Capitolo 30: Le Rune

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"Quella era Gale, seguace della dea Ecate." Disse Hazel con tono fermo, si sentiva tanto sicura quanto prima era stata incerta. "Se Gale è qui allora ci sarà anche lei..." pensò la ragazza.
"Dobbiamo entrare." Prosegui poi ad alta voce. "Venite." E detto questo superò l'arco centrale.

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Non appena varcato l'ingresso le tre si furono subito inghiottite dalle ombre, quasi il sole non riuscisse a penetrare l'ingresso dell'antico edificio. "Non vedo niente." Bisbigliò Rachel afferrando il braccio della semidea per orientarsi. "Neppure io, ma percepisco l'età di queste rocce..." Mormorò con voce strozzata la riccia. "Si?" "Non so se esiste un numero per questo." Un ombra si mosse di fianco a le due. "Lumos!"
L'intera stanza si illuminò di una luce propria che sembrava fuoriuscire direttamente dalle pareti. Simboli violacei aleggiavano in mezzo alle mura bianche, proiettate dai solchi sulla pietra. Le tre ragazze erano letteralmente a bocca aperta, Hermione teneva ancora la bacchetta alzata, la punta che emetteva una flebile scintilla in confronto allo spettacolo che si era manifestato davanti ai loro occhi.
"Come..?" Balbettò la Pizia sbigottita guardandola. Anche Hazel la stava fissando senza sapere cosa dire, l'incantesimo che le avevano era mooolto diverso.
"Non..non lo so.. non sono stata io!" Esclamò la strega guardandosi intorno confusa, quando i suoi occhi si abituarono alla luce e poté vedere i caratteri color fiordaliso trattenne il respiro dall'emozione. "Ommio Godric!" "Cosa?" Domandarono preoccupate le due amiche seguendo il suo sguardo. "Rune! Non ne ho mai viste così tante! Incredibile..." Hermione si staccò dal gruppo seguendo il perimetro del tempio e facendo scorrere le dita in modo da sfiorare le incisioni.
"È il posto giusto, non ci sono più dubbi." Affermò la rossa sorridendo. "Ma ora cosa facciamo?" Domandò la figlia di Plutone. "Gale è sparita, ed io ero convinta che...non fa niente." Concluse con tono bassissimo tanto che nessuno la sentì.
"Iniziamo a capire come funzionano quei cosi!" Rachel indicò le rune con un dito mentre riprendeva il suo album da disegno è una matita lunga dall' astuccio.
"Aspetta che fai?"
"Prendo appunti! Non si sa mai che rappresentino uno schema e c'è lo lasciamo scappare...Annabeth sarà contenta di poterlo risolvere insieme a Hermione, l'ultima volta si sono divertite parecchio mi pare." E detto questo sfrecciò verso la strega che intanto aveva ripreso a studiare i simboli luminosi.
Hazel si guardò intorno, girando su se stessa per poter avere una visuale completata di quella cupola interna così diversa da come l'aveva ricordata.
Quando l'anno precedente Arion l'aveva accompagnata fino a lì, il luogo le era apparso lugubre e misterioso, anche un po' inquietante in effetti. Adesso invece solo 'misterioso' rimaneva fra gli aggettivi adatti a descriverlo.
Eppure era lo stesso luogo, Hazel si ritrovò a pensare che in effetti all'epoca lei non avesse segnato di uno sguardo le colonne in marmo che sorreggevano la struttura, ne le pareti che, nascoste dalla nebbia magica, avrebbero potuto perfettamente presentare quelle strane incanalature. Una luce la colpi in viso e la figlia di Plutone dovette sollevare un braccio per bloccarla, poi com'era appesa sparì, o meglio, si spostò verso la sua sinistra. Proveniva da un solco sul pesante architrave in entrata; stranamente il raggio luminoso sembrava muoversi autonomamente, andando verso destra fino a sfiorare il muro opposto, poi tornando verso sinistra, infine di nuovo verso destra e così via. Incuriosita da questo fenomeno la ragazza si avvicinò leggermente, ma la lastra di pietra era troppo alta per poter essere raggiunta; nonostante questo poté osservare come l'incisione fosse anomalamente grande rispetto alle altre. Infatti essa si prolungava in longitudine occupando lo spazio di circa tre rune. "Ragazze?" Chiamò piano, cercando di spingersi sulle punte per poterlo vedere meglio.
"Hai trovato qualcosa?" La voce di Hermione la raggiunse con la stessa fretta con cui la sua proprietaria si materializzò al suo fianco; la riccia aveva gli occhi luccicanti che riflettevano la sua soddisfazione. "Questo luogo è interessantissimo, molte di queste rune non fanno parte dei libri di testo che ho studiato e sono praticamente sconosciute!"
A quel punto vide quello che aveva attirato l'attenzione della semidea e si bloccò con gli occhi sgranati. Anche Rachel quando vide che nessuna delle due aveva intenzione di tornare indietro smise di scrivere e le raggiunse.
"Per tutti i numi, quello è bellissimo." Mormorò sorridendo cercando di sporgersi per vederlo meglio.
"Si, e la luce che sprigiona si muove...guardate!" Hazel indicò il simbolo sul pavimento che si spostava lungo la diagonale del pavimento circolare. "Deve significare qualcosa no?" Esclamò febbricitante. Voleva davvero che fosse così, quel luogo sembrava nascondere sempre più segreti e lei necessitava di conoscerli. Era come se si sentisse legata a quel posto, era lì che aveva cominciato a domare i suoi poteri e che la dea Ecate l'aveva designata come sua favorita.
"Ma come facciamo a raggiungerlo?" Le fece notare Rachel che intanto aveva scartato ben quattro fogli sui quali aveva scarabocchiato delle copie a detta sua 'scadenti'.
"Se riuscissi ad alzarmi solo un po' riuscirei a copiarlo con maggiore precisione... potrei anche allontanarmi, ma vista la luce che proietta non so sia meglio o peggio."
Qualche minuto dopo Rachel stava creando una miniatura perfetta, in cima ad una piramide sorretta da Hazel ed Hermione come delle cheerleader a fine spettacolo.
Hermione sbuffò affaticata. "Avrei potuto semplicemente fare un incantesimo di levitazione...sarebbe stato meno faticoso."
Hazel invece, abituata ai ritmi ed allenamenti da legionaria romana, non sembrava affatto provata dallo sforzo. "Scusa, ma temo cosa potrebbe accadere... hai visto cosa è successo con in Lumos.." Si difese la semidea sorridendo dispiaciuta.
"Ohh..te l'ho detto che non centro niente...non sono stata io!" Ribatté la strega più brillante della sua età.
"Certo che sei stata tu." Una voce profonda le raggiunse da dietro.
Per lo spavento e la velocità con cui si girarono le tre persero chi la presa e chi l'equilibrio, finendo in terra luna sull'altra.
Subito però si girarono in piedi, pronte a qualunque attacco. Hazel conosceva quella voce, così bene da sognarla e da non temerla più di quanto sapeva avrebbe in realtà dovuto.
Le ombre delle colonne riportate sul terreno si allungarono verso le ragazze, fondendosi e iniziando a tremolare. Una torcia apparve dal pavimento, risalendo e increspandone la superficie come se fosse stato fatto d'acqua. Aggrappata all'ultima asta una mano pallida si reggeva con delicatezza; in men che non si dica una figura umanoide dai lunghi capelli neri, lisci e scuri come l'inchiostro si materializzò davanti a loro mentre le ombre le si staccavano di dosso, scivolando come gocce di rugiada sul suo corpo. La dea indossava un abito diverso da quello con cui si era presentata sull'Olimpo, adesso sopra un vestito amaranto dalle rifiniture nere portava una mantella color merlo che volteggiando lievemente era in netto contrasto con i capelli immobili, una tiara in argento rappresentate le fasi lunari le cingeva la fronte spaziosa e libera da ciocche inopportune.
Una dopo l'altra tutte le fiamme azzurrine del bastone si riaccesero e la dea aprì gli occhi, ora dello stesso colore dei suoi fuochi sacri.
"Sono felice di rivedervi ragazze."
Ecate sorrideva eppure nessuna delle tre si sentì al sicuro, la sola presenza della dea era alquanto singolare e, da come avevano ormai imparato, portatrice di sventure.
"Noto che avete già attivato le mie rune, peccato solo che non sembrate averne ancora compreso lo scopo..." La dea fece un passo avanti e due animali fecero capolino dalle sue vesti: un cane ed una donnola.
"Vedete..." disse la dea passando in mezzo alle ragazze. "...questo posto è molto più antico di quanto voi possiate immaginare, era già qui quando i romani mi hanno dato il nome di Trivia aspettandosi che li guidassi agli incroci della loro vita e magari richiamassi a loro i Lari delle loro gens; ma esisteva anche quando in questa regione sono approdati i greci, quando Enea a camminato su queste terre, quando gli uomini cercavano ancora di capire come funzionasse il fuoco dono di Prometeo.
In effetti potremmo dire che questo luogo sia, per quanto insignificante, il più antico di ognuno dei miei templi od altari." Raccontò Ecate con voce contenuta mentre si avvicinava al possente architrave.
"Mi scusi..." La voce di Hermione ruppe l'incantesimo che sembrava aver colpito Hazel, talmente concentrata sulle parole della dea che notò essere rimasta indietro rispetto alle compagne. Ecate si girò verso la strega, socchiuse gli occhi, ma sorrise e con un cenno del capo la invitò a continuare.
"..ecco lei prima ha detto le mie rune. Mi chiedevo se...?" Cominciò imbarazzata la riccia; Hazel non pensava sarebbe stata ancora in soggezione davanti alla divinità, ma d'altronde aveva scoperto da poco più di una settimana l'esistenza di creature molto superiori a lei che di cui fino ad allora non aveva neppure dovuto preoccuparsi. "Se le avesse tracciate io?" Concluse Ecate con uno scintillio meglio occhi, sembrava compiaciuta di tutto quel riguardo o forse aspettava solamente che qualcuno cogliesse il vero significato di quelle parole.
"Si, è così." Decretò. "Questo luogo è stato creato da me milleni fa, quando questa terra era ancora frammentata e i titani cercavano di ribellarsi dalle profondità del Tartaro." La sua voce sembrò rimbombare in eterno prima che decidesse di continuare.
"Creai su ordine di Zeus questo luogo, affinché fosse sicuro abbastanza per nascondere l'arma più potente di tutte, l'unica in grado di distruggere di Dei stessi..." "Ovvero?" Domandò Rachel alzando un sopracciglio.
Ecate la guardò con disappunto, evidentemente non le piaceva essere interrotta.
"Sarei una stolta se lo dicessi proprio a voi; comunque ormai non si trova più qui quindi..."
"Ma non era il posto più sicuro?" Ribatté Hazel dubbiosa. La dea chiuse gli occhi e inspirò a fondo, probabilmente riflettendo se disintegrare una sua preferita avrebbe rovinato le sue referenze. Fortunatamente scelse di sì.
"Questo posto ora ha un altro scopo.. NON CHIEDERMI QUALE VE LO STO SPIEGANDO!" Anticipò subito con uno scatto dira. Gale e Ecuba si ritrarono leggermente.
"Questo luogo adesso ha un altro scopo, le rune sono state riposizionate, ma possiedono ancora il loro vecchio potere.
Sono sensibilissime alla magia e se lasciate incustodite troppo a lungo..."
"Come hai fatto." Pensò Hazel incrociando le braccia al petto.
"...possono reagire ad incantesimi esterni, persino i più piccoli e insignificanti come 'Lumos' sono stati assecondati come vedete." Ed indicò la luce proveniente da ogni dove.
"Ma di base hanno un'altro scopo."
Quindi sfiorò con la torcia il triplice simbolo che aveva affascinato le tre, improvvisamente questo brillò con maggiore energia e il suo raggio, che viaggiando verso sinistra stava superando la prima metà del percorso, si arrestò per ritornare precipitosamente al muro sulla destra. Lì accadde qualcosa.
Colpita dal fascio di luce, un'altra runa cominciò a brillare ancora più intensamente e proiettò il tutto su un terzo simbolo che prese a brillare ancora, poi fu la volta di un quarto, poi un quinto è così via, finché ogni singola runa non brillo di una luce talmente potente che le ragazze dovettero proteggersi gli occhi prima di rimanerne accecate. Ecate invece afferrò Hazel per un braccio. "Qui hai avuto la tua investitura, qui nel luogo terrestre a me più vicino poiché ricolmo della mia magia. Riesci a vederlo?" La riccia di guardò intorno confusa, i fasci di luce erano così tanto da mandarla in confusione: sembravano un gomitolo di spago aggrovigliato e lei temeva che se si fosse concentrata troppo ne sarebbe rimasta intrappolata. Eppure per un secondo le era sembrato di vedere un punto di fuga in quei fili. "Cosa?!" Domandò con gli occhi che le bruciavano e le lacrime che iniziava a rigarle le guance. "Il sigillo è stato creato per proteggere i due mondi, ma il suo luogo di custodia varia ogni secolo per preservarne la sicurezza... solo i miei protetti sanno trovarli in quanto solo legati alla loro esistenza o a quello che mi ha colpito più di loro." Hazel notò come gli occhi della dea si fossero piegati in una smorfia dolorosa, sembrava quasi...dispiaciuta, poi però tornarono duri come sempre.
"Tu sei fra questi Hazel Levesque.
Non deludermi." Detto questo si allontanò e scomparve nella luce.
Nel preciso istante in cui il corpo di Ecate scompariva la luce divento un tutt'uno con l'aria e Hazel non vide più nulla.
Quando riapri gli occhi si trovavano tutte assieme in mezzo ad una stanza buia.
"Dove? Dove è andata?" Balbettò Rachel gli occhi ancora chiusi. "Hazel? Hazel?!"
"Sono qui!" "Quello é il mio braccio Rachel."
"Uhm no, sono Hazel in effetti."
Alla fine le sfere luminose smisero di danzare davanti ai loro occhi e le pupille si dilatarono a sufficienza per permettergli di vedere; così capirono che in realtà le rune non si erano spente definitivamente, ma avevano solo affievolito la loro luce quel tanto che bastava per renderle ancora visibili nel buio.
"Cosa è successo?" Chiese Hermione sfregiandosi le palpebre. "Non ho mai visto una luce così forte."
"Ecate se ne è andata." Spiegò Hazel sorridendo. "Ma non ci ha lasciate a mani vuote." Disse facendo un cenno alle altre di alzare lo sguardo. "Alla fine c'era veramente un punto di fuga." In cima alla cupola, dove normalmente vi sarebbe stata la chiave di volta, un segmento dorato risplendeva nel buio.
"Il sigillo!"

Angolino dell'autrice:
Un altro sigillo è stato trovato! Inoltre sappiamo qualcosa di più sui luoghi da cui provengono i sigilli, il loro legame con i nostri protagonisti.
Attenzione: in questo capitolo c'è un passaggio che se collegato ad un capitolo precedente vi darà un indizio su dove andrà a parare questa storia.
Spero di avervi incuriositi abbastanza.
Al prossimo capitolo.

Sono davvero riuscita a pubblicare questo capitolo in tempo (circa)
non me lo aspettavo soprattutto per gli impegni scolastici, ma mi sono superata a quanto pare.

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