29•capitolo -L'ultimo giorno-

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Ci ho pensato e ripensato, ho fatto avanti e indietro da casa mia all'aeroporto per ben dieci volte, all'undicesima ho deciso di seguire il mio istinto e adesso eccomi qui, davanti casa di Giorgia. Ancora una volta desisto, maledico il fatto di essere arrivato fin qui, anche perché che cosa le dico? Ciao, Giorgia, non riesco a smettere di pensarti anche se la ragazza che ho sempre voluto adesso vive a casa mia?

No, non sarebbe giusto farlo. È un vero dramma per me essermi ridotto in questo stato, non credevo che Giorgia avesse la chiave per entrare nel mio cuore e, soprattutto, neanche me ne sono accorto che è entrata dalla porta principale. Sbuffo sonoramente, molleggio con le gambe e strofino il mio viso, sto cercando un pretesto per scappare via e non affrontare quello che verrà, anche perché non sono preparato, non ci ho neanche pensato a cosa dirle. Ma non ho bisogno di fare alcunché visto che la sua porta si apre e io faccio un passo indietro, guardo da lontano Giorgia venire fuori, non guarda dritto davanti a sé e perciò non si accorge di me. Il mio cuore continua a fare capriole anche se queste giostre vorrei interromperle. Faccio un passo avanti per raggiungerla, ormai non c'è alcun motivo di rimanere in disparte, ma mi tremano le gambe e desisto ancora. È come un pugno al cuore vederla, trattengo il respiro ma siccome l'ansia è troppa, la butto fuori a forza. E un po' ci penso a tornarmene a casa, ma ho ancora impressa la frase di Giorgia quando mi ha chiaramente detto che a lei i codardi non sono mai piaciuti. Quindi tento di raggiungerla ma fa prima lei a vedermi.

«Umberto!» è affannoso il suo tono di voce, ciò mi spinge a guardarla e a intercettare i suoi occhi che sono stralunati. Chiaramente non si aspettava di vedermi qui, non oggi. Non lo sa quanto mi manca averla accanto, forse non lo saprà mai. Si avvicina e mi continua ad osservare, probabilmente aspetta che sia io a dire qualcosa.

«Cosa... cosa ci fai qui?»

Mi gratto la nuca, stringo le labbra e annaspo nel mio stesso respiro. Abbozzo uno di quei sorrisi fintissimi che faccio quando sto cercando una scusa per dileguarmi.

«E non lo so, ero... da queste parti!»

«Sempre la solita scusa!» mi ricorda e il sorriso che ne segue è così limpido che mi viene voglia di stringermela addosso. Non lo so cosa mi ha fatto questa ragazza, so solo che tutte le volte che ce l'ho vicina ho questo desiderio di non lasciarla andare. Ed è un pensiero idiota, stupido, incoerente. Qualcosa che non vorrei avere, non per lei. In fondo chi è lei? La conosco da qualche mese e mi ha già scombussolato. Forse sarebbe meglio cancellarla dalla mia memoria.

«Non volevo disturbarti»

Lei sorride e fa un passo verso di me, lo sento il suo respiro che si infrange sul mio viso, sento ogni cosa che lei riesce a darmi senza neanche fare sforzi.
«Non mi hai disturbato...» lascia in sospeso la frase e quindi sono io a spezzare il ghiaccio.

«Vuoi sapere che ci faccio qui!?» la mia è una domanda retorica, gratto la nuca e la fisso, onestamente non so che dire. Non è stata un'ottima idea piombare sotto casa. «Come mai hai smesso di chiamarmi?»

La solita Giorgia, quella impenetrabile, non lascia trasparire alcuna emozione, si limita a fare spallucce.

«Umberto, insomma, so che vuoi costruire qualcosa con Claudia, aspetta tuo figlio...»

«Forse» la interrompo, ma lei prosegue.

«Non voglio interferire nelle vostre vite, non più di quanto abbia già fatto!»

Ma io ho bisogno di te!

Vorrei dirle, ma non ce l'ho il coraggio di dichiararle i miei sentimenti e rimango in silenzio a contemplarla, lei un po' si imbarazza, ma solo per un attimo.

The last Day (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora