Capitolo 27

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Camila smise di tremare quando le braccia di Lauren l'avvolsero. Quando era con lei, si sentiva protetta, al sicuro. Ma il problema era nei momenti in cui non lo era. Ariana aveva ragione. Lauren non poteva stare sempre con lei. Come avrebbe reagito ad un'altra aggressione di Matthew? O della stessa Ariana? Ora aveva paura, cazzo.

Si tirò fuori dall'abbraccio di Lauren, accampando una scusa per allontanarsi. Aveva bisogno di allontanarsi, di riflettere. Uscì da sola al cambio turno, con la scusa di dover fare la spesa. Raggiunse a piedi un piccolo negozietto, perdendosi tra gli scaffali così come lo era nei suoi pensieri. Mentre cercava degli snack abbastanza salutari per la sua piccolina, riconobbe un volto familiare che la fissava. Ebbe un flash di quella donna che entrava con Lauren nella casa della corvina, prima della loro 'litigata'. Le tornarono in mente le parole dell'altra, ma cercò di scacciarle, e si rimise in cerca dei prodotti giusti.

Finalmente trovò qualcosa di accettabile, che sarebbe potuto piacere anche ad Angy. Lo mise nel carrellino e si voltò, scontrandosi contro una persona. Una donna. Esattamente quella donna.

"Mi scu-" Si bloccò nel vedere il suo volto.

"Camila, giusto? Non siamo state presentate, ma dovresti ricordarti di me."

"Si, mi ricordo, anche se non conosco il suo nome."

"Olivia. Olivia Rodrigo."

"Beh, le direi 'piacere', ma sarebbe una bugia per entrambe." La donna rise alla risposta della cubana. Le piaceva quella spontaneità.

"Bene, la pensiamo entrambe nello stesso modo, vedo."

"Ora mi scusi, devo ritornare a casa, mia figlia mi aspetta." Tentò di allontanarsi, ma le parole dell'altra donna la fecero fermare.

"Oh, giusto. La figlia con la quale sta tentando di rimettere le manette alla sua ex, giusto?"

"Io non sto tentando assolutamente di mettere le-" Camila fu interrotta.

"La stessa figlia che Lauren voleva avere in affidamento esclusivo. Ho ancora la sua pratica sulla mia scrivania." Alzò un sopracciglio, soddisfatta dalla reazione della sua interlocutrice. Era stato così facile spiazzarla, distruggerla. Si congratulò con sé stessa.

"C-cosa?" Chiese la cubana.

"Lauren non ti ha detto come ci siamo conosciute? Posso darti del tu, vero, Camila?"

Ficcatelo nel culo il 'tu'.

"Deve essere stato qualche giorno dopo aver scoperto la tua... 'sceneggiata', chiamiamola così. Poco prima di portarmela a letto, si. È venuta nel mio ufficio per liberarsi di te, una volta per tutte." Altro colpo. Altro affondo al centro del suo torace. "Si sarà anche fermata per il momento, ma sono sicura che tornerà a chiedere i miei servigi, anche perché non le sono mica dispiaciuti. Non so se mi capisci, Camila." Olivia rise del volto sconvolto di Camila, vedeva come cercava di trattenere le lacrime.

"La smetta di darmi del tu. Lei non sa un cazzo. Non sa nulla di me, Angy e Lauren. Non ho avuto mia figlia per riprendermi Lauren, l'ho voluta con tutta me stessa. E se ora Lauren la ama, è solo un di più."

"Che Lauren la ami non c'è dubbio, è sangue del suo sangue. Tu sei stata solo il contenitore che le ha permesso di nascere. Un'azione da disperati. Ma ci si deve sentire proprio così a dover perdere Lauren, vero?"

"La smetta. Se ne vada. Lei non sa niente." Camila cercava di dominare la rabbia.

"Non me ne andrò, siamo in un luogo pubblico." La sbeffeggiò la donna. " E so che Lauren vuole distruggerla, sono state le sue esatte parole quando è venuta nel mio studio. Avrà l'affido esclusivo di sua figlia, e tu ti ritroverai con un pugno di mosche. La tua tattica fa pena, fa acqua da tutte le parti."

"Vada al diavolo, anzi, ci ritorni." Le disse la cubana, allontanandosi dopo averle tirato una spallata. Olivia rise. Il suo piano andava alla grande. Avrebbe distrutto quella povera illusa, ed avrebbe avuto Lauren, la donna che le aveva fatto perdere la testa. Se il prezzo da pagare era avere quella mocciosa tra i piedi, avrebbe preso anche lei.

Camila corse fuori dal negozietto, sconvolta.

L'affidamento, Lauren vuole l'affidamento. Esclusivo. Mi porterà via mia figlia.

Le mancava il fiato, le girava la testa. Non poteva accadere. Ne sarebbe morta, ne sarebbe veramente morta.

Ha mentito. Il suo essere carina con me, le attenzioni. Lo sta facendo per darmi il colpo di grazia finale.

Le parole della donna le rimbalzavano ancora nella testa. 'Lauren vuole distruggerla'.

Mi odia così tanto? Pensò, arrivando nel parco dove andava sempre con la sua piccola. Solo in quel momento si permise finalmente di piangere, mentre l'aria sembrava essere sempre più rarefatta nei suoi polmoni. Vuole portarmela via, tutto quello che sta facendo è solo per distruggermi. Me la porterà via. Mi porterà via mia figlia, la mia ragione di vita, il mio tutto. Non posso vivere così.

Mentre le parole della donna continuavano ad intaccare la sua stabilità, si guardò intorno. Era arrivata ad un fiumiciattolo che scorreva lì. Le piogge dei giorni precedenti l'avevano ingrossato. Guardò nell'acqua scura, mentre si sentiva morire dentro. Un pensiero subdolo si fece strada in lei. Saltare nell'acqua gelida, lasciare che il suo corpo affondasse, liberandosi per sempre delle responsabilità, dei pensieri asfissianti, dei problemi, del dolore. Con quel freddo, non avrebbe nemmeno sofferto più di tanto.

Salì con difficoltà sul parapetto, mettendosi in equilibrio precario sulla sottile striscia di acciaio. Chiuse gli occhi, respirando a fondo. Riportò alla mente il momento in cui aveva dato alla luce sua figlia, il suo primo passo, la sua prima parola, le loro coccole. E i momenti migliori con Lauren, dal loro incontro, al loro primo bacio, alla loro prima volta. In quel momento un ricordo particolare la fece traballare sul parapetto poco stabile.


"Piccola, vieni a mangiare?"

Camila non rispose, era in quello stato da qualche giorno. Il fatto di non essere accettata dai propri genitori l'aveva distrutta, ed era crollata in uno di quei momenti tutti suoi, in cui il buio regnava.

"Amore, ti prego. Se non vuoi farlo per te stessa, fallo per me e per le persone che ti vogliono bene. Io, DJ e Mani ci saremo sempre per te, non riusciamo a sopportare di vederti così."

Ancora una volta si chiuse nella sua bolla di silenzio, anche se sentiva che la sua compagna era sull'orlo delle lacrime.

"Cristo, Camz. Come puoi farci questo?" Sbottò Lauren, lasciando finalmente sgorgare le lacrime insieme alla sua rabbia. "Sei così fottutamente egoista, stai pensando solo a te stessa. Non ci pensi a me? Eh? Mi stai uccidendo!"

Camila finalmente voltò il viso verso di lei, leggendovi dolore ed angoscia.

"Ti prego, Camz. Reagisci. Non solo per te, ma per tutti noi."


In piedi su quella striscia di acciaio traballante, Camila prese un respiro profondo e saltò.

Saltò di nuovo sull'asfalto, perché si era resa conto di voler reagire. Per lei, per sua figlia, per DJ, per Ally. E si, anche per Lauren e Normani, anche se magari l'avrebbero odiata. Avrebbe combattuto per avere la sua felicità, con sua figlia. Lauren o meno. Non l'avrebbe data vinta a quella donna così, su due piedi.

Tornò indietro sui suoi passi, asciugandosi il viso. Rientrò nel negozio che aveva lasciato poco prima, riprendendo gli stessi prodotti, e aggiungendone altri che sia sua figlia che Lauren amavano da impazzire. Non avrebbe detto a nessuno di quel momento, ormai era passato. Andato. Aveva deciso di continuare a vivere, continuare a lottare.

Era decisa, in un modo o nell'altro, a riprendersi la sua vita.

I Have Questions - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora