Capitolo 9: Zeus chiama, Zeus risponde

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"Percy! Si tratta di Rachel! C'è una nuova profezia!"

In quel momento, guardando la mia ragazza venirci incontro coi capelli al vento pensai solo a due cose, ovvero a quanto fosse bella e a come potevo prendere a pugni l'oracolo di Delfi senza fare troppo male a Rachel... forse avrei dovuto scambiare quattro chiacchiere con Apollo durante la sua successiva visita al campo. Stavo ancora immaginando come uccidere il dio della poesia quando Chirone e Annabeth ci raggiunsero e quest'ultima scese dalla groppa del primo, sembravano entrambi piuttosto preoccupati, forse le parche avevano finalmente deciso a donarci una profezia chiara, nella quale veniva citato che sarei morto...giusto per cambiare.
Annabeth mi corse incontro abbracciandomi. "Cosa è successo? Di cosa parla la nuova profezia?" Non risposero, altro pessimo segno, quindi continuai. "Oh andiamo non può essere più grave del risveglio di Gea o del ritorno di Crono, no?" I due si scambiarono uno sguardo incerto. "Giusto?" Annabeth mi rispose guardandomi negli occhi, riuscivo a percepire l'incertezza nelle sue parole: "Ecco, no la profezia non parla di questo, in realtà non è molto chiara... però su alcuni punti non lascia alcun dubbio." C'era dell'altro, lo sentivo, la mia ragazza non aveva detto tutto, mancava la parte peggiore, quella che solitamente inizia con "t" e fa rima con "u sei il prescelto e dovrai rischiare di morire almeno sei volte!" Si suonava bene, Apollo avrebbe potuto metterla in uno dei suoi terribili haiku. Clarisse sembrò leggermi nella mente perché diede voce ai miei pensieri. "E? Cos'altro? Non sarete così preoccupati solo per una profezia immagino... non è la prima né sarà l'ultima." Chirone sospirò e aspettò qualche secondo prima di risponderci, il suo sguardo passò in rassegna i presenti e si soffermò per qualche secondo sulle tre figure alle mie spalle. Cavoli mi ero quasi dimenticato che c'erano dei maghi (che facevano magie) al campo. Volevo dire a Chirone chi fossero, sperando ci potesse dire cosa fare o magari addirittura spiegare qualcosa in merito, era molto vecchio e aveva vissuto per secoli, probabilmente sapeva qualcosa su questi maghi; invece non ne ebbi il tempo perché il mio ex insegnante di epica iniziò a parlare. "No, hai ragione, effettivamente c'è dell'altro e in realtà penso proprio centri con la profezia... gli dei ci hanno convocati tutti sull' Olimpo." Lo disse con voce grave e non potei dargli torto, purtroppo quando le divinità si immischiano troppo nelle faccende mortali, o di noi semidei, le probabilità di disastri in arrivo aumentano in modo esponenziale e siamo quasi sempre noi a incassare i danni maggiori. "Noi tutti?" I miei pensieri vennero interrotti dalla voce squillante di una figlia di Ermes, si chiamava Amelia e per quanto ne sapevo era al campo da circa tre mesi. "Perché se andiamo tutti, il campo rimarrà indifeso giusto?" Era una giusta osservazione, avevamo appena subito due attacchi, bhe in realtà un attacco e mezzo, il secondo era stata più un intrusione. Come spesso accadeva però la mia ragazza mi eliminò ogni dubbio dalla mente: "No Amelia, non preoccuparti. Gli dei hanno richiesto al momento solo la presenza dei sette della profezia..." non sembrava entusiasta mentre parlava, ma di nuovo non potevo contestare nulla, neanche io avrei voluto essere convocato dopo così pochi mesi dal risveglio di Gea. "... e anche voi tre. Ermes in persona ha consegnato il messaggio e si è assicurato che venissimo a prendervi il prima possibile." Annabeth ora stava guardando Harry e i suoi amici da oltre la mia spalla, mi girai a osservarli e dovetti trattenermi dal ridere alla vista delle loro facce: erano totalmente bloccati. Mi sembrava quasi di vedere le loro menti cercare di elaborare e capire il senso di ciò che avevano appena sentito, però non fecero domande, si limitarono e scambiarsi occhiate confuse e sembrarono discutere fra loro in silenzio. Nulla di più. O almeno pensavo.
"Loro? Cosa c'entrano questi tre?" Domandò Leo affiancandosi a Chirone e armeggiando con il suo marsupio. "Non ne sono certo, in realtà non sembrano citati direttamente nella profezia, ma il volere degli dei è questo, dunque..." Rispose il centauro voltandosi in direzione dei tre maghi. "...spero vogliate scusarci per la brusca accoglienza, il mio nome è Chirone, spero anche che la mia forma equina non vi infastidisca o crei disturbo!" "Si figuri signor Chirone." La ragazza riccia si era di nuovo fatta avanti e non sembrava essere stranita da nostro mentore, o almeno non lo fissava come di solito facevano i nuovi arrivati. "Noi ecco, dovremmo venire con voi ehm... sull'Olimpo?" Disse incerta. "Esattamente, mi spiace non potervi dare il benvenuto, ma è una questione urgente." Spiegò Chirone. "Ma non si trova in Europa questo monte?" Era stato il rosso a parlare questa volta, la voce dubbiosa e lo sguardo fisso sulla ragazza. "Si, esatto!" Esclamò con voce sorpresa. "Si trova in Grecia, Ron." "Sempre con questa voce sorpresa, Hermione!" La rimbeccò il ragazzo, subito lei arrossì e guardò il ragazzo con aria di scuse, poi riprese. "Comunque no, è troppo lontano, vi abbiamo appena conosciuti e non dovremmo fidarci a tal punto! Per non parlare del fatto che noi dovremmo anche tornare a scuola!" Disse decisa. "Hermione mi avevi convinto al 'è troppo lontano' , ma ora parlando di scuola mi hai fatto cambiare idea" sbuffo quello che si chiamava Ron, seguito a ruota da Harry. "Ron ha ragione Hermione! Pensa a quante cose potremmo fare in Grecia più interessanti delle lezioni del prof Vitius?" Rise il ragazzo, sembrava felice, povero illuso, ancora non sapeva che se gli dei ti convocano vuol dire dover faticare per giorni, se non mesi, in modo da risolvere i loro problemi. "Harry!" "Scherzavo, Hermione!" Si girò verso di me e disse: "scusate ragazzi, ma non possiamo aiutarvi in questo... ci siamo appena conosciuti e noi dovremmo anche finire il corso estivo e scolastico." Spiegò. "Quindi non veniamo."
Un tuono fece vibrare l'aria. Sembrava che Zeus non fosse d'accordo con la loro decisione.
"Ehm come ha risposta pare che Zeus non  capisca o accetti le vostre ragioni..." iniziai cautamente guardando verso l'alto. "Zeus? Ma andiamo dite sul serio? Certo è un po' strano un tuono a cielo sereno, ma non è certamente di causa divina!" Ironizzarono come poveri stolti. Ed infatti dopo appena mezzo secondo altri quattro tuoni seguirono il primo, sembrava quasi c'è Zeus avesse fatto cadere il porta-folgori che aveva di fianco al trono. Intanto però i tre ragazzi erano rimasti immobili, pietrificati dallo shock. Il silenzio che si era creato venne fortunatamente spezzato da Annabeth: "Zeus non è un tipo paziente, sarà meglio andare subito... comunque vi state sbagliando, l'Olimpo non si trova in Grecia, non più ormai." "Come no? I miti parlano di un tempio enorme posto sulla vetta di..." incalzò Hermione, ma la figlia di Atena non le permise di continuare. "Lo so, ma non funziona esattamente così. È una storia lunga, ma vi basti sapere che ora l'Olimpo si trova sull'Empire State Building!" La ragazza restò ad occhi sgranati per qualche secondo, forse voleva dire qualcosa, ma si limitò a assottigliare gli occhi scrutando Annabeth e cercando di capire se dicesse o meno la verità.
"Il che?" Ron pareva il confuso più fra tutti, bastò questo però a interrompere lo scambio di sguardi che era iniziato fra la riccia e la mia ragazza. "Ron, l'Empire State Building è un grattacielo molto famoso, si trova in un quartiere di Manhattan, a New York." "Ah è una cosa da babbani...". Alla fine, con la promessa di riportarli indietro entro sera, riuscimmo a convincerli a seguirci; Argo ci trasportò fino in città con uno dei pulmini del campo (1), durante il viaggio cercai di spiegare al meglio ad Harry e Ron come funzionasse il 'nostro mondo' gli parlai degli dei, di mio padre Poseidone, dei mostri che ti cercano e possono fiutare il tuo odore. Intanto Hermione e Annabeth stavano parlando di mitologia, leggende e delle varie differenze fra ciò che si trova sui libri e la realtà, erano entrambe assolutamente concentrate sui loro discorsi e mi parvero quasi vecchie amiche. Insieme a noi, sul pulmino, c'erano anche Chirone, seduto nella sua sedia a rotelle, Leo che stava ancora lavorando con alcuni bulloni e molle, Piper e Rachel anch'esse immerse in una animata discussione (potevo sentirle bisbigliare e ridacchiare nonostante fossero le più distanti da noi) ed infine Nico Di Angelo e Will Solace, a parer mio oggetto della conversazione fra le due amiche. Una volta giunti all'Olimpo salimmo con l'ascensore fino al seicentesimo piano e, attraversato il villaggio iniziale fra le sue divinità minori, arrivammo al cospetto degli dei; da lì tutto cominciò a precipitare.

"Oh eccovi finalmente! Vi stavano aspettando!"

(1)Nel quinto volume di Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo, la sfida finale, i ragazzi del campo utilizzano i pulmini con cui trasportano le fragole del campo che vendono per arrivare in città e fermare l'attacco. Inoltre se non erro Argo, il capo della sicurezza del campo dai cento occhi, li accompagna guidando.

Angolino dell'autrice:
Ok, questa è la parte più lunga che io abbia mai scritto, non penso vi convenga abituarvici però.
Vi chiedo scusa per gli eventuali errori grammaticali, probabilmente in questo capitolo ce ne sono molti, nei prossimi giorni rivisionerò il brano e in caso correggerò il tutto.

Detto questo, cosa ne pensate della storia? Per ora vi sta sembrando troppo banale? O con troppi cliché? In tal caso ditemelo pure nei commenti e cercherò di differenziarla ancora di più!

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