Capitolo 14

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"Mamma, finalmente sei arrivata!"

Lauren rimase congelata a fissare la bambina. Le arrivarono, ovattate, le parole di Camila.

"A-Angy? Che...?" Probabilmente la cubana la stava fissando, ne sentiva lo sguardo addosso, ma non riusciva a staccare gli occhi dalla piccola. E non riusciva a respirare. Sentiva come se l'ossigeno evitasse i suoi polmoni. La testa le girava mentre osservava i capelli scuri con la sua stessa caratteristica attaccatura a V sulla fronte, gli occhi verdi, la carnagione chiara. Sentiva il battito nelle orecchie, forte e veloce.

"Piccola, vai a prendere un bicchiere di acqua alla mamma?" La voce di Camila fece sciogliere quel legame di sguardi tra le due dagli occhi verdi. La bimba annuì e velocemente si girò e sparì dalla sua vista. Solo allora Lauren alzò lo sguardo sulla cubana. "Non correre col bicchiere in mano!" Camila alzò la voce per farsi sentire dalla piccola, ma senza lasciare lo sguardo della corvina. "Credo che tu debba sederti." Si avvicinò alla donna che nel mentre si sorreggeva alla porta, tendendole una mano.

"TU CREDI???" Sbottò Lauren, senza urlare per evitare di farsi sentire. La rabbia era salita improvvisa. Afferrò la cubana per le spalle, spingendola contro il muro. Vedendo la smorfia di dolore della sua ex, la lasciò e si ricordò dell'incidente. Camila si era morsa il labbro per evitare di gemere. Si sistemò il tutore che le teneva ferma la spalla, che Lauren non aveva nemmeno notato, e riprese fiato dopo l'impatto violento. "S-scusa. Stai bene?" La corvina si sentì in colpa, e cercò di calmarsi mentre l'altra annuiva piano. "Mi devi delle spiegazioni."

"Oh, ora vuoi parlare? Fammi pensare, quali sono state le tue precise parole, quella volta in palestra? 'Non voglio avere nulla a che fare con te. Siamo semplici colleghe, nient'altro.' Dimentico qualcosa?" Il tono di Camila ora era leggermente irritato.

"Avresti dovuto dirmelo, cazzo! Come ti è saltato in mente?"

"Mamy?" Lauren si voltò verso la piccola che reggeva un bicchiere con entrambe le mani, strapieno di acqua, cercando vanamente di non farlo sgocciolare. Camila alzò gli occhi al cielo guardando il disastro che stava combinando sua figlia, che alternava lo sguardo tra le due.

"G-grazie." La corvina, con mani tremanti, prese il bicchiere da quelle minuscole manine, sfiorandole. Le si offuscarono gli occhi di lacrime. Era un turbinio di emozioni, e non riusciva a gestirle. Alcune lacrime le rigarono il viso, e Angy guardò preoccupata Camila.

"Mamy, la mamma è triste?" Chiese con voce tremante.

"No, amore, è solo emozionata." Lo sguardo interrogativo della piccola la spinse a continuare. "A volte le persone piangono anche dalla felicità." Sperò dentro di sé che fosse quello il caso. "Vero, Laur?"

L'altra annuì, asciugandosi il volto con la mano che non teneva il bicchiere. Non si fidava della sua voce in quel momento, sentiva che se avesse provato a parlare, sarebbero usciti solo singhiozzi al posto delle parole.

"Anche io sono felice che la mamma è qui." Annuì la bimba. Poi aggiunse timorosa: "Non vai più via, vero mamma?" Lauren negò con la testa, ancora scossa dalle lacrime.

"Lauren?" La voce di Dinah fece sussultare le due donne, che non si erano accorte della porta alle loro spalle che era stata aperta.

"Jaaaaaaaaaaaaayyyyyyyy, hai visto, la mamma è venuta!" La piccola si buttò addosso alla bionda, che la prese al volo tra le braccia. Ally era dietro di lei e le scoccò un bacio sulla guancia, scompigliandole i capelli, prima di portare lo sguardo alle due donne davanti a lei, come anche DJ. Lauren provò una fitta di gelosia mentre cercava di eliminare le tracce del pianto.

"Si, ho visto. Andiamo a vedere cos'ha pasticciato mamy per il pranzo?"

"Stavamo preparando gli spagetti."

"Spaghetti." La corresse DJ avviandosi verso la cucina con Ally. La piccola si imbronciò, e rispose piccata.

"E io che ho detto? Spagetti!"

Le adulte sorrisero tutte senza correggerla ulteriormente. La corvina rimase a fissare il vano della porta dove erano sparite le tre, sentiva ancora le loro voci. Tra Camila e Lauren scese il silenzio.

"Laur... Parlami." Tentò la cubana dopo un po', osservando la figura dell'altra di spalle.

"Io... sono senza parole." Rimase in silenzio per un po', poi improvvisamente chiese: "Come hai potuto?" Camila se l'aspettava. Si avviò verso il divano, sedendosi e aspettando che l'altra facesse altrettanto. Quando Lauren si fu seduta a pochi centimetri da lei, prese un respiro profondo e iniziò a parlare.

"Quando sei andata via, sono caduta in un periodo di profonda depressione. Continuavo a pensare a quello che avevamo sempre desiderato: dei bambini, essere una vera famiglia, stare insieme per sempre. E poi mi sono ricordata."

"Gli ovuli che avevo congelato." Dedusse la corvina, mentre l'altra annuiva.

"Esatto. Ma erano registrati anche a mio nome, ricordi?" Stavolta fu Lauren ad annuire. "Così ho capito che l'unica cosa che poteva tirarmi fuori dalla mia situazione, era riavere indietro te, o almeno avere una parte di te sempre con me. E ho avviato tutta la procedura."

Lauren restava in silenzio per trattenere nuovamente la rabbia che stava salendo.

"So che è stato... folle da parte mia, ma mi ha ridato una ragione di vita."

"Mamy?" La voce della piccola le raggiunse.

"Si, piccola?"

"Zia Jay ha detto di invitare la mamma e zia Mani a mangiare con noi, oggi. Conoscerò anche la zia, quindi?" I suoi occhi erano speranzosi mentre si sedeva nel piccolo spazio tra le due, e alternava lo sguardo tra loro. Era impossibile dire di no a quel viso angelico. "E poi la mamma può restare per aiutarmi a colorare i disegni per domani?"

"Certo!" Esclamò Camila, fissando Lauren. Aveva già in programma di farsi un lungo bagno caldo mentre sua figlia stressava la corvina con i suoi disegni e i suoi colori e i suoi giochi.

"Yeeeeeahhhh." Urlò felice la piccola, abbracciando Lauren. La donna restò immobile, mentre milioni di brividi la scuotevano. Il contatto durò poco perché la bimba scese dal divano, correndo di nuovo in cucina.

"Sta mai ferma?" Chiese la corvina, ridacchiando.

"Nemmeno quando dorme." Rise Camila. "Chiamerai Normani?" Le chiese, inclinando la testa.

"Si, ma... come glielo spiego?"

"Lascia che lo veda con i suoi occhi. Avresti dovuto vedere la tua faccia quando l'hai vista." La voce di Camila era ironica, mentre lo sguardo di Lauren tornava serio. Non sapeva quale emozione avrebbe prevalso. Per il momento, decise di non pensarci. Chiamò Normani, che nel mentre l'aveva già cercata non trovandola.

"Laur, dove cazzo sei finita?" Le rispose agitata l'amica.

"Ehm... Mani... Sono a casa di Camila e DJ. Raggiungimi, siamo... ehm... invitate a pranzo."

"Mi stai prendendo per il culo, Laur?"

"No, sono fottutamente seria. Ti aspettiamo." Si beccò un'occhiataccia per le parolacce, e alzò gli occhi al cielo, promettendo di trattenersi davanti ad Angy.

Un quarto d'ora dopo, qualcuno bussò alla porta. La piccola corse ad aprire, entusiasta.

"Tu sei la zia Mani!" La donna impallidì vedendo la bimba e mormorò tra sé e sé.

"Oh cazzo, si è rimpicciolita Lauren!"

I Have Questions - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora