Capitolo 31: La sibilla errante

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Sono in ritardo! Scusate tantissimo, ma mi ero ovviamente dimenticata di non aver concluso il capitolo che avevo lasciato nelle bozze e me ne sono accorta solo ieri!! :,)

Come sempre commentate la lettura e se volete lasciate una stellina: buona lettura!

Mano nella mano i due piccioni erano infine arrivati al settimo piano del castello, vicino alla torre Nord. Annabeth aveva avuto la brillante idea di seguire esattamente al contrario le indicazioni di Pix. Passando di fianco alle grandi finestre Percy notò con suo disappunto quanto fossero distanti da terra.
"Non mi piace questa altezza... Zeus potrebbe folgorarmi per aver superato la linea del cielo secondo te?" Chiese alla sua ragazza con un finto terrore. Lei roteò gli occhi, ma sorrise. "Non esiste nessuna 'linea de cielo' Testadalghe."
"Fa strano detto da colei che ha sostenuto il cielo per noi mortali sai?" Percy la superò con un balzo, o almeno avrebbe voluto, perché lei allungo un piede facendolo inciampare e finire per terra. "Ahia." Mugugnò il ragazzo con la faccia schiacciata sul pavimento.
"Ci hai già provato al quinto piano Percy, non ci cascherò di nuovo." La bionda lo superò con un salto e andò avanti imperterrita.
"Volevo solo strapparti un bacio.." Protestò Percy alzandosi e sbrigandosi a seguirla.
"No, tu volevi baciarmi e inchiodarmi al muro. Hai già ricevuto un ginocchio nei testicoli, sei sicuro di volerci riprovare?"
"Oh andiamo...è una cosa romantica!"
"Siamo in missione: niente romanticismo!" "Quando è stata stabilita questa regola scusa?" Si stupì il ragazzo. "Quando ti sei buttato nel Tartaro con me rischiando di finire ammazzato, o quando sei entrato nello Stige pensando a me? Oh no aspetta forse quando hai deciso di difendermi dai mostri di Manhattan?" Elencò la semidea.
"Tutti gesti molto gentili da parte mia non pensi?" Sottolineò Percy alzando le mani in segno di resa. "Gentilissimi quanto stupidi, potevi morire!" Abbaiò Annabeth voltandosi. "Hai idea di quanto tu mi faccia stare in pensiero ogni volta? Egoisticamente parlando spero sia Harry a dover completare la profezia...un po' di pace ci farebbe bene." Sospirò la ragazza con rassegnazione.
"Ovvero?" Chiese confuso il figlio di Poseidone corrucciando la fronte.
"C'è sempre qualcuno che paga il prezzo più alto in una profezia. Leo, Ethan...Luke." Spiegò con un filo di voce la semidea.
Ovviamente, come posso essere così stupido?
Era naturale che Annabeth fosse spaventata, quando mai è andato tutto veramente bene?
"Beh, sarebbe anche figo pero no?" Cercò di sdrammatizzare. "È questo a cui pensavi quando mi hai difesa dai mostri? O quando ti sei seduto sul trono di tuo padre a Manhattan? 'Sarebbe anche figo' ?" Domandò seccata la figlia di Atena incrociando le braccia.
"Tecnicamente non potevo essere ucciso dopo essermi immerso nello Stige... e poi tu ti sei fatta colpire al mio posto in quella battaglia, quindi in realtà è colpa tuuuu-sai che c'è dovremmo smetterla di pensarci." Cambiò bruscante argomento quando incrociò il suo sguardo assassino. Regola numero uno: in una lite non datele mai la colpa, soprattutto se questa comprende l'essersi quasi sacrificata per te.
Per smorzare un po' la tensione e deciso a difendere il suo diritto al 'bacio della fortuna' disse: "Ma non ci capita mai di stare da soli ultimamente!" La bionda alzò un sopracciglio. "Noi siamo insieme costantemente." Gli ricordò. "Prima." Rispose lui scuotendo il capo. "Prima delle invasioni al campo, prima della profezia e prima di Harry e degli altri. Senza contare Jason che non riesce proprio a farsi i fatti suoi!" Disse quest'ultima frase ridendo, ma smise subito non appena vide lo sguardo raggelante di Annabeth. "Ehm.. ovviamente gli ho già detto di smettere. Si, ecco." Tossicchiò imbarazzato.
"Sarà meglio." Sibilò la figlia di Atena gli occhi ridotti a fessure. "Altrimenti..." Non concluse la frase, sia perché non ve n'era bisogno, sia perché qualcuno esclamò allegramente: "Oh Oh, Ragazzi nei corridoi?! Una donzella e un cavaliere non dovrebbero girovagare da soli a quest'ora!" Un buffo cavaliere in armatura, seduto su un buffissimo pony, li osservava accigliato da un quadro alla loro destra.
I due semidei si scambiarono un'occhiata veloce e il figlio di Poseidone sospirò stanco.
"Salve!" Lo salutò sfoggiando il sorriso più finto e tirato che poté. "C'è ne stavamo giusto andando." Disse e intanto si stava già girando pronto a ridiscendere quelle scale e ad arrendersi una volta per tutte ad aspettare il risveglio di Harry. "Fermi!" Gridò il cavaliere balzando giù dalla sua montatura. Probabilmente avrebbe voluto atterrare con qualche posa eroica, ma un piede gli rimase impigliato nella staffa di bronzo e rimase a penzoloni per qualche secondo prima di riuscire a tirarsi sù. Quindi si spolverò l'armatura e sorridendo si annunciò: "Sir Cadogan al vostro servizio!" Fece un piccolo inchino e si voltò verso Annabeth. "Ossequi alla signora." Lei accennò un saluto imbarazzato, questa volta neppure lei sembrava convinta di voler rimanere a conversare.
"Allora?" Domandò Sir Cadogan impaziente con lo sguardo che si muoveva veloce fra i due.
"Allora cosa?" Domandò la semidea incerta. "Allora qual è la missione! Non possiamo certo stare qui tutto il giorno ragazzi, su forza ditemi cosa posso fare per voi?" Rispose il cavaliere alzando la lancia e facendola ruotare vorticosamente. "Veramente noi non.." cominciò Percy dubbioso. "Aspetta!" Lo bloccò Annabeth con una mano. "Mffh..."
Nessuno capí la sua risposta, ma fortunatamente non fu essenziale alla trama.
Cadogan intanto osservava Annabeth con sospetto. Sembrava preoccupato della possibile assenza di una missione, non c'è niente di peggio per un quadro se non rimanere lì appeso senza nulla da fare tutto il giorno.
"In effetti noi siamo stati mandati qui missione..." Cominciò Annabeth. Sir Cadogan sbarrò gli occhi mettendosi in ascolto.
"...stiamo cercando una sibilla... Qualcuno che predice il futuro. Ci hanno detto che in questo castello c'è un insegnante con questo potere. Sapresti indicarci la via? O accompagnarci là?"
Sir Cadogan sembrava ormai troppo agitato per poter rispondere, ma comunque riuscì a pronunciare alcune parole confuse mentre salendo sul suo pony, con non poca difficoltà, si preparava a partire. "Oh mia cara... Seguitemi! Vi condurrò io!"
E detto questo parti.
"Pensi che sappia davvero dove sta andando?" Chiese Percy alla sua ragazza che per tutta risposta scrollò le spalle. "Hai qualche idea migliore?"
Otto corridoi dopo, due rampe di scale e uno strano passaggio che Percy non fu sicuro potesse essere descritto come 'convenzionale', il ragazzo aveva trovato almeno otto idee migliori di quella. Troppo tardi.
Finalmente Sr. Cadogan rallentò la sua corsa e si fermò di fianco a una particolare scalinata a chiocciola che i duri non avevano mai visto prima durante i loro giri. "Or non posso più proseguire, ma la meta è vicino miei prodi! Non temete, vi coprirò le spalle e nessun nemico oserà passare!" Ruggì il cavaliere agitando la lancia. "Secondo te a paura?" Sussurrò il semidio. "Non ci sono quadri sul muro, ma non posso esserne certa..." Notò Annabeth salendo i primi scalini, si voltò. "Vieni?" "Subito m'lady." Scattò il ragazzo superandola e avanzando due scalini per volta, talvolta tre e quando poté quattro.
Esattamente diciotto scalini dopo Annabeth superò uno stremato figlio di Poseidone che si appoggiava alla ringhiera di acero come se fosse la sua ultima ancora di salvezza.
"Stanco?" Domandò con ironia.
"Niente affatto."
Quando arrivarono in cima alla scalinata un enorme portone di mogano scuro e dall'aspetto trascurato si stagliò davanti a loro. Una maniglia in ferro ossidato attirò il suo sguardo, nonostante l'evidente azione corrosiva dovuta all'aria il bordo inferiore dell'anello era piuttosto liscio come se in tanti lo avessero afferrato nel corso degli anni. Così decise di farlo anche lui e batté due colpi secchi che risuonarono giù per la rampa delle scale.
"Ops... troppo forte?" Si preoccupò il ragazzo.
"Dipende. Volevi farti sentire o abbattere il Titano nascosto dietro il legno?"
"Simpaticissima." Brontolò piano mentre la porta si apriva davanti a loro.
Non appena fece il primo passo Percy si ritrovò investito da una nube calda e vaporosa che gli appesantì gli occhi.
Subito tossì e arricciò il naso guardandosi intorno. Sembrava l'aula di uno di quei licei che aveva frequentato prima di scoprire la sua natura semidivina. La stanza era quasi circolare, grossi banchi quadrati ne coprivano la superficie intervallati da ampie librerie che sembravano essere fuori posto a giudicare dai segni lasciati sul pavimento. "C'è qualcuno?" Domandò la figlia di Atena avanzando cautamente. Il rumore di qualcosa che si infrangeva a terra seguito da alcune lamentele li sorprese da dietro uno scaffale.
"Oh ma per Morgana! Che disastro, che disastro!" Una donna dai folti capelli ricci sbucò da dietro il mobile, aveva enormi occhiali tondi dalle lenti spesse come fondi di bottiglia e bandane colorate fra i capelli e a decorarle il vestito. Aveva in mano dei frammenti di ceramica che probabilmente erano stati la fonte del rumore.
Quando li vide strabuzzò gli occhi sorpresa.
"Oh miei cari ragazzi! Non vi ho sentiti arrivare." Cantilenò con voce allegra. "È la preside che vi manda? Serva una profezia per caso?" Rise alla sua stessa battuta. "Oh certo che no, dopotutto non si vorrà dare un po' di tregua ai nostri giovani studenti? Lo dicevo sempre ad Albus io ora mi toccherà ripeterlo anche alla McGranitt." Poi vedendo che i due non si erano mossi esclamò: "Avanti entrate vi scaldo una tazza di tè!"
"Mi scusi lei è la profetessa?" Andò subito al sodo Percy meritandosi la gomitata della bionda.
"Come? Scusate siete nuovi? In effetti non credo di avervi mai visto alle mie lezioni... oh ma non importa, io sono la professoressa Cooman, insegnate di Divinazione! Con me imparerete a scavare nel passato, a comprendere il presente e, se ne avrete il dono, a scoprire il futuro!" Alzò le braccia al soffitto come a enfatizzare il tutto.
"Wow." Fu la sola reazione di Percy, ma sembrò bastare alla strega che rispose entusiasta: "Lo so lo so, tipico dei primini in effetti, anche se voi mi sembrate piuttosto cresciuti..." Rise di nuovo mentre sistemava le tazzine sui tavoli.
"Su forza sedetevi! Forse il futuro ha qualcosa anche per voi..." Volendo evitare di contraddirla e magari inimicarsela (Apollo e i suoi profeti sanno essere particolarmente permalosi) i due presero posto attorno ad un tavolo mentre la professoressa calava in una tazzina fumante delle foglie di tè nero.
"Ci chiedevamo..." cominciò Annabeth con voce seria. "..se avesse avuto qualche visione negli ultimi tempi, magari qualcheduna stranamente frammentata o confusa."
"Ma se è intera e bella chiara la accettiamo lo stesso!" Esclamò Percy sfregandosi le mani e facendo tremare l'acqua all'interno della tazza.
"Uhm nulla e tutto, come sempre del resto!" Rispose sbrigativa la strega aggiungendo due zollette alla sua bevanda. "Ma niente è mai chiaro quando si parla di tempo." Spiegò indicando i due con il suo cucchiaino. "Su bevete! I segni del destino sono spesso più vicini di quanto possiate immaginare..." Quindi finí il suo ultimo sorso e cominciò a rigirarsi la tazza fra le mani. "Deve essere il mio giorno fortunato... ma voi ragazzi ditemi cosa avete?!" Commentò entusiasta. Più avanti Percy desiderò non aver mai bevuto quel tè.

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