Capitolo 17

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Lauren si svegliò tra le braccia di qualcuno. Il suo corpo rispose infastidito, sentendo che quello non era il suo posto. Aprì gli occhi, distanziandosi dal corpo caldo e nudo del suo avvocato, Olivia. Senz'altro una bella donna, ma non era quella giusta.

Chi voglio prendere in giro? So chi è quella giusta, ma non posso perdonarla. Mi dovrò accontentare.

Sospirò, tirandosi su e raggiungendo il suo armadio per indossare qualcosa e sparire in cucina prima che l'altra si svegliasse. Trovò Normani intenta a versarsi il suo primo caffè della giornata. Sentendo il rumore alle sue spalle, l'amica si voltò e prese dal mobile anche la sua tazza, riempiendola col liquido scuro.

Si accomodarono silenziosamente sugli sgabelli che erano attorno alla penisola della cucina, sorseggiando la bibita calda.

"Laur?"

"Mh."

"Cosa hai detto ieri a Camila?... Quando è uscita dalla tua stanza era sconvolta." Le chiese piano, facendole capire che non la stava attaccando o giudicando, voleva solo capire.

"Le ho fatto capire come stanno le cose. Che anche se voglio prendermi cura di Angy, con lei non ci sarà più nulla. Potessi cancellarla, lo farei."

"Ma... hai detto di amarla ancora..."

"Già, e questo era prima di sapere che ha avuto mia figlia, me l'ha nascosta per DUE FUTTUTI ANNI PRIVANDOMI DELLA SUA INFANZIA." Alzò la voce, troppo arrabbiata per contenersi. "Tutto l'amore che provavo, ora si è trasformato in odio, lo capisci?"

"Laur, ha sbagliato, hai ragione, ma cerca di essere razionale... Avete una figlia, dovete cercare di andare quantomeno d'accordo."

"No, Mani. È MIA figlia. E credimi, sono razionale, forse fin troppo. È per questo che me la prenderò."

"Che intendi?"

Lauren fece un sorso dalla tazza, prima di rispondere, gelida, all'amica.

"Chiederò la custodia di Angy, e farò in modo che lei non la veda più."

"C-cosa?" Normani sbarrò gli occhi, sconcertata dalla decisione di Lauren. "Non puoi dire sul serio. Mila vive per quella bimba."

"Sono estremamente seria, e di lei non m'importa più nulla. Voglio solo mia figlia." Sottolineò la parola 'mia', prima di alzarsi e tornare in camera. Fissò la donna che ancora dormiva beatamente, senza sapere come comportarsi. Non aveva voglia di fingere che le interessasse qualcosa di lei in quel momento, ma non le andava nemmeno di svegliarla e buttarla fuori. Scrisse un bigliettino che lasciò sul suo cuscino, prima di uscire silenziosamente.

- Sono dovuta uscire presto, ci sentiamo presto. L. -

Fece una lunga passeggiata, persa nei suoi pensieri, nell'umidità di New York. Arrivò ad un parco, e si sedette su una panchina, osservando una famiglia che giocava sul prato, si rincorrevano, felici. La madre raggiunse la piccola, che avrà avuto un paio di anni più di sua figlia, prendendola in braccio mentre si lasciava cadere tra le foglie secche. Il padre le raggiunse subito dopo, iniziando a fare il solletico alla piccola, che rideva a crepapelle.

Si sentì ancora più triste, vedendoli. Si sentiva come quella uggiosa giornata autunnale. Grigia. Quando la felice famigliola andò via, restò a fissare il vuoto.

Si riscosse a causa del cellulare che stava squillando, era un numero che non aveva in rubrica. Rispose titubante, prima che un grande sorriso le si allargasse sul volto.

"Ma-mamma?"

"Ciao, Angy."

"Vieni qui? Devo colorare dei disegni per l'asilo e mamy non mi vuole aiutare." Già immaginava il piccolo broncio adorabile che la più piccola stava mettendo su, in quel momento. Le promise di raggiungerla il prima possibile e riattaccò.

Arrivò a casa loro dopo un quarto d'ora circa. Le aprì Dinah, lasciandole semplicemente la porta aperta, senza neanche guardarla in faccia. Raggiunse Angy, che era seduta a terra sul tappeto ed era circondata da una quantità assurda di colori a cera e disegni. Della cubana non c'era nemmeno l'ombra, e ne fu sollevata, iniziando a coccolare ed aiutare sua figlia.

Ma Camila era lì, era semplicemente chiusa in camera. Non stava cercando di nascondersi o altro. Stava solo troppo male anche semplicemente per alzarsi dal letto. Il dolore fisico, unito a quello spirituale, l'avevano sfinita. Era rimasta tutta la notte sveglia a piangere, ferita dalle parole di Lauren, ma soprattutto dal significato.

Lauren non mi ama più. Probabilmente mi odia. Ho rovinato tutto ancora una volta.

Aveva terminato anche le lacrime. O forse no, visto che ne uscirono di nuove quando sentì la risata di sua figlia unita a quella della sua ex. Si raggomitolò ancora di più nel letto, ignorando il dolore alle costole, rimanendo a fissare il vuoto, il buio.

Si irrigidì quando, dopo un bel po' di tempo, sentì dei passi raggiungere la sua porta. Poi sentì la voce di Dinah.

"Dove state andando?"

"Jayyyyyyyyy, la mamma mi porta a fare la pipì."

"Ti ci porto io, vieni." 

"Posso farlo anche io." Si intromise la voce irritata di Lauren, sempre più vicina.

"No, Lauren. Hai fatto abbastanza, grazie." Le disse, acida, DJ. Camila sentì la maniglia della porta abbassarsi piano, e poi un sussurro dalla bionda alla piccola. "Mamy dorme, non facciamo rumore, ok?" La cubana restò con la testa sotto le coperte.

"Perché dorme ancora? Sta male?" Chiese sottovoce Angy, imitando il tono di Dinah.

"Le fa male la spalla. Hai visto la fasciatura, no?" Mentì la bionda, a fin di bene.

Camila non sentì altro, dovevano essere entrate nel bagnetto.

Fuori dalla porta, Lauren si chiedeva cosa le stessero nascondendo questa volta. Notò che la porta della camera di Camila non era completamente chiusa, così, dopo essersi guardata intorno, la spinse leggermente, cercando di scorgere qualcosa nel buio pesto che regnava all'interno. Riuscì a distinguere solo il letto, e sopra credeva ci fosse una sagoma accovacciata. Riaccostò la porta. Sapeva cosa stava succedendo, era già accaduto in passato.


"Camz, piccola." Raggiunse la sua fidanzata, che era raggomitolata in quella posizione da due giorni, abbracciandola. Iniziava seriamente a preoccuparsi. "Amore, devi mangiare qualcosa, ti prego." 

Da quando i suoi genitori l'avevano cacciata di casa, era caduta in quello stato depressivo. Stava lì, ferma, al buio, non parlava, non mangiava. Non reagiva. C'era voluta tutta la sua buona volontà, e con l'aiuto di Dinah e Normani, la cubana si era ripresa pian piano, dopo un periodo davvero difficile.


Lauren scosse la testa, cancellando il ricordo. Non era più un suo problema, anche se sentiva un grande peso sul torace a saperla di nuovo in quello stato. Si allontanò dalla porta, sentendo dei leggeri passi andare verso di lei. Dinah ed Angy uscirono, chiudendo poi piano la porta alle loro spalle. DJ le lanciò un'occhiataccia, mentre la piccola correva verso i suoi disegni.

"Fammi solo un favore, sta lontana da lei." Le intimò. Lauren si voltò, puntando i suoi occhi in quelli della sua ex amica.

"Credimi, è esattamente quello che voglio fare."

I Have Questions - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora