Capitolo 11

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Olivia's Pov
Dopo la passeggiata nel bosco tornammo nell'accampamento quando il sole stava iniziando a tramontare. I soldati si stavano preparando per andare a dormire, tenevamo dei fiori in mano, Nike alcune erbe e fiori vari, mentre io un mazzo di rose bianche e rosse. Quelle rosse le avrei tenute per me, mentre quelle bianche le avrei date ad Olimpia.

"Dove sei stato? Ti ho cercato ovunque" Ermete arrivò di fronte a Nike, aveva un'aria preoccupata che alla vista del corpo di Nike in tanto si trasformò in furibonda. Mio fratello non rispose, così Ermete seguì il suo sguardo che era puntato su di me. Lo sguardo di Ermete si trasformò in uno sguardo stupito, ma ancora furibondo.

"Principe Ermete" lo salutai con il capo in cenno di saluto.

"Io vi lascio soli, penso che voi avete tante cose da dirvi" lanciai un'ultimo sguardo a Nike prima di voltarmi e camminare senza più guardare indietro. Una volta che appoggiai le rose rosse nella mia tenda andai nella tenda di Olimpia trovandola intenta a specchiarsi con sguardo rigido e impassibile.

"Ciao Olimpia" lei si girò e mi guardò con occhi vuoti, i soliti occhi che aveva da una settimana a questa parte.

"Ti ho portato delle rose bianche, le ho appena colte" dissi sistemando il bouche in vaso che avevo fatto portare io stessa nella sua tenda.

"Olimpia" la richiamai vedendo che non diceva niente, stava immobile a guardare il suo riflesso, impassibile e senza emozioni. Si voltò a guardarmi i suoi occhi cupi, sapevo il perché, li mancava la sua famiglia, odiava la guerra e gli uomini proprio come me.

"Tutto questo finirà, torneremo a Creta, insieme e rimarremmo lì fino a invecchiare con il nostro popolo" mi sedetti di fianco a lei sul suo letto e le lasciai un bacio sulla guancia. Restava in silenzio, non lo sopportavo più, il silenzio mi uccide, soprattutto se viene da lei.

"Ascoltami" le presi il viso con i palmi delle mie mani facendola girare verso di me per fare in modo che mi guardasse negli occhi.

"Te lo giuro Olimpia. Lo sai che io le mantengo sempre, che siano giuramenti o premesse, o se no non sarei qui. Torneremo a Creta, io, te, i nostri parenti, ci lasceremo tutto alle spalle senza guardare indietro" la strinsi in un'abbraccio che ci mise qualche secondo per ricambiarlo.

"Ti voglio bene cugina" disse e mi strinse più forte tra le sue braccia magre e pallide.

"Lo sai che nessuno può sapere che siamo cugine. Non so cosa potrebbero farti se lo scoprirebbero, Perseo mi odia, ti userebbe come capro espiatorio se sapesse che io tengo a te più del dovuto" mi staccai dall'abbraccio prendendoli di nuovo il viso nelle mie mani guardandola nuovamente negli occhi.

"Lo so" annuì consapevole e abbassò il suo viso. Odiava che gli altri non sapessero che fossimo parenti, ma lo facevo perché se la sarebbe presa con lei se sapevano che lei fosse stata mia cugina.

"Non piangere Olimpia. Ricordi cos'hanno detto le nostre madri? Non si piange mai" alzai il suo viso con due dita vedendo alcune lacrime scendere dai suoi occhi e scorrere nelle sue guance.

"Mai per qualsiasi cosa, ma soprattutto per un uomo" dicemmo contemporaneamente e scoppiamo a ridere, i suoi occhi cupi non c'erano più, avevano lasciato il posto ad occhi vivaci che amavo vedere.

"Non vorrei interrompervi" ci girammo entrambe di scatto sentendo una voce maschile provenire dall'ingresso della tenda. Vedemmo Nicholas con le braccia incrociate al petto, mentre guardava la mia mano e quella di Olimpia strette l'una con l'altra.

"Ma vorrei parlare con la Principessa Olivia da solo. Quindi Principessa, se volete seguirmi" fece cenno al di fuori della tenda e lasciai andare la mano di Olimpia che teneva ancora stretta alla mia.

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