Capitolo 11: I tre leoni sperduti

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A parlare era stato un uomo gigantesco, sembrava essere alto almeno quattro metri in altezza, i capelli scuri e gli occhi di un blu talmente elettrico che temetti di rimanere fulminato. Ironico, pensai, visto che la cicatrice che mi ritrovavo sulla fronte aveva la forma di una saetta. Guardai Ron ed Hermione in cerca di appoggio, quella situazione era più tesa e pesante del previsto; tutte quelle che avevo capito fossero divinità stavano parlando fra loro seduti su dei troni altissimi, non sembravano affatto le divinità vestite di bianco, raffigurate nei pochi musei babbani che avevo, brevemente, visitato quando da bambino accompagnavo zia Petunia a riprendere Dudley alle feste di compleanno a tema.
Notai alcuni personaggi singolari, un uomo vestito in tuta leopardata, una ragazzina che sembrava avesse appena dodici anni e... un pescatore? Dire che ero confuso è dire poco, non avrei mai immaginato che quelle persone potessero polverizzarmi ( in realtà non ci avevo creduto fino a quando una di loro non aveva fatto esplodere qualcosa alle nostre spalle (non avevo avuto il coraggio di controllare cosa) solo lanciando un calice di vino). Mentre avanzavamo nella grande sala sentii alcuni frammenti dei loro discorsi (mai mi sarei aspettato tanto odio verso i muffin ai cereali): "...ti dico che è così! Li ho visti da appena diciotto kilometri di distanza..." "Oh no! No no no noooo! Non ci provare neanche!" "...e poi gli ho detto: 'sono o non sono il sole?' e lei mi fa..."
"BASTA COSÌ!" Il signore dagli occhi blu (si esatto, quello altro quattro metri) si alzò in piedi e alzò le mani facendo il segno dello time out, non tutti fecero subito silenzio, ma bastò relativamente poco perché l'attenzione di tutti passasse dal gigantesco dio su di noi.
I nostri nuovi amici si inginocchiarono davanti ai troni, salutarono i loro rispettivi genitori e poi si girarono verso di noi, probabilmente si aspettavano facessimo qualcosa.
Per fortuna c'era Hermione... fece un passo avanti, potevo leggere l'incertezza nei suoi occhi (d'altronde queste cose non si imparano sui libri temo); perciò non mi aspettavo fosse veramente preparata a questo. "Ehm salve!" Disse con un cenno, la sala rimase in silenzio, in attesa, ma Percy le fece segno di continuare. "Ecco il mio nome è Hermione Granger, sono una maga, studentessa di Hogwarts e loro..." ci indicò. "...sono Ronald Weasley e Harry Potter, anche loro frequentano Hogwarts con me e-" "Lo sappiamo!" A parlare era stata una donna dagli occhi grigi e l'aria severa, mi ricordò il primo incontro con la professoressa McGranitt è questo mi fece sentire ancora più in colpa per l'errore commesso (1). La donna comunque continuò "Vi abbiamo chiamato per un motivo ben preciso, figli di Ecate." "Infatti, figlia mia, ma ora lasciamo che sia lei stessa a presentarlo ufficialmente, dopotutto è lei che ha insistito perché fossero presenti!" Detto ciò si girò verso una delle figure sui troni, immediatamente questa di alzò.  Era una donna molto slanciata, aveva gli occhi scuri di un colore indefinito e i capelli neri che le scendevano a malapena fino alle spalle. Il suo viso ricordava le statua greche dei musei: fredde, bianche e senza età. Era vestita con una lunga veste scura, di una tonalità che oscillava fra il blu notte e il viola, sembrava quasi che cambiasse colore quando si spostava; sull'orlo inferiore erano ricamate in argento dei simboli che mi sembrarono abbastanza familiari, ma totalmente incomprensibili. Avanzò in modo lento e deciso verso il centro della sala, si muoveva silenziosamente, quasi lievitasse. Attorno a lei correvano una puzzola e un cane nero (inizialmente temetti fosse un gramo), erano visibilmente agitati, ebbi la sensazione che quest'ultimo ci stesse guardando con compassione. (E sappiate che quando un cane vi considera senza speranze non è mai un buon segno.) Anche quando si fermò e iniziò a parlare la sua veste non cessò di muoversi, come se fosse sospinta da un lieve vento continuo. "Esatto padre" la voce era calma "Questi mortali sono in realtà miei discendenti, figli dei figli di una stirpe che a sua volta discende da me e che si era distribuita nel mondo moltissime lune fa...in loro scorre il mio sangue magico, ma solo in te è comparso per proprie capacità dico bene?" La domanda era stata rivolta ad Hermione che prontamente annuí. "Non credo di aver ben capito in realtà..." ammise Ron ad alta voce, lo sguardo di tutti si volse al suo, il quale arrossì a disagio e fu salvato da Percy che, confuso anche lui, disse: "Neanch'io ho capito, cioè loro" e indicò me e Ron. "Sono ehm... dei suoi discendenti, mentre lei no?" "La divina Ecate intendeva dire che io sono una nata babbana: un mago o maga nata da genitori non magici e senza alcun legame familiare con un suo eguale... è il contrario di magonó dove invece si parla di un mago, figlio di maghi, che non sa o non può usare la magia." Chiaro e conciso, tipico di Hermione. "Ah, certo certo..." annuì il figlio di Poseidone per poi ricevere una gomitata fra le costole dalla sua ragazza. "Lo sapresti se avessi ascoltato le spiegazioni sul mondo magico mentre eravamo in ascensore testa d'alghe!" Lo rimproverò alzando gli occhi al cielo e picchiettando il dito indice sulla sua spalla, sottolineando le parole man mano le diceva. Percy sbuffò piano: "Scusatemi tanto, ero concentrato sul non soffocare schiacciato contro la parete!" Grazie a quest'ultima affermazione, mi sembrò che una tensione di cui non mi ero reso conto e che fino a quel momento mi aveva gravato sulle spalle, fosse improvvisamente sparita. "Bene, ora però direi di passare ai fatti." Riprese Ecate girandosi verso un ragazzo biondo e molto bello, anch'esso seduto su un trono. "Apollo, è stata la tua pizia a pronunciare la profezia non è così?" "Oh assolutamente!" Esclamò il dio sorridendo, detto ciò si alzò e affiancandosi ad Ecate fece segno a Rachel di avvicinarsi. "Potresti ripetere la profezia?" La ragazza annuì, fece un respiro profondo e cominciò:
"Due realtà si stanno destando,
distruzione e morte ai semidei porteranno,
tre leoni sperduti dovranno aiutare,
con loro il sigillo di Ecate si dovrà spezzare,
la cerva d'argento ha già aiutato
e con la sibilla errante un tassello sarà spiegato." Nella sala si fece se possibile ancora più silenzio, distruzione e morte non erano certo due aggettivi da prendere alla leggera. "Bene! Fantastico, ecco un'altra profezia che sembra essere molto interessante!" "Penso dipenda dai punti di vista papà." Rispose Will guardando il padre. "Ok, la prima parte sembra essere piuttosto chiara, ma il resto? Tre leoni sperduti? E cosa sarebbe il sigillo di Ecate?" Domando Nico, spezzando il silenzio e spaventando non poco Percy, che non si era accorto della vicinanza del ragazzo. "Beh, i tre leoni sperduti sono proprio di fronte a voi..." Notai che Apollo ed Ecate ci stavano guardando e capii il significato prima che Hermione potesse parlare. "Ma certo! Grifondoro!" La mia voce rimbombò più forte del dovuto fra le colonne in marmo. "Ehm Grifo-che? Ora sono io a non capire!" Si lamentò Leo. "Grifondoro! È la nostra casata, vedete nella nostra scuola si viene divisi in quattro casate: Grifondoro, Corvonero, Serpeverde e Tassorosso (o Tassofrasso se preferite)..." spiegai per poi aggiungere "Il leone è il nostro simbolo! Talvolta veniamo anche chiamati così!" Il ragazzo sembrò soddisfatto della risposta. "Mentre il sigillo? Dobbiamo spezzarlo per vincere no? Ha il suo nome, lo conosce immagino." Annabeth si stava riferendo alla dea Ecate la quale annuì sorridendo mestamente. "Certamente, io stessa ho creato il sigillo molti secoli fa: sarebbe servito per separare maghi e semidei, mostri e animali fantastici... purtroppo però qualcosa ha indebolito in qualche modo l'incantesimo. Il vostro compito è spezzarlo: solo allora potrò riformarlo nuovamente e sistemare nuovamente l'equilibrio." Rispose "Quindi sono questi 'animali fantastici' che stanno attaccando il campo! E non essendo mostri non si sentono minacciati dal bronzo celeste!" Disse Percy cercando nello sguardo della dea una risposta. "Esatto e non solo: anche il campo Giove è stato preso sotto assedio da Fiammagranchi, Folletti, Marciotti e a quanto pare anche Occamy e Snasi, che stanno dando più fastidio che altro. Volevamo convocare anche i restati sette della profezia, ma ci è giunta voce che i romani hanno riscontrato molti più problemi con le creature magiche."
Spiegò ella; ripensando alle lezioni di cura alle creature magiche, alle lezioni di difesa contro le arti oscure (in particolare i folletti di Allock) e alle mie esperienze personali, immaginai che, per qualcuno senza preparazione, cercare di liberarsi anche solo di uno snaso fosse veramente una sfida ardua. "Aspettate il Campo Giove è sotto attacco? Quindi anche Jason e Piper sono in pericolo?" "E anche Zang e Hazel!" "E Reyna e tutti i semidei romani!" Le voci di Leo, Percy e Nico si alternarono troppo velocemente perché le capissi a pieno, ma una cosa era certa: chiunque fossero queste persone i ragazzi non li avrebbero abbandonati.


(1) Harry si sente in colpa perché pensa di essere stato lui a farli finire li e immagina la McGranitt, i professori e gli amici, in pensiero per loro dato che ormai sono trascorse delle ore e non hanno ancora dato notizie.

Angolino dell'autrice:
Uff, sono tornata! Sapevo che riuscire ad aggiornare settimanalmente era troppo bello e surreale perché continuasse...
Comunque oggi il capitolo è più lungo del solito (per farmi perdonare).
La profezia è stata annunciata finalmente ed ora rimane solo da chiarire il significato completo dei suoi versi.
Piccolo spoiler sui prossimi capitoli: qualcosa sta arrivando da lontano...

Spero non sia un insufficienza della verifica di fisica...o di quella di latino...o di mate..o-vabbè penso abbiate capito: è stata (e sarà) una settimana impegnativa.

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