julian eravamo rimasti a sistemare la cucina, da soli, come sempre. Mentre stavo raccogliendo i piattini di plastica dal tavolo mi ritrovai seduta su di esso, gli occhi di Julian erano fissi nei miei

-devo stare attento domani- si avvicinò alla mia guancia tanto che il suo respiro mi fece venire la pelle d'oca

-perché? - la sua bocca si spostò verso l'orecchio

-perché se i tuoi zii e tuo padre mi beccano a fissarti anche solo con la coda dell'occhio sarei un uomo morto- annuì ridendo

-dimentichi mio nonno- mi baciò una tempia e io mi aggrappai alle sue spalle, stavo per svenire, tornò a guardarmi negli occhi

-e se non dovessi piacergli? - scoppiai a ridere davanti alla sua espressione preoccupata

-sarai al tavolo con l'intera famiglia Kane e pensi a questo? - alzò le spalle

-se ti fa stare più sereno, sono sicura che ti adoreranno- sorrise e mi baciò sulle labbra, non mi ricordo quanto durò quel bacio, finì quando Flynn entrò in cucina per bere, non ci eravamo minimamente accorti di lui fino a che non sentimmo il rumore del frigorifero chiudersi, mi voltai di scatto

-tranquilli, continuate pure- Julian era rosso come un pomodoro ma non per la vergogna, io invece proprio per quello, Flynn tornò nella sua stanza e io balzai giù dal tavolo e ripresi a riordinare la cucina, poi raggiunsi Julian e mi addormentai tra le sue braccia.

La mattina seguente, dopo aver studiato un po' raggiungemmo casa dei miei genitori, Julian sembrava rilassato ma io ero agitatissima, non mi erano mai piaciute le presentazioni formali ma ormai dovevo solo sperare, quando Julian parcheggiò sul vialetto che avevo indicato Taylor balzò fuori dalla porta e ci corse in contro

-Julian! Sei arrivato! - lo abbracciò e lui le scompigliò la testolina di riccioli scuri

-sei mancata anche a me- dissi chiudendo la macchina, abbracciò anche me

-non c'è ancora nessuno, a parte noi- con "noi" intendeva zia Kayla, zio Lee e i suoi fratelli, meglio così, presi un bel respiro e afferrai la mano di Julian camminando verso l'ingresso, mia madre era davanti alla porta, non la vedevo sorridere in quel modo da tanto tempo, mi abbracciò

-ciao mamma- la strinsi forte, mi era mancata tantissimo, poi guardò Julian alle mie spalle e sorrise

-salve signora Kane- mia madre si stava emozionando, aveva davanti a sé il figlio di Savannah, le doveva mancare moltissimo

Perché proprio lui?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora