Capitolo 37: L'inseguimento

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"E tu invece... sei Annabeth, è corretto?"
Domandò il fantasma, anche se ad Annabeth parve più una constatazione. "Si." Cominciò lentamente, soppesando le parole mentre rinfoderava il pugnale che sarebbe comunque stato inutile. La ragazza si ritrovò a spostare il peso da una gamba all'altra, leggermente a disagio nel constatare che non riusciva a guardare la sua interlocutrice negli occhi a causa dell'eccessiva trasparenza. "Per caso ci siamo già incontrate?" Non aveva bisogno di una risposta, Annabeth era certa di non aver mai visto la donna prima di allora, ma dopotutto cosa dici ad uno spirito che sembra conoscerti, ma di cui non sai nulla, senza sembrare maleducata?
"No." Rispose secca la strega oscillando appena in avanti, come sospinta da un vento leggero. Poiché non sembrava avere intenzione di continuare il discorso, limitandosi a scrutarla attentamente quasi volesse analizzarla, Annabeth serrò le labbra incerta sul da farsi.
Non poteva semplicemente andarsene, ma non aveva idea di come portare avanti una conversazione con un morto. Per fortuna, nonostante la confusione, resistette all'impulso di tenderle una mano e presentarsi, fermando il braccio appena in tempo. Zeus, sarebbe stato imbarazzante. Intanto il fantasma continuava a studiarla, gli occhi grigi come nuvole in tempesta. "Non avevo mai visto un semidio prima d'ora." Constatò scostandosi appena verso destra, quasi volesse osservarla da più angolazioni. "Ho letto molte storie, miti e leggende, ma non ho mai avuto l'occasione di incontrarne alcuno." Spiegò avvicinandosi lentamente. La figlia di Atena non si ritrasse, reggendo lo sguardo senza difficoltà. Non era un nemico che vedeva di fronte a se dopotutto. "Hai detto che non avrei trovato nessuno in quella stanza." Ribatté invece indicando l'aula da cui lo spirito era fuoriuscito. La Dama Grigia strinse le labbra e inclinò leggermente il capo. "I tuoi amici non ci sono, né qui né nella torre di Astronomia, nei dormitori di Corvonero o in alcuna stanza del settimo piano. Semplicemente non sono più qui ad Hogwarts." La pura monotonia con cui la strega pronunciò queste parole prese in contropiede la bionda, che si ritrovò a indietreggiare di una passo, come se fosse stata colpita al viso; perché da esse non trapelava nulla se non verità. "Come..?" Domandò disorientata, la gola improvvisamente secca e dolorante. La ragazza sapeva bene quali erano gli ultimi luoghi rimasti in cui cercare e la Dama Grigia li aveva appena elencati tutti, spazzando via ogni speranza rimasta di ritrovare i due ragazzi all'interno del castello. Se quest'ultima sentì il turbamento della sua voce non lo diede a vedere. "Sono forse lo spirito più antico di tutta Hogwarts, conosco questo castello meglio di chiunque altro. Fidati se ti dico che chi cerchi non è fra queste mura." Rispose con voce calma, ma un briciolo di orgoglio le illuminava le iridi scure. Annabeth avrebbe solo voluto correre dagli altri, spiegare la situazione e preparare un secondo piano di ricerca, eppure c'era qualcosa che la frenava.
"Dove sono allora? Lo sai?" Per la prima volta il fantasma distolse lo sguardo, le labbra premute a formare una linea sottile. "No." Sussurrò asciutta, poi senza aspettare risposta si lanciò verso il soffitto scomparendo fra le pietre scure. I sensi di Annabeth scattarono. Sa qualcosa, sta nascondendo qualcosa. Prima ancora di rendersene conto la ragazza si ritrovò a salire a due a due i grandi gradini di marmo; una miriade di pensieri le premevano in testa: Dove erano i ragazzi? Come erano usciti? Stavano bene? Se quella donna sapeva qualcosa allora Annabeth doveva scoprirlo. Quasi ruzzolò a terra mentre sfrecciava oltre un gargoyle di marmo, ma non si fermò finché non giunse al piano superiore. La Dama Grigia non si vedeva da nessuna parte. Annabeth emise un verso di frustrazione e stava già mentalmente maledendo le Parche quando a metà del corridoio la sagoma di un uomo attirò la sua attenzione. Era pallidissimo (e a mezzo metro da terra), inoltre il mago possedeva quella spettrale trasparenza tipica degli spiriti.
La ragazza colse al volo l'occasione.
"Ehi tu, per caso hai visto.." Il fiato di Annabeth le si mozzò in gola quando il fantasma si girò talmente in fretta che la sua testa cadde, o quasi.
"Oh salve!" Rispose quello con fare divertito, rimettendosi prontamente il capo sulle spalle. "Serve qualcosa?"
"S-si.. si! Sto cercando un fantasma, una donna." Specificò la semidea cercando di ignorare come parte del cappello del mago fosse immerso nel muro. Si disse che non poteva permettersi distrazioni. "Qualunque servizio spettrale vi serva sarei onorato di..." Cominciò il fantasma con un sorriso di incoraggiamento, una mano che si lisciava la lunga piuma del cappello.
"No! Io ho bisogno di trovare...la Dama Grigia!" Lo interruppe bruscamente la ragazza.
Lo spettro si bloccò un secondo, sbatté le palpebre una o due volte, quindi sbuffò piano. "Mi sembra di avere un dejavù..." Borbottò pizzicandosi il ponte nasale. Quando rialzò lo sguardo il sorriso era sparito, lasciando il posto ad un'espressione seccata. "La Dama Grigia ha sfondato il soffitto alcuni minuti fa, non avevo mai visto un fantasma sparire via così in fretta. Non si è neppure fermata a..."
"Perfetto grazie!" Corse via la semidea, lasciando il mago con un palmo di naso.
Due piani più in alto, dopo aver controllato due piani di aule, corridoi, sgabuzzini, bagni e scalinate varie (senza contare il quasi scontro frontale con alcuni studenti, probabilmente parte di uno dei tanti gruppi di ricerca), la ragazza si accasciò contro una colonna, stremata dalla corsa, stremata in corpo è sempre più abbattuta nello spirito. Trasse un respiro profondo prima di guardare la successiva rampa di scale. Dubitava che di trovare lo spirito che ormai avrebbe potuto trovarsi ovunque nel castello, ma comunque afferrò il corrimano e cerco di non strisciare troppo i piedi mentre si trascinava su.
La Dama Grigia era in cima ad aspettarla e la ragazza non riusciva a capire se era più felice o indignata dalla cosa. Era ovvio che le Parche si stessero divertendo molto con lei a quel punto.
Bisogna dire che anche se Annabeth era certa che il fantasma l'avesse aspettata, quest'ultima non sembrava considerarla anzi, la strega le dava le spalle, il viso rivolto alla finestra che apriva sul bosco. La semidea si spostò un ciuffo di capelli biondi che le ricadeva davanti agli occhi e avanzò con fare deciso, pronta ad affrontare il fantasma una volta per tutte.
"Sarebbe bello se morissero."
Mormorò infine la Dama Grigia, la voce abbastanza alta per essere udita, ma lo sguardo concentrato sempre fisso sulla finestra. Annabeth vacillò, le parole morte in gola e lo stomaco improvvisamente stretto in una dolorosa morsa d'acciaio. Tutto il peso della corsa sembrò gravarle sulle spalle e dovette prendere fiato prima di provare a parlare.
"Avere un semidio come fantasma renderebbe le mie giornate più interessanti." Continuò invece la strega senza scomporsi. Per un terribile attimo la semidea fu colta da un senso di vertigini e dovette appoggiarsi ad una balaustra quando sentì le gambe minacciare di cedere. Con questo gesto si avvicinò al vetro e finalmente vide cosa il fantasma stava osservando: nel cortile esterno, sparsi lungo i prati verdi, un grande numero di studenti di Hogwarts si muoveva freneticamente alla ricerca dei suoi amici. La voce dello spirito la raggiunse lentamente, ma per la prima volta Annabeth riconobbe una dolcezza velata in quelle parole. "Sono certa che se morissero tutti neppure uno sceglierebbe di restare..." Non suonava triste, sembrava piuttosto un'affermazione come se lo spettro stesse ripetendo una lezione appresa e ripetuta più volte. Eppure c'era qualcosa che suonava terribilmente sbagliato in questo.
"Scegliere...? Perché pensi...?" Domandò mentre riprendeva il controllo del suo respiro, la fronte poggiata contro il vetro freddo. Chiuse gli occhi ed espirò, quando li riaprì si trovò sorpresa nel notare l'intensità dello sguardo che la Dama Grigia aveva ora riportato su di lei. La sua trasparenza adesso sembrava più vivida che mai senza però togliere nitidezza alla... qualcosa in Annabeth finalmente scattò.
Quella sensazione che non l'aveva lasciata fin dal loro incontro nei sotterranei si ripresentò notevolmente ampliata, facendosi largo a gomitate fra i suoi pensieri e riuscendo finalmente a ottenere l'attenzione che meritava. Il corpo di Annabeth fu scossò dai brividi mentre si rendeva conto dell'ovvietà della cosa.
"Tu sei morta." Disse solo, d'un tratto estremamente lucida. "Come puoi essere qui? Ade non permetterebbe mai una cosa del genere." Ed era vero, l'Ade che aveva conosciuto avrebbe scatenato le ire di Thanatos se avesse scoperto che diverse anime stavano vagando nel mondo dei mortali.
Analizzò con attenzione la pura confusione, seppur di breve durata, che apparve sul volto della strega.
"Cosa intendi? Ade non ha potere qui."
"No... lui, lui è un dio. Ha poteri ovunque..dovrebbe..." Scosse il capo Annabeth mentre i pensieri turbinavano nella sua testa troppo velocemente. "Non qui." Ripeté la strega. "È anche a questo che serve il sigillo dopotutto." Aggiunse lentamente.
Silenzio.
Un fischio lontano vibrò nelle orecchie di Annabeth mentre il suo cervello analizzava le ultime parole. Sigillo. Annabeth era sicura di non averlo mai nominato fino a quel momento.
La dama Grigia adesso sembrava diffidente e guardava Annabeth con un lieve cipiglio.
"Vuoi siete qui per questo giusto? Il sigillo è la vostra missione, dovete ristabilirlo..." Continuò facendo un passo indietro. "Si." Riuscì a dire la semidea nonostante la gola ormai secca. Il pugnale sembrava estremamente pesante nella fodera, ma in qualche modo la ragazza sapeva che tirarlo fuori in quel momento sarebbe stato controproducente. Inghiottì la bile che le stava salendo e si appoggiò meglio al davanzale.
"Vedo che conosci il sigillo, come sai che sta avendo dei... problemi?"
"Serve a tenere i due mondi separati, tu stessa non dovresti essere qui è questo indica la presenza di un problema. Ed Ecate detesta i difetti dei suoi incantesimi." L'ultima frase fu poco più di un sussurro, ma Annabeth riuscì a coglierla lo stesso.
"Come lo sai? Non dovreste nemmeno conoscere l'esistenza del nostro mondo. Lo hai detto tu stessa!" Ribatté mentre uno strano disegno cominciava a farsi strada nella sua testa. "E perché la morte di uno di noi.." Annabeth trasse un respiro tremante e chiuse gli occhi, la testa che le doleva per lo sforzo e l'assurdità della situazione. Quando li riaprì brillavano di determinazione, era stanca di tutti i sotterfugi, le dubbie profezie, i dispetti del fato; era stanca di sentirsi piombare addosso indizi incompleti senza avere alcun controllo sulla situazione. Quando parlò la sua voce era dura, senza alcuna traccia di incertezza, persino le tracce di stanchezza erano sparite dal suo volto.
"Per quale motivo uno spettro come te dovrebbe essere a piede libero nel mondo dei vivi? Cosa volevi dire quando parlavi di scegliere prima? E come conosci e cosa sai sul sigillo di Ecate?" Le domande furono poste lentamente, ma con un tono che non ammetteva obiezioni. Senza neppure potersi vedere Annabeth era certa di apparire ben più pericolosa di quando aveva combattuto contro i centauri nella foresta. Dopo un attimo di esitazione, il fantasma si decise a parlare, negli occhi una strana ombra.
"Bene. Come già saprai i sigillo tiene separati quelli che a prima vista sono due mondi molto diversi." Cominciò la donna, Annabeth annuì. "Maghi e semidei." "Che però non sono così diversi in realtà: discendenti di Ecate e figli di dei." Precisò la strega. "L'incantesimo fu lanciato da Ecate stessa moltissime lune fa, quando decise di proteggere la sua progenie in maniera definitiva. Si tratta di uno dei più grandi incantesimi mai lanciati."
"Non hai risposto alla mia domanda."
"Ci sto arrivando." Assicurò la dama Grigia. "Vedi, questo incantesimo rimane attivo anche dopo la morte dell'individuo, ma se ogni anima rimanesse nel mondo dei vivi sarebbe un evento catastrofico, Ade non lavora per nulla... ma ecco, l'incantesimo come ho detto persiste ed è lo stesso morto a decidere di attraversarlo al momento del suo trapasso. Non tutti ne hanno il coraggio, alcuni rimangono aggrappati alla vita con tutte le loro forze e si ritrovano qui sotto forma di spettri. Ma sono pochi, destinati a non rivedere mai più i propri cari e senza alcun modo di andare avanti: il passaggio si apre solo una volta." Annabeth percepì la tristezza dietro queste parole, ma non disse nulla, si limitò ad annuire e attese che il fantasma andasse avanti.
"Io non ho avuto scelta sai? Rappresento l'eccezione alla regola, Ecate non ha pensato che potesse verificarsi un fatto simile e non si mai curata troppo di me. Ma sembra non essere un fatto nuovo giusto? Ci sarai passata anche tu immagino... gli dei non si preoccupano molto di noi semidei." Disse con voce rassegnata la donna che ora appariva così fragile da potersi infrangere nel vento.
Annabeth non sapeva che dire, si sentiva paralizzata mentre guardava di fronte una donna che era morta.
Una donna che diceva di essere una semidea.
Una donna con gli occhi color tempesta.

Angolino dell'autrice:
NON ODIATEMI VI PREGO :)
Sono sparita per mesi è vero, ma fra scuola, totale blocco del lettore/scrittore (ho letteralmente 16 libri da leggere e non riesco a finirne neanche uno) e alcuni motivi personali, capire cosa scrivere è stato estenuante.
Spero non mi abbiate dimenticata completamente, questa storia non è morta.
Al prossimo capitolo!
(che giuro sarà prima di settembre)
~Maty

P.S. Se a qualcuno come me Wattpad continua a eliminare le bozze delle storie, ho capito che dovete fare log out o eliminare direttamente l'app per poi riaccendere e far ricollegare tutto.

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