Momo
Dopo svariati controlli effettuati durante il pomeriggio, Sana mi venne a prendere in ospedale per portarmi a casa sua. Non potevo ancora camminare bene, quindi il dottor Jimin mi diede delle stampelle da utilizzare per i primi giorni di guarigione.
«Eccoci arrivate» Disse Sana mentre tirava fuori le chiavi dalla sua borsetta rossa in tinta con il rossetto. Casa sua era davvero una lurida catapecchia come la chiamava lei, al contrario di Sana, che sembrava una donna d'alta classe, mai avrei pensato che potesse abitare in un posto simile. «Casa dolce casa» Commentò spalancandola porta del suo appartamento. Mi guardai intorno ed effettivamente era brutto anche internamente, la carta da parati stava venendo tutta via ed il pavimento scricchiolava per ogni minio movimento. «Ora starai pensando che fa davvero schifo vero? Ah lo sapevo... Ma se vuoi ci sono molte persone che si sono offerte di ospitarti»
«No no, mi va bene... Certo, non è bellissima se posso essere sincera, ma una volta guarita potrei aggiustarti qualcosina se vorrai, non sembra ma sono piuttosto portata per i lavori manuali» Conclusi mostrandole il muscolo del braccio. Mi resi conto solo dopo di quanto potessi sembrare ridicola.
«No, figurati, non voglio approfittarmi» Disse ignorando del tutto il mio gesto... Fortunatamente.
«Mi fa piacere, poi devo pur sdebitarmi in qualche modo con la persona che mi ha salvato la vita»
«Va bene, se ti fa piacere allora non insisto, ma smettila di dire che ti ho salvato la vita, è imbarazzante»
«Dovresti essere orgogliosa, non imbarazzata» Le dissi poggiando le stampelle sul divano, prima di sedermi su di esso. «Persino dei miei colleghi non avrebbero mai fatto quello che hai fatto tu» Mi tolsi le scarpe e distesi la gamba sul suo divano. «Quando l'anno scorso stavo combattendo sul fronte orientale, ho assistito a scene di soldati che presi dal panico, abbandonarono persone ferite per salvarsi la pelle, ma tu no, sei stata coraggiosa Sana, e non è da tutti»
«Ok, ma non dirmi comunque che ti ho salvato la vita»
Sbuffai e mi misi a ridere, era troppo modesta e puntigliosa per continuare quella conversazione. «Hai un telefono per caso?»
«Si, è in cucina... Vuoi che ti aiuti ad alzarti?»
«No, voglio fare da sola, ma grazie»
«Bene, ti aspetto li allora... Hai preferenze per la cena?»
«No, mangio tutto» In questo momento mi mangerei anche il tavolo se potessi.
«Avevo intenzione di preparare del riso bianco e della carne di maiale, per te va bene?»
«Si, grazie» Dissi prima di alzarmi lentamente dal divano. La gamba mi faceva male, ma era un dolore sopportabile.
Dovevo assolutamente chiamare mio padre per riferirgli tutti i dettagli. So' che Jeongyeon probabilmente gli aveva già riportato tutto, ma era mio dovere da generale rendere la cosa ufficiale.
Sana
Non conoscevo per niente questa donna e magari non avrei dovuto invitarla a casa mia durante questa fase di guarigione, ma c'era qualcosa in lei che non riuscivo a capire... Una sorta di mistero, come un rompicapo che dovevo riuscire a risolvere.
Momo entrò in cucina poco dopo di me. «Il telefono è li» Le indicai con la nuca mentre maneggiavo pentole e padelle per preparare la cena.
«Grazie Sana» Si spostava lentamente con le stampelle, ma la frattura alla gamba era davvero complessa, è stata comunque molto fortunata, incidenti come questo possono farti perdere interi arti.
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Fumo E Cenere
FanfictionMomo è un colonnello dell'esercito giapponese, mentre Sana una semplice insegnante in un villaggio sperduto nel nulla più totale. Sarà proprio grazie alla prima missione di Momo che avranno l'occasione di incontrarsi, ma potrà mai il loro amore, sov...