Arrivarono sul luogo dell'incendio in pochi minuti, durante il viaggio avevano indossato le divise ignifughe, caschi e guanti, ed erano pronti all'azione. L'adrenalina era già salita, quando scesero dal camioncino rosso, dirigendosi velocemente verso il palazzo in fiamme. L'incendio era scoppiato al quarto piano, raggiungendo anche il quinto.
"La maggior parte dei condomini è fuori, mancano solo quattro o cinque persone, non ne siamo sicuri." Un agente di polizia informò il tenente, che coordinò subito le ricerche.
"Jauregui, Smith, Zayn, Payne, Tomlinson, voi siete al fuoco. Gli altri, ricerca dispersi."
Tutta la squadra annuì, pronti ad intervenire. Prima di lanciarsi verso il palazzo in fiamme, Lauren si voltò leggermente in direzione dell'ambulanza, incrociando lo sguardo preoccupato di Camila. Lauren lesse il labiale. Attenta. Annuì brevemente, prima di correre all'interno del palazzo, mentre la cubana somministrava dell'ossigeno ad un anziano che tossiva per il fumo inalato.
Corsero su per le scale per quattro piani, dividendosi poi in gruppi. L'ossigeno come al solito era rarefatto, e faceva un caldo infernale. Lauren iniziò a spegnere le fiamme intorno a lei, mentre per radio sentiva gli aggiornamenti sui dispersi. Uno fuori. Due fuori. Tre fuori. Ne mancava uno, o forse due. Avanzò verso il fuoco, raggiungendo un'altra camera e sbarrando gli occhi dalla paura. Cazzo.
"Fuori di qui. Tutti fuori dal palazzo." Urlò nella radio.
"Jauregui, cosa stai dicendo?" Le intimò Tyler via radio.
"L'incendio ha raggiunto una camera, ci sono diverse bombole, probabilmente ossigeno. Potrebbero esplodere da un momento all'altro."
"Tutti fuori. Immediatamente!" Intimò il tenente in comando, senza notare lo sguardo angosciato che si scambiarono Dinah e Camila, che puntarono poi verso l'uscita del palazzo. Passarono diversi minuti in cui i vari vigili del fuoco uscirono, finalmente videro Normani, e poi dopo pochi istanti venne fuori Lauren, tra gli ultimi ad abbandonare l'edificio. In quel momento una serie di esplosioni squassò l'aria, provocando un'onda d'urto che scagliò la corvina a terra.
Il sangue di Camila si congelò per un attimo, ma un momento dopo si ritrovò a correre verso di lei con il suo borsone su una spalla, mentre lei si stava girando sulla schiena.
"Sta ferma." Le intimò, inginocchiandosi accanto a lei. Le tolse il casco, tastandole il cranio in cerca di eventuali fratture o ematomi.
"Sto bene." Mormorò lei, riprendendo fiato. Chiuse di scatto gli occhi quando Camila le puntò una fastidiosa lucina nelle pupille.
"Apri gli occhi e segui la luce."
"Sto bene, ho detto." Disse, infastidita.
"Bene, allora lasciami fare il mio lavoro se non vuoi che ti porti in ospedale."
"Non ci verrò mai."
"E io ti sedo e ti ci porto comunque." La cubana strizzò gli occhi, decisa a non mollare.
"Laur, non essere testarda, fatti visitare da Camila." La voce di Normani interruppe quello stupido battibecco infantile e le fece aprire gli occhi. Si costrinse a seguire quella stupida lucina.
"Sembra tutto ok." Si arrese la cubana, prendendo delle garze con del disinfettante dal proprio borsone e premendoglielo sul sopracciglio. Lauren non si era accorta della piccola ferita fin quando la sua ex non gliela medicò.
"Ohi." Si accigliò la corvina. Avrebbe giurato che Camila le avesse fatto male di proposito, premendo un po' più del necessario. "Ok, ok, va bene così." Disse tirandosi a sedere e scostando le mani di Camila e quelle di Mani e DJ che provavano a sorreggerla.
Erano trascorsi alcuni giorni, ma Lauren e Camila continuavano a tenere le distanze e ad evitarsi. In quel momento Lauren era impegnata a scaricare del materiale dal camioncino, quando vide una donna estremamente affascinante entrare, con in mano uno splendido mazzo di rose rosse. Quel volto le era vagamente familiare, ma non riusciva a ricordare dove l'avesse visto. La mora si guardò intorno e si rivolse al capitano, che era appena uscito dal suo ufficio. Dopo pochi istanti, l'uomo si rivolse a Lauren.
"Jauregui, vai a chiamare Cabello." Lauren strinse i pugni, prima di annuire. Non poteva rifiutarsi di eseguire l'ordine. Cosa vuole quella tizia da Camila? E perché quelle rose? Poi si rese conto che conosceva quel volto, l'aveva vista tra le braccia della sua ex il giorno della sparatoria. Tutti i giornali avevano stampato quella immagine, ricamandoci su. Era la poliziotta ferita. La cosa la innervosì ancora di più. Salì velocemente le scale in cerca della cubana. La trovò in cucina che mangiucchiava un pezzo di pizza. Era di spalle, ed era al telefono. Lauren non avrebbe voluto origliare, ma non poté evitare di sentire le sue parole.
"Tranquilla, amore, torno presto." Lauren si congelò sul posto, sentendo un peso sul torace. Chiuse un attimo gli occhi, cercando di controllare cuore e respiro. Poi si schiarì la voce, facendo sussultare Camila che si voltò verso di lei con un'espressione terrorizzata.
"Cabello, il capitano ti vuole di sotto." Disse con la voce più distaccata che riuscì
"Vado subito." Le rispose, coprendo il microfono del telefono. Aveva cercato di coprire la propria agitazione, ma l'altra l'aveva sentita chiara e tonda. La corvina si voltò uscendo dalla stanza, e sentì l'altra sussurrare al telefono. "Piccola, devo andare. A dopo."
Lauren si odiò per la gelosia che sentiva dentro di sé. Quindi la sua ex aveva una nuova compagna, e dalla dolcezza che sentiva nelle sue parole, intuì che l'amava davvero. Allora perché? Perché cercare di chiarire con lei? E perché le aveva lanciato quello sguardo, quel giorno in palestra? Camila non era mai stata la tipa da tradire la persona con cui stava, giusto? Ma forse non la conosceva così bene, in fin dei conti erano trascorsi tre anni in cui non avevano avuto nessun tipo di contatto. E soprattutto, aveva sempre pensato che la cubana fosse la sua metà, la sua anima gemella, e che sarebbero state insieme per sempre. Ma non era accaduto, avevano rotto. Quindi magari non era la persona che lei credeva.
Si costrinse a scendere di nuovo accanto al camioncino a finire di fare qualsiasi cosa stesse facendo prima. In realtà voleva soltanto sbirciare quella donna e capire cosa volesse da Camila. Il modo in cui era vestita, truccata, e quelle dannate rose... Non si fa tutto questo solo per ringraziare una soccorritrice, giusto?
Camila aveva raggiunto il capitano e la donna, guardandoli con curiosità, mentre Lauren osservava la scena da lontano.
"Chi è quella?" Le sussurrò Normani nell'orecchio, facendola spaventare. Si portò una mano sul petto.
"E soprattutto perché le sta dando delle rose rosse?" Continuò Sam dall'altro lato.
"E io che ne so." Sbottò Lauren, tenendo la voce bassa per non farsi vedere. Era seminascosta dal mezzo di soccorso, e si sentiva ridicola a spiare così la sua ex. Ma non ce la faceva a non guardare. E quei due impiccioni dei suoi amici l'avevano appena scoperta a farlo.
"Cosa stanno dicendo?" Chiese Mani.
"Sh, sto cercando di sentire." Confessò esasperata la corvina.
"Ma si, quella è la poliziotta che Camila ha soccorso la scorsa settimana. E l'ha appena invitata a cena fuori. Che cosa romantica." Sam fece gli occhi a cuoricino, ma quando si beccò l'occhiataccia delle due donne accanto a lui, si tolse quell'espressione sognante dal volto.
"E Camila ha appena accettato." Concluse Normani. Il suo tono era dispiaciuto.
"Che stronza." Mormorò incredula Lauren, guadagnandosi lo sguardo incuriosito dei suoi due amici.
"Laur, tesoro, non state più insieme da tre anni, tu non le rivolgi nemmeno la parola... Avrà pure il diritto di rifarsi una vita!" Espose Sam con calma.
"Già. Solo che la vita se l'è già rifatta, con un'altra. L'ho sentita parlare al telefono, la chiamava amore, piccola... E ora arriva questa, e decide di accettare il suo invito fuori! No, decisamente non è più la mia Camz, in tutti i sensi." Disse, allontanandosi.
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I Have Questions - Camren
FanfictionLauren e Normani hanno cominciato una nuova vita a New York, dopo aver abbandonato Miami a causa della rottura con le loro fidanzate, Camila e Dinah. Ma il destino decide che è ora di riunire il gruppo.