Capitolo 16

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Olivia's Pov
Mi alzai prima che potesse sorgere il sole, era ancora buio e con lentezza mi tolsi la mia veste facendole prendere il posto dell'abito che mia madre mi aveva dato la sera precedente. L'aveva lasciato sul mio letto dicendo che mi sarebbe tornato utile, era un'abito che non ero solita utilizzare. Era troppo modesto, era troppo stretto nei fianchi ed era troppo corto, insomma non era l'abito sobrio che utilizzavo sempre, ma mi sarebbe servito per dove sarei andata. Non avevo portato armi con me, avevo preso un cavallo e avevo percorso in groppa ad esso la strada che distava l'accampamento al castello di Ares. Chiunque mi avrebbe detto che fossi pazza a fare una cosa del genere. Se devo presentarmi di fronte a lui avrei dovuto indossare l'armatura, avrei dovuto portare delle armi e avvertire i miei soldati, ma feci l'opposto, andai disarmata, con un abito addosso e senza aver avvertito nessuno.

Scesi dal cavallo e vidi gli arcieri mettersi in posizione di attacco, pronti a scagliare le loro frecce. Alzai le mani in segno di resa e per quanto mi fu possibile li guardai, da un momento all'altro mi avrebbero colpita, avrei dovuto parlare prima che fosse troppo tardi.

"Voglio parlare con Ares! Sono la Principessa Olivia di Creta! Sono venuta disarmata e da sola! Voglio solo parlare con Ares e me ne andrò senza fare del male a nessuno!" gridai e alcuni uomini abbassarono gli archi.

"Ve lo chiedo per favore! So che Ares si trova qui e ci sta guardando! Quindi Ares, esci fuori!" urlai un'altra volta. Se Ares non si sarebbe sbrigato tra meno di due secondi mi sarei ritrovata una raffica di frecce scagliarsi contro di meglio.

Le porte si aprirono e rivelarono la figura di Ares, non calvacava nessun cavallo, aveva un sorriso furbo sul volto, e mentre mi guardava si passava la lingua tra le labbra

"Principessa Olivia, siamo onorati di ricervervi" si avvicinò a me e mi porse la mano per aiutarmi a salire a cavallo.

"Posso farcela da sola."

"Non ne dubito, ma non è gentile da parte vostra rifiutare la mano di un dio" con riluttanza presi la sua mano e salì in groppa al cavallo, vidi il sorriso soddisfatto sul suo volto ampliarsi ulteriormente mentre guardava il vestito che indossavo. Fece cenno alle guardie di aprire le porte del castello per lasciarci passare. Cercai di mostrarmi disinvolta, mentre con ero in groppa al cavallo e passavo tra le persone curiose che mi guardavano. Guardai di fronte a me mostrandomi impassibile, alcune persone sussurravano tra di loro mentre mi guardavano e altre, come i bambini, mi guardavano impauriti, pensavano che per qualche strana ragione li potessi fare del male. Scesi dal mio cavallo e Ares mi invitò ad entrare nel suo palazzo. Le guardie mi guardavano attente, sicuramente pensando che avrei potuto fare qualcosa di male al loro dio. Arrivammo in una stanza, che si poteva dedurre fosse la sua camera.

"Lasciateci soli" al suo ordine le guardie esitarono, ma quando Ares li guardò loro si congedarono lasciando me ed Ares da soli.

"Cosa ti porta qui?" guardava fuori dalla finestra che dava la vista di tutto il castello.

"Dovevo parlarti."

"Ti ascolto."

"Sai che ho un fratello, te ne ho parlato" lo vidi sorridere in modo astuto.

"Sei venuta qui per lui? Le guardie di turno potevano benissimo ucciderti e tu lo sapevi bene, eppure, tu hai deciso di venire da sola e disarmata. Tutto questo per lui."

"È inutile che te lo spiego, sai già cosa voglio."

"Lo so cosa vuoi Olivia, lo so prima di tutti gli altri, ma non credo sia una mossa intelligente da parte tua proteggerlo."

"Fallo per me Ares."

"Vuoi sacrificare la tua vita per lui?" questa volta si girò e mi guardò intensamente.

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