14•capitolo -tutta la notte-

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«Dai, Umbé, svegliati andiamo al mare»

Al di là della porta è Bernardo che parla, è da un po' che cerca – secondo lui – di svegliarmi. Peccato che non sappia che non ho dormito neanche un attimo questa notte. Dopo le parole di Claudia, non ho fatto che pensare che ormai è fatta, lei è di quello stronzo di Giancarlo. È come se, anche il fatto di essere incinta e di essere andata a vivere con lui non avesse avuto alcun peso considerando i sentimenti che ci legano. Come se avessi sempre saputo che lei sarebbe tornata da me. Invece questa chiamata mi ha spiazzato e devastato.

Bernardo entra in camera mia, come avesse un presentimento, ma io fingo di dormire e sono coperto fino alla testa dal lenzuolo.

«Umberto, davvero non vuoi venire con noi?» sbuffa, sento dalla sua voce che è preoccupato ma non vuole darlo a vedere. Sa che, se ho qualcosa da dire, sono io a farlo, inoltre non saprà ancora della notizia del matrimonio di Claudia, dunque non può collegare le due cose. «Okay, ti lascio, in caso cambiassi idea chiamami!»
Ed è così che tutti i miei amici se ne vanno, lasciandomi solo in questa casa. Sbuffo tutta l'aria che ho in corpo e il resto della giornata la passo solo con me stesso. Solo dopo qualche ora mi faccio un bagno in piscina e vedo apparire Giorgia, so che mi sta cercando perché si guarda intorno.

«Ah, eccoti, ti sei svegliato!» ma si capisce dal tono di voce che usa che non ha creduto minimamente al fatto che volessi dormire. Esco dall'acqua e mi siedo sul bordo della piscina, un attimo dopo mi affianca toccando la mia pelle con la sua.

«Non ho voglia di parlare!» le dico, non vorrei finisse come l'altra volta, non voglio assolutamente sfogarmi con lei che è l'unica cosa bella che mi è successa negli ultimi tempi. Perchè si, lo è, non posso negarlo a me stesso come riesce a farmi stare bene. Anche oggi, anche ora, nonostante la giornata pessima che ho passato, mi è bastato vederla per sentire un senso di serenità sprigionarsi nel corpo.

«Neanche io!»

Mi viene da sorridere per questa affermazione, per un solo secondo la osservo, poi non so neanche quantificarlo il tempo che passiamo l'uno di fianco all'altro senza dire una parola, so solo che lei mi rimane affianco e non se ne va nemmeno per un secondo, come volesse a tutti costi farmi sapere che qualsiasi cosa accada non vuole lasciarmi solo con me stesso, anche nei miei silenzi vuole starmi vicino.

Sono io ad alzarmi e a mettere distanza tra noi, ma non voglio starle lontano, anzi voglio che mi rimanga costantemente vicino. Lei continua a guardare l'acqua, non mi guarda perché non vuole essere invadente.

«Vieni con me!?» la domanda le suona inaspettata perché vedo come istintivamente alza gli occhi a cercarmi e un po' boccheggia.

«Dove?»

«Puoi per favore passare il resto della giornata con me!?» una supplica la mia a cui spero di non ricevere una risposta negativa da parte sua, ma come mi aspettavo lei si limita ad annuire e si aggrappa alla mia mano per alzarsi.

Qualche minuto più tardi ci ritroviamo nella piazza affollata di Capri, ancora non sono riuscito ad aprir bocca ma non ha avuto nulla da ridire Giorgia, ha continuato ad aspettare i miei tempi.

«L'altro giorno, quando sono stato infelice nei tuoi confronti...»

non mi lascia finire di parlare.

«È acqua passata!» sancisce, abbozzando un tenero sorriso che mi fa per l'ennesima volta venire un brivido sulla pelle, questa volta però non provo a scacciarlo come un ricordo da cancellare, non faccio finta di niente ma ritrovo la quiete nelle sensazioni che mi trasmette.

«No, non lo è» la guardo negli occhi nel dirglielo, mi perdo nei suoi che trasmettono luce insieme al sole, nella sua pelle diafana, nei suoi lineamenti fini ma forti al contempo, nel suo profumo dolce amaro, nella sua bocca piena, in quel sorriso spontaneo, nella sua spavalderia che nasconde insicurezze. «Non ho scusanti, ma...» continua a non farmi finire le frasi, come volesse lasciare quel momento ad un ricordo lontano. Mi prende la mano e mi trascina con sé, ci prova sempre a farmi lasciare lontano i pensieri negativi e la cosa assurda è che ci riesce tutte le volte. Ci fermiamo davanti ad un tipo che vende panini e ne prende due, uno per me e uno per lei, poi me lo passa e mangiamo. Ormai le luci del sole hanno lasciato spazio a quelle della notte, il cielo è diventato più scuro ma continuo a vedere nonostante ciò un faro in mezzo alla nebbia: Giorgia. Mangiamo beatamente il panino e parliamo tra di noi, lasciando stare le cose che non si possono cambiare, i dolori che non si possono spegnere.

The last Day (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora