Capitolo 12

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Il turno sembrò non finire più, i minuti scorrevano lenti. Provarono a telefonare varie volte in ospedale per avere notizie della cubana, ma la risposta era sempre la stessa.

"Non possiamo dare informazioni sui pazienti per telefono, e di persona possiamo dare notizie soltanto ai parenti. Ci dispiace. Però potete contattare la diretta interessata."

"Aaaaaahhhh!" Urlò Dinah esaperata, lanciando il suo cellulare sul divano e mancando di poco Lauren che la guardò stupita. "Ma secondo loro, se avessi potuto parlare con Mila, avrei perso tempo parlando con loro?!?"

La bionda si accasciò sull'altro divano, accanto a Normani che le portò un braccio sulle spalle tirandola a sé. Dinah poggiò la testa sulla sua spalla, trovandovi conforto. Lauren a quella vista alzò gli occhi al cielo e sbottò.

"Sul serio?" Chiese alzandosi. "Mi state prendendo in giro?" Le due la guardavano con sguardo colpevole, mentre la corvina andò a rifugiarsi in palestra, in piena notte, per scaricare tutte le sue emozioni.

Era realmente preoccupata per le condizioni mediche della sua ex, mentre lo shock di averla vista travolgere da un'auto l'aveva abbandonata a favore della rabbia verso tutta quella assurda situazione. Corse, cercando di convincersi che le pulsazioni agitate del suo cuore fossero dovute alla fatica, e non ad altro.

Finalmente il turno finì. Prese il suo borsone e raggiunse DJ e Normani in cucina. Le porsero silenziosamente una tazza di caffé, che accettò ringraziando con un cenno della testa e buttandolo giù in pochi sorsi.

"Laur, vieni in ospedale con noi per vedere come sta Camila?" Le chiese piano Normani, aspettando una risposta. L'amica era di spalle, silenziosa. Divisa in due dall'indecisione. Da una parte non voleva dare importanza alla ragazza che le aveva spezzato il cuore in passato. D'altra parte, non poteva non essere preoccupata per lei, aveva bisogno di rassicurarsi che stesse bene. Anche se andassi a casa, continuerei a pensare di continuo a lei, a chiedermi come sta... E poi gliel'ho promesso.

"Va bene." Mormorò alla fine, arrendendosi. Si avviò verso le scale, subito seguita dalle altre due donne.

"Beh, dai, andiamo! Avete la macchina o chiamo un taxi?"

"Abbiamo la macchina di Laur qui fuori. Voi non ce l'avete?" Chiese leggermente sorpresa Normani.

"No, abitiamo qui vicino, e ci spostiamo con i mezzi pubblici quando è necessario." La bionda alzò le spalle, mentre tutte e tre iniziavano ad uscire nel parcheggio. Salirono sull'auto. Lauren la mise in moto, facendola riscaldare e cercando di vederci qualcosa con quei vetri appannati.

Dieci minuti dopo stavano entrando in ospedale. Rintracciarono la cubana in traumatologia e raggiunsero la sua camera. Bussarono piano, senza ricevere risposta. Dinah aprì di poco la porta, sbirciando all'interno e assicurandosi di poter entrare. Lauren studiò i suoi movimenti, che confermavano le sue intuizioni. Scoprirò cosa ci state nascondendo. Pensò, stringendo gli occhi. La bionda aprì poi la porta, entrando, seguita dalle altre.

Camila dormiva, sembrava davvero stremata. Le braccia, poggiate sul lenzuolo candido, erano piene di lividi. Una grossa medicazione le copriva la tempia sinistra, e una flebo scorreva piano.

Le tre si guardarono indecise, non sapendo cosa fare. Dinah si voltò pronta a svegliarla, ma Lauren le poggiò una mano sulla spalla per dissuaderla.

"Lasciala riposare." Sussurrò leggermente, ricordandosi di averla vista tremendamente stanca all'inizio del turno.

"Laur?" Mormorò la cubana, aprendo piano gli occhi stanchi. "Sei venuta." Sorrise, felice di vederla lì. "Ciao ragazze." Salutò DJ e Normani che si avvicinarono per abbracciarla piano. Lauren si guardò intorno, evitando lo sguardo della cubana che le chiedeva silenziosamente di stringerla tra le sue braccia come avevano fatto le altre. I suoi occhi caddero su un bouquet di fiori sul comodino accanto al letto di Camila. Sapeva già da parte di chi erano. La poliziotta. Pensò acida.

Mentre era intenta a trattenere la rabbia - e anche un po' di gelosia probabilmente - sentì la porta aprirsi alle sue spalle. Si voltò, aspettandosi il volto smunto della militare. Rimase stupita, invece, nel vedere entrare un'altra donna, bionda, con lo sguardo dolce. Sembrava simpatica.

"Mila, piccola!" Pronunciò la donna, entrando. Lauren strinse la mascella, irritata da quella bionda bassina, e rimangiandosi mentalmente il 'simpatica'. "Sono venuta appena ho acc" Si bloccò, rendendosi conto della presenza di altre persone e dello sguardo quasi spaventato? della cubana. "appena ho potuto." Si affrettò a correggersi, mentre abbracciava la donna in convalescenza. Salutò DJ, poi si voltò verso le due donne sconosciute, squadrandole, con un sorriso malizioso sul volto. Incrociò i suoi occhi marroni con l'unico paio verdi.

"Lauren, suppongo." Il suo sguardo serio si soffermò a studiare la corvina per qualche istante, riservando lo stesso trattamento poi anche all'altra donna. "E tu devi essere Normani." Le disse sorridendo, trattamento non riservato alla corvina. "La vostra fama vi precede." Sembrava ostile nei suoi confronti.

Ok, questa nanetta mi sta iniziando ad innervosire. Che diavolo vuole? E soprattutto, chi è?

Fu la stessa Camila a presentare la donna, con una voce debole e stanca.

"Ehm... Si, sono loro. E ragazze, lei è Ally." Normani le strinse la mano, Lauren si limitò ad un cenno freddo del capo. E così, questa è la donna con cui parlava al telefono l'altra sera. Ricordò l'urgenza con cui Camila aveva risposto al telefono e si era dileguata appena possibile. Si rese conto che stava ancora squadrando la biondina, e che l'altra faceva la stessa cosa. Ancora una volta Dinah salvò la situazione, parlando.

"Allora, che ti hanno detto i medici?"

"Oh, nulla. Sto bene." Minimizzò la cubana, non convincendo nessuno.

"Cazzate. Parla." La voce di DJ si fece seria, facendo alzare gli occhi al cielo all'amica sdraiata sul lettino.

"Ok, ok... Non ho la forza mentale per sopportare un tuo interrogatorio. Ho qualche contusione, due costole ammaccate e un lievissimo trauma cranico. Ah e mi hanno rimesso a posto la spalla che si era lussata. Ok?" Confessò Camila. "Comunque qualche altra ora e sono in dimissione, ho già parlato con i medici."

"Cosa?" Chiesero le altre donne presenti nella stanza d'ospedale.

"Si, era inutile essere ricoverata, mi riposerò a casa." Lanciò un'occhiata a Dinah ed Ally, che evidentemente capirono di non dover contestare la decisione. "Resto giusto un altro po' in osservazione per il trauma alla testa, ma poi vi raggiungo a casa."

Vi raggiungo. VI. Ha usato il plurale. Questa donna vive con loro. Lauren si morse il labbro per trattenersi dal dire qualcosa di sciocco o di compromettente. Un'infermiera entrò in camera, chiedendo dolcemente di uscire. Le donne acconsentirono, prima di abbracciare la cubana ed uscire. Lauren le lanciò un sorriso triste, mormorando un flebile "Riprenditi presto." Ally invece baciò la cubana sulla guancia, sorridendole maliziosa, e dicendole poi:

"Ci vediamo a casa, piccola."

I Have Questions - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora