I due sbucarono dall'ombra di un grosso albero nei giardini dietro l'accademia, Nico si abbandonò contro il tronco riprendendo fiato. "Arrivati." Ansimó con il volto pallido e imperlato di sudore. "Ti senti bene?" Chiese Will preoccupato per la salute del suo ragazzo, il quale aveva dovuto fare cinque diversi salti nelle ombre per arrivare a destinazione, un lavoro esagerato a parer proprio anche senza contare il fattore 'passeggero'. "Sto...bene.."
"Non direi, oh Nico non avresti dovuto sforzarti così!" Lo rimbeccò il biondo passandogli affettuosamente una mano sulla fronte e spostandogli i capelli dagli occhi. Il più piccolo arrossì e ci volle tutto il suo autocontrollo per rimanere indifferente ad occhi esterni. "È questa dunque..." Riprese girandosi verso l'edificio davanti al quale erano spuntati: una immensa scuola in stile vittoriano che sembrava però stare ormai cadendo in rovina se non fosse stato per gli studenti che facevano ricreazione in cortile. Will li osservò tutti e ne conseguì che, seppur avessero dovuto trattarsi di ragazzi poco più giovani di loro, non erano radi quelli che invece parevano non solo essere più grandi, ma anche più grossi. Nico aveva seguito il suo sguardo e accennò ad un "pluribocciati... o peggio mostri.." lo disse ficcandosi le mani in tasca e alzando la testa verso il cielo per capire che ore fossero. "Tuo padre in media quanto ci mette a coprire questa distanza? Sono le due meno venti, questo significa che fra poco verranno tutti richiamati in aula e noi avremo due ore prima che le lezioni finiscano e la zona venga invasa da fastidiosi esseri bipedi.." "Umani" lo corresse Will. "Mortali" ripeté piano il semideo giocando con l'anello col teschio. Il sole rifletté sulla superficie mentre ragionava. Secondo le ragazze il sigillo era legato alle loro storie, e la sua era iniziata in quel luogo, quando aveva conosciuto Percy e aveva scoperto di essere un semideo. Alzò lo sguardo verso il cancello di ferro e osservò la scuola che per qualche tempo era stata la sua prigione, possibile che il sigillo fosse li? Nico ne dubitava, e avrebbe fatto volentieri a meno di tornarne in quel posto, ma se invece fosse stato così, quel pezzo di metallo sarebbe stato legato a lui e solo lui lo avrebbe trovato (o almeno così gli avevano detto).
"Dai andiamo, ora sono rientrati!" Will gli prese la mano e lo trascinò fuori dall'ombra del bosco. Stavano risalendo il cortile quando Nico guardò di sfuggita verso una finestra, oltre il vetro e come scottato lasciò la presa del suo ragazzo fermandosi, immobile, sul prato.
"Uh? Nico?" Domandò il figlio di Apollo incuriosito e un po' sorpreso. "Scusa, mi era sembrato di vedere della luce." Mormorò Nico con la voce un po' più rauca rispetto al solito.
"Dove? Potrebbe essere il sigillo! Potremmo averlo trovato!"
"Si, ma... in realtà penso solo di aver preso un abbagliò." Commentò il primo, aggiungendo: "Questa zona è troppo grande sai? Dovremmo dividerci." Il suo ragazzo lo guardò con una smorfia divertita. "Nico io non potrò mai essere certo che un oggetto sia il sigillo senza di te se questo si è legato a te no?"
"Giusto."
"Andiamo, vediamo se c'è qualcosa verso il perimetro ok? Altrimenti ho visto una fontana e un giardino ben curato sul lato opposto, magari è laggiù!" "Si, certo. Dai sbrighiamoci, non voglio rimanere qua un minuto di più."
"Bene, cominciamo allora!" Esclamò Will battendo le mani." "Si, occhio a non farti notare, passa dalle scalinate laterali: se non sono cambiati gli orari il secondo piano ormai dovrebbe essere vuoto..." Lo ammonì Nico guardandolo intensamente, il suo pallore, che era sempre stato in netto contrasto con le scelte di colori che il ragazzo preferiva, ora a Will parve più grigiastro. Il figlio di Apollo ebbe una stretta allo stomaco: Nico non si era ancora totalmente ripreso dal viaggio e, anche se diceva il contrario, doveva essere abbastanza provato. "Allora vado." Sussurrò baciandolo e allontanandosi correndo, deciso a completare velocemente quella missione e a riportare Nico al campo, più precisamente in infermeria. Le scalinate si trovavano sul lato opposto alla scuola, ma come aveva previsto il suo ragazzo nessuno lo vide e Will si ritrovò in un corridoio deserto, l'unica parvenza di vita proveniva dal piano superiore, dove svariate voci sovrapposte venivano attutite dallo spessore del soffitto. Dopo essersi assicurato di essere solo, il semidio si guardò intorno notando finalmente le architetture che lo circondavano: i muri grigi erano spogli, decorati solo da cornicioni in stucco, il pavimento sembrava essere di marmo scuro, ma ciò che più lo impressionò furono le semi colonne addossate alle pareti che si univano in basso archivolti. Ad occhi sgranati e avanza piano, c'erano tre stanze la sua sinistra, una immediatamente alla sua destra ed infine, oltre le scalinate interne che portavano al primo e al terzo piano, un'ultima stanza, in fondo al corridoio. Deciso a controllarle tutte Will entrò nella stanza alla sua destra, sembrava una segreteria, ma non c'era nessuno, sono pile di fogli e documenti, probabilmente un archivio; per sicurezza il ragazzo ravanò nei vari cassetti poi, non avendo trovato nulla, uscì. La prima e la seconda stanza la sua sinistra erano vuote, classi dismesse, forse, a giudicare dalle lavagne ancora attaccate alle pareti. La terza invece si rivelò più interessante, ma anche più pericolosa: la targhetta recitava 'presidenza' E prima che Will abbassasse la maniglia si rese conto che c'era qualcuno al suo interno. Con il cuore in gola, consapevole del rischio che aveva corso, villa si allontanò cauto verso l'ultima stanza. "Questa è l'ultima..." Pensò nervoso, aveva perso fin troppo tempo a leggere fascicoli inutili e il resto si era rivelato un buco nell'acqua. Questa era la sua ultima possibilità di trovare qualcosa. Trattenendo il respiro abbassò la maniglia di metallo... e la trovò chiusa.
Frustrato fece per inveire contro quest'ultima, ma, ricordandosi della presenza di qualcuno nella stanza accanto, dovette morderai la lingua. " non posso arrendermi ora!" Pensò il ragazzo. "La risposta potrebbe trovarsi qua dentro!" Doveva sbrigarsi a trovare una soluzione: Nico poteva aver già finito e loro avrebbero dovuto tornare entro sera, come gli altri per potersi confrontare, che inoltre avrebbero riportato il dialogo con quella profetessa dei maghi... doveva trovare una soluzione!
Poteva provare ad abbattere la porta, ma lo avrebbero sicuramente scoperto, provare a forzarla sarebbe stata la scelta migliore, ma senza una forcina l'impresa sembrava impossibile, avrebbe tanto voluto essere un figlio di Hermes in quel momento. Will osservò meglio Lo spazio intorno a sé, era molto probabile che nella presidenza fossero presenti le chiavi di ogni stanza, ma accedervi ora sembrava assai improbabile. Il problema ovviamente era la presenza di qualcuno nella stanza, dunque Will doveva trovare un modo per distrarre e far uscire quella persona, chiunque essa fosse, rimanendo comunque nell'anonimato. Fu allora che lo vide; posizionato sullo spigolo dello spesso corrimano marmoreo delle scale, vi era un busto decorativo rappresentante una divinità, una divinità con un arco ed una faretra sulle spalle, una divinità con una lira in mano, una divinità che per ironia del destino era suo padre.
Will tirò fuori una freccia e si appostò sulla porta della segreteria, socchiuse la porta quel tanto che bastava perché il busto rimanesse nella sua visuale, prese un respiro, tese l'arco scoccò una freccia. Colpito improvvisamente, il busto si staccò dalla base e precipitò frantumandosi rumorosamente. Mezzo secondo dopo un uomo dall'aria arcigna di precipitò fuori dalla presidenza e, dopo aver individuato la fonte di rumore e ' l'arma del misfatto ', si diresse verso le classi del piano superiore inveendo contro l'indisciplina dei 'giovani d'oggi' e chiamando a gran voce una certa Miss Abbeth. Will dal suo nascondiglio aspettò alcuni secondi accertandosi che l'uomo non tornasse, poi scattò fulmineo verso la presidenza dove il suo sguardo si posò subito sul mazzo di chiavi appeso alla parete.
"Et voilá!" Si complimentò da solo il figlio di Apollo quando, dopo innumerevoli tentatativi, trovò la chiave corretta e riuscì ad aprire la porta.
La stanza al suo interno sembrava ben curata, del tutto priva del sottile strato di polvere che aveva invece caratterizzato alcune delle stanze precedenti, la prima cosa che risaltava all'occhio appena entrati era l'enorme espositore di legno addossato alla parete, il cui vetro rifletteva la luce proveniente dalla finestra. Questo conteneva una ventina di trofei, qualche medaglia e delle targhette dorate che recitavano il nome della scuola, tutte tirate a lucido.
Tutto intorno invece vi erano oggetti di vario tipo; partendo da palloni da basket e rugby, fino a spillette colorate, video games, fionde e altri tipi di giochi vari. Oggetti confiscati, intuì subito Will. Era interessante notare come sembrassero appartenere non solo gli studenti attuali, ma anche passati: c'erano si videogames, caricatori, cuffiette, ma anche biglie, vecchissimi lettori di cassette, pupazzetti intagliati nel legno o nel bronzo, cerbottane di ogni genere e... aspetta. Il cuore di Will si fermò per un secondo. Il suo sguardo tornò a vagare sugli oggetti appena elencati, finché non si fermò vicino a una statuetta, una statuetta in bronzo che poco prima aveva erroneamente scambiato per un pupazzo. Una statuetta in bronzo simile nel aspetto ad un'altra divinità greca: il dio degli inferi, Ade. "Possibile che..." Il figlio di Apollo afferrò l'oggetto in questione guardandolo da vicino, lo capovolse e strinse gli occhi per leggere l'incisione alla base: "Mitomagia..." (1) Sussurrò incredulo. Lui conosceva bene quella parola, Nico non gliene aveva parlato, era un gioco, un gioco che quest'ultimo aveva amato per molto tempo e quella, quella era l'ultimo pezzo, la statuetta per la quale Bianca, la sorella di Nico era morta. Possibile che in realtà quella statuetta fosse appartenuta Nico? Che gli fosse stata ritirata forse addirittura prima che la sua collezione divenisse quasi completa? Che fosse per quel motivo che la sorella dico avessi rischiato tanto pur di ottenerla? Con il cuore a mille il ragazzo porto la statuetta al petto e la strinse a se, nulla in quella stanza gli ricordo Nico quanto quell' oggetto.
Lo aveva trovato.
Infilò Accuratamente e la statuetta nella sua tasca dei pantaloni, poi si avvicinò alla finestra per capire quanto tempo fosse passata Helene notò che ora non si trovava più sul lato posteriore del palazzo, ma su quello frontale.
Lì davanti a quella finestra, lui si bloccò sconcertato.
Riusciva a vedere Nico e riusciva anche a vedere che c'era qualcuno con lui.::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Nico si trascinò fino alla fontana e vi si sedette al bordo, sfinito. I viaggi ombra lo avevano prosciugato della già poca energia che possedeva quel giorno; il figlio di Ade non aveva dormito quella notte, preoccupato da quei pensieri e dubbi che lo avevano assalito e che, dopo la loro ultima riunione, si erano moltiplicati. Fin dal suo primo incontro con Harry, Ron ed Hermione, Nico aveva percepito qualcosa di strano, una sensazione nuova che aveva inizialmente attribuito a perplessità o disagio, ma che non era passata io ormai lo perseguitava tutto il tempo. Sospirando piano, Nico riflette sulla chiacchierata che aveva avuto con Harry i primi giorni, Mentre si dirigevano all'arena; al tempo gli era sembrato un'ottima persona e così gli pareva ancora adesso. Così i suoi dubbi si erano trasformati in timori, c'era un alone scuro che incombeva su di loro, ma nessuno sembrava notarlo, eccetto lui, lui che era un figlio di Ade. Nico non era ingenuo e aveva collegato il tutto ad una sola parola: morte. Qualche giorno prima aveva provato a esprimere questi suoi pensieri a due persone diverse: Will e Hazel.
Il primo aveva provato a rincuorarlo, Mentre la seconda aveva accennato a una simile percezione, ma nessuno dei due aveva realmente dato peso alla cosa poiché Nico, ancora in difficoltà ad aprirsi con gli altri, non aveva detto loro tutto, ma aveva solo accennato qualcosa. Durante l'ultima riunione però, era entrato cercando di accudire i suoi sensi e si era ritrovato oppresso da quella sensazione, quasi non riuscisse a respirare. Al solo sguardo verso il cielo, il sole ormai aveva superato il suo punto massimo ed era cominciato a scendere; in questo momento quei quattro erano insieme ad Hogwarts. Storse la bocca a quel pensiero; c'era dell'altro, qualcosa che lo aveva tenuto sveglio quella notte. Non era la propria missione a preoccuparlo, ma la loro... il giorno prima avevano scelto i gruppi per le missioni, lui e Will all'Accademia, Hermione(che si era rifiutato di andare dalla Common), Rachele e Hazel, erano andate in Italia, dove quest'ultima aveva incontrato la dea Ecate nel suo tempio, Ron e Jason si erano offerti di addestrare i ragazzi del campo e di difendere quest'ultimo in caso di attacchi, infine Percy, Annabeth, Harry e Leo (che aveva insistito di voler vedere il mondo magico) erano partiti verso Hogwarts. Quella mattina aveva avvertito una dolorosa stretta allo stomaco guardandoli smaterializzarsi, neanche si stessero dirigendo al patibolo. Deglutì rumorosamente sorprendendosi con quest'ultimo pensiero. Il source e stava ormai calando, ma Nico sentiva lo stesso goccioline di sudore scorrergli lungo la schiena.
Andrà tutto bene.
Andrà tutto bene.
Andrà tutto...
"Hey tu!"
...bene.(1) mitomagia: gioco di carte al quale Nico era estremamente dipendente prima della morte della sorella—> morta
Angolo autrice:
Ehilà! Sono riemersa! :')
Ho finito la scuola oggi, dunque per festeggiare eccovi un capitolo nuovo.
Inizialmente pensavo di scrivere anche il resto del capitolo, ma ho deciso di lasciarvi con un po' di suspense...
(Non odiatemi)
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Maghi e semidei
FanfictionDal capitolo 1: "Harry dove siamo finiti?" Cosa succederebbe se due delle nostre saghe preferite si unissero? Se due eroi molto diversi ma con destini simili si incontrassero? Ci saranno nuove profezie? Oppure magicamente la loro vita non si compl...