Capitolo 5

41 21 4
                                    

Nicholas's Pov
La guardai uscire dalla mia tenda, scossi la testa, Principessa, voleva essere chiamata davvero così quando al nostro primo incontro mi aveva chiesto lei stessa di non farlo? Penso sia solo un prestato, pensa che dandoli del lei possa cambiare ciò che c'è stato tra di noi, non farlo più esistere, farlo diventare un ricordo perso e dimenticato. Potrebbe se avesse l'orologio del tempo, ma non lo ha, e ringraziai gli dei che non fosse nel in suo possesso. Non voglio che né lei, né io ci possiamo dimenticare tutto ciò che è successo, voglio ricordarlo per sempre anche quando morirò. Ha un potere enorme nelle sue mani, e io dovevo prenderlo, ma dovevo conquistare la sua fiducia. Come posso farlo se lei non vuole nemmeno che li dia del tu? L'unico modo per farlo era Olimpia, mi sarei dovuto usufruire di lei per farlo.

Andai a dormire e questa volta, dopo notti insonni chiusi gli occhi e riuscì a dormire. La mattina seguente mi svegliai madido di sudore, mi ero alzato di scatto col busto, gli occhi sgranati per la paura dell'incubo che feci. Mi capitava sempre, riuscivo a dormire dieci giorni al mese, per questo, oltre che a essere sempre pensieroso, dormivo poco, ci avevo fatto l'abitudine. Non erano incubi uguali, ma diversi, ma tutti avevano la stessa fine, la morte. Vidi il sangue il mio corpo steso a terra, avevo una mano stretta a un'altra persona, non riconoscevo il volto, mi era impossibile. I nostri compagni di guerra erano riuniti intorno a noi, i loro visi seri e frantumati, Eracle piangeva, mentre si avvicinava al mio, e al corpo dell'altra persona.

Che fosse un sogno premonitore? Morfeo mi voleva dire qualcosa?

Deve essere soltanto un altro incubo che il mio subconscio cerca di mandare al mio cervello. Mi alzai e mi lavai il viso e mi vestì con un chitone in stoffa. Uscì dalla mia tenda e sentì il sole penetrarmi la pelle, oggi non avremmo fatto saccheggi, era un ordine di Perseo. Avevamo la giornata libera, c'è chi la percorreva affilando le sue armi e allenandosi a combattere, chi passeggiava per la spiaggia e chi intagliava dei pezzi di legno per fare dei regali ai figli che li aspettavano alle loro case impazienti di rivedere i proprio padri. Poi c'era lei, isolata da tutti, la vedevo percorrere la spiaggia, camminava leggiadra con i piedi nudi e un lungo vestito addosso. Le donava, tutti i suoi abiti le donavano, qualsiasi abito lì sarebbe stato bene, detto da un uomo non sarebbe una novità, ai nostri tempi qualunque sarebbe stata bella, eppure lei era più bella delle altre, era una guerriera, e questo ai nostri tempi non poteva essere accettata, eppure io la invidiavo. Sapeva combattere, duellare con la spada, tirare con l'arco e stendere un uomo con pochi gesti, tutto questo a soli vent'anni, anch'io sapevo fare tutto questo, ma lei era più brava di me, perché era lei, se l'avrebbe fatto qualsiasi altra donna non l'avrei ammirata, invece Olivia, lei la ammiro e la invidio. Dovrei avercela con lei, non ci siamo sposati perché ci eravamo lasciati prima che potessimo farlo, o meglio, avevamo litigato e lei mi ha lasciato. Mio padre ha detto che avrei trovato di meglio di una semplice ragazza che vuole tenere testa a tutti, io non ci credevo. Chi sarebbe meglio di lei? Nessun uomo o donna è meglio di lei, nemmeno io.

Camminai e strinsi le mani a qualche soldato di passaggio che conoscevo, sentivo il sole scottare la mia pelle e se mi sarei tolto i sandali, sono sicuro che la sabbia fosse talmente calda da non poterci camminare. Arrivai davanti a lei, si fermò restando immobile, dei fiori che teneva in mano, lo sguardo rivolto verso di me, il vento leggero che li faceva volare i capelli completamente sciolti. Mi superò senza dire nulla, nessun segno di saluto o un sorriso che avrebbe dovuto rivolgermi anche se ci saremmo dovuti dare del lei. Mi girai e la seguì, arrivai al suo fianco e non si scompose quando vide che la stavo seguendo. Se l'ho aspettava. D'altronde era Olivia, intelligente e astuta come sua madre. Entrò nella sua tenda e la seguì, in quel momento non c'era nessuno che ci stava guardando, e anche se ci fosse stato non mi sarebbe importato. C'erano tante voci infondate che giravano sul nostro conto, chi diceva che io avevo lasciato Olivia per un'altra ragazza, chi diceva l'incontrario, e chi diceva che Olivia pensava che non fossi abbastanza per lei visto il grado di importanza che aveva nella società. Tutte sciocchezze, avevo detto quando le avevo sentite la prima volta. Solo noi sappiamo com'é andata, è questo per me basta, non importa di quante voci corrono sul mio, o sul suo conto.

NikeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora