Capitolo 34

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"Potresti non voler stare più con me." Le rispose Lauren, con un tono di voce tremolante. "Camz..." Sospirò e si prese il suo tempo per dire il resto. "Non mi sento più le gambe." Non riuscì a trattenere le lacrime, mentre Camila la teneva stretta a sé per confortarla. La cubana aspettò che si calmasse, così come il suo stesso cuore, prima di parlare.

"Lauren, tu forse non hai capito..." Le fece alzare la testa per incrociare i loro occhi, per farle capire che era completamente sincera. "Io resterò comunque con te, e se fosse per me ti sposerei seduta stante, invalida o meno."

"M-ma"

"Niente ma. Io ti amo, e ti amerò nel bene e nel male, nella salute e nella malattia..."

"Stai già recitando i voti nuziali?" Rise Lauren, interrompendola e tirando su col naso.

"Se tu sei pronta a farlo, si..."

"Andiamoci piano, uno shock alla volta! Stiamo di nuovo insieme si e no da una settimana."

Dieci giorni, ma non tengo mica il conto.

La cubana era contenta di aver strappato una risata alla corvina, anche se le sue non erano delle battute ironiche.

"E comunque" riprese Camila, "non è detto che sia una condizione definitiva, piccola." La baciò dolcemente, prima di sedersi sul letto in modo da avere la schiena di Lauren sul suo torace. Con una mano le stringeva la vita, con l'altra le sistemava i capelli da un lato, pettinandoglieli con una mano. La corvina sospirò, chiudendo gli occhi e abbandonandosi contro l'altra, mentre si godeva quelle piccole carezze. "Io ci sarò, in ogni caso, ok?"

I giorni trascorsero senza alcun miglioramento, e le due erano preoccupate, così come le loro amiche, ed Angy. Camila era rientrata a casa solo due volte, per farsi una doccia, non volendo lasciare Lauren troppo tempo da sola con i suoi pensieri. Amava prendersi cura di lei, e coccolarla, anche se non era esattamente la situazione ideale. Salutò velocemente sua figlia e corse nuovamente in ospedale. Uscendo dalle porte dell'ascensore, si accorse di un paio di medici che entravano nella stanza della corvina, e si affrettò a raggiungerli.

"Potrebbe essere l'ematoma a premere sul sistema nervoso, a darle l'insensibilità agli arti inferiori." Stava dicendo il medico. "Purtroppo non si sta riassorbendo in maniera autonoma, ma potremmo provare a rimuoverlo chirurgicamente."

"Ok, facciamolo." Rispose prontamente Lauren.

"U-un attimo. Quali sono i rischi dell'operazione?" Li interruppe Camila.

"Beh, che il danno resti permanente, ma tutt'ora"

"Sono trascorsi solo due giorni, non potremmo aspettare per vedere se si riassorbe da solo?" Insisté la cubana, interrompendolo.

"Al massimo altre ventiquattr'ore, non di più se vuole sperare di recuperare l'uso delle gambe." L'uomo, impettito, uscì dalla camera seguito dal suo collega.

"Ma che diavolo, Camz? Cosa ti salta in mente?" La voce irritata di Lauren fece sobbalzare la minore, che sbarrò gli occhi, non aspettandosi questa reazione.

"Laur, i-io"

"Si, tu! TU! Ma sono io quella che rischia di restare su una fottuta sedia a rotelle per il resto della sua misera vita! Quindi, per cortesia, non prendere delle cazzo di decisioni per me!" Le urlò addosso, sfogando tutta la rabbia e la frustrazione accumulati in quei giorni. Camila chiuse gli occhi, mordendosi il labbro mentre tratteneva le lacrime e i sensi di colpa.

"Hai ragione. La decisione spetta solo a te." Ammise, dopo aver preso un respiro profondo. "Ragionaci bene e se pensi che la cosa migliore sia affrontare l'operazione, andrò a richiamare i medici."

"Io non lo so cos'è la cosa migliore!" Urlò la corvina, prima di iniziare a singhiozzare. La cubana la raggiunse, stringendola ancora una volta tra le sue braccia, cercando di calmarla. "Aiutami. Aiutami, Camz..." La pregò, mentre soffocava i singhiozzi sul suo petto. Camila continuò a stringerla ed accarezzarle i capelli, sapeva che così si sarebbe calmata.

"Shhhhh, sono qui. Ci sono io."

"Ti scoccerai e mi lascerai." Sussurrò Lauren, col viso ancora schiacciato sul suo seno. Il suo volto fu tirato su, e Camila la baciò teneramente.

"Non dire sciocchezze, per cortesia." La prese in giro, prima di riprendere a baciarla. Le chiese timidamente il permesso, leccandole il labbro inferiore, e Lauren le lasciò libero accesso alla sua bocca. Il bacio divenne più passionale, più rude.

"Camz, fermati, mi sto eccitando e non mi sembra proprio il caso." Ridacchiò lei, guardandosi intorno.

"Ti stai eccitando?" Chiese per conferma la cubana. L'altra annuì, arrossendo dall'imbarazzo. "No, Lauren. Ti stai realmente eccitando?" Le chiese per confermare la cosa.

"S-si. Perché?"

"Non capisci? Inizi a sentire qualcosa dalla vita in giù. È meraviglioso!"

Lauren spalancò gli occhi alla realizzazione, mentre il suo viso si illuminava di stupore e gioia. Si lanciò nuovamente tra le braccia della cubana, baciandole ogni centimetro del suo viso, mentre altre lacrime le rigavano il volto. Si accorse della commozione dell'altra e il suo cuore si strinse.

Avrebbe voluto ringraziarla per esserle stata accanto in quei giorni, per averla sostenuta e averle fatto capire che non l'avrebbe allontanata, per averle evitato un'operazione chirurgica difficile e rischiosa. Avrebbe voluto dirle tante cose, ma si limitò a baciarla nuovamente, intensamente, sorridendo sulle sue labbra.

Alcuni giorni dopo, fu dimessa. Con molta difficoltà, riusciva a fare alcuni passi, ma avrebbe dovuto fare un sacco di fisioterapia per ritornare come prima. Ma era comunque felice di tornare a casa, rivedere sua figlia e ritrovare un po' di normalità.

Camila la sostenne quasi di peso fino alla porta d'ingresso, che si spalancò prima del previsto.

"Mamma!" Un paio di braccia la bloccarono prima che la bimba le saltasse addosso, facendo sicuramente cadere entrambe le sue mamme.

'Ehi, Laur, sono felice di vederti finalmente in piedi." Disse DJ, trattenendo ancora la piccola che cercava di raggiungere sua madre.

"Grazie, ma credo che dovrò sedermi un po', anche perché è Camila a tenermi in questo momento." Confessò, notando il volto rosso ed affaticato della cubana, che fu subito aiutata da Normani.

"Allora, dove la porto, signora?" Chiese ironicamente l'amica.

"Beh, per ora mi accontenterò del divano!" Appena fu seduta, aprì le braccia per accogliere quella peste di sua figlia, che non volle più staccarsi da lei fino all'ora di pranzo.

Finalmente si addormentò in braccio a Camila, e Normani accompagnò Lauren nella sua camera.

"Uhm... Potresti chiamare Camila? Vorrei davvero fare un bagno caldo."

"Ti accompagno io, tranquilla."

"No, davvero" Lauren arrossì imbarazzata, facendo ridere la sua amica.

"Andiamo Laur. Ti ho già vista completamente nuda, ricordi quella notte? Dovremmo aver superato la timidezza, ormai."

"Che notte?" Chiesero all'unisono DJ e Camila dalla soglia della porta. Dal tono delle loro voci, fu facile intuire che avevano già capito tutto. I loro occhi erano fissi in quelli della rispettiva compagna, in attesa di una risposta. Vi si leggeva delusione.

Normani e Lauren si scambiarono uno sguardo atterrito, in attesa della tempesta che sarebbe arrivata.

I Have Questions - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora