Capitolo 17: L'inizio dell'incubo

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"Hey!" La testa di Harry stava scoppiando. "Hey? Amico stai bene?" Chi lo chiamava? Harry non riusciva ne a riconoscere la voce, ne a mettere a fuoco la figura che si stagliava sopra di lui. Sentiva le guance bruciargli appena, forse lo stava schiaffeggiando? Difficile a dirsi, il suo corpo era congelato e non era neppure sicuro di avere ancora tutti i suoi arti. "Harry! Cavoli amico, ma che ti salta i mente?" Con fatica il mago cercò di parlare. "P-Percy?" "Oh! Allora non sei messo così male!" "Sto bene..." Sussurrò il ragazzo sorridendo sollevato, era vivo, gli bastava. "Non hai una bella cera sai?" "Dici?" "Direi proprio di no!" Ormai stavano entrambi ridendo, Percy era seduto sulla riva del fiume, asciutto, Harry invece era sdraiato a pancia in su, fradicio. In mano stringeva ancora la bacchetta e il sigillo che adesso era tornato a emettere calore. "Adesso mi spieghi che ci facevi la sotto?" Chiese il semideo guardandolo serio, un sopracciglio alzato. "Ho visto una luce provenire dal lago." Spiegò il grifondoro mettendosi a sedere. "Mi sono tuffato e ho cercato di raggiungerla, ma non ho pensato a quanto ci avrei impiegato e mi è mancato il respiro..." Percy sembrava incredulo. "Fammi capire bene, tu vedi una strana e misteriosa luce provenire dal fondale di un lago nero e gelido, dopo essere stato attaccato da una dozzina di mostri, e ti butti? Avevamo detto di chiamarci in caso avessimo trovato qualcosa!" Le guancia del mago si tinsero di rosso per l'imbarazzo, effettivamente ora che ci pensava le sue azioni gli sembrarono molto avventate. "Non riflettevo, ero come attratto da esso! E poi non è vero, l'acqua era calda e trasparente quando sono entrato!" Cercò di giustificarsi. "Non so a che acqua tu sia abituato, ma persino io girerei a largo da luoghi come quello!" Sospirò l'amico girandosi verso il luogo incriminato; anche Harry si voltò e per un attimo non riconobbe la superficie del lago: nera e scura, come inchiostro, e immobile, senza che un singolo alito di vento la increspasse. Harry deglutì rumorosamente. "Non era così... prima." "Lo spero bene." "Emanava così tanto potere..." "Aspetta, io non ho sentito niente." Dichiarò il figlio di Poseidone tornando a guardare negli occhi il compagno. "Come no? È strano invece che non lo avessimo notato prima, la luce rifletteva su tutti gli alberi!" "Di nuovo? Quale luce?!" Domando esasperato l'altro. "Te l'ho detto! Quella che ho seguito per arrivare a questo!" Detto questo Harry sollevò il pugno, mostrando a Percy il sigillo come prova. "Scusa ma se non l'hai vista, come sei arrivato qui?" Aggiunse. "Sentivo la presenza di acqua, pensavo di poter avere più fortuna e ho seguito la fonte sotterranea. Per fortuna direi, perché quando sono arrivato ho visto qualcosa dimenarsi sott'acqua..." Spiegò guardandolo attentamente. "A proposito, grazie." "Figurati, mi tuffo sempre in soccorso degli amici!" Rise il semideo passandosi una mano fra i capelli asciutti, dettaglio che Harry non mancò di notare. "Percy...sei asciutto! Come...?" "Oh questo?" Rispose l'altro abbassando lo sguardo sui suoi vestiti. "È un altro vantaggio di avere il re dei mari come genitore." Disse con un'alzata di spalle. "Tu piuttosto, sei fradicio. Abbiamo trovato il sigillo no? Torniamo al campo mezzosangue prima che tu muoia di polmonite." Detto questo afferrò Harry per un braccio e lo aiutò ad alzarsi. "Aspetta!" Il mago sollevò un braccio ed esclamò: "Expecto Patronum" Quando il cervo svanì nel bosco Percy si voltò confuso verso il compagno. "Manderà una messaggio agli altri, per ora però vorrei solo ricordare l'incantesimo di calore... ah si, Fuocondro!" Dalla punta della bacchetta del mago si sprigionò un lieve calore, che man mano aumentò il proprio raggio di azione finendo per riscaldare entrambi, arrivati al luogo di incontro i vestiti di Harry erano tornati asciutti e il suo viso aveva ripreso un po' di colore. Hazel,Hermione e Ron erano già li ad aspettarli; questi ultimi appena viste le condizioni del loro migliore amico gli corsero incontro preoccupati . "Cielo Harry stai bene? Cosa è successo?!" La voce di Hermione era agitata e il suo sguardo vagava alla ricerca di una possibile ferita superficiale. Ron cercò di sorreggerlo, ma l'Harry insistette dicendo di stare bene e di non preoccuparsi. "Il vostro amico ha avuto una brutta esperienza con un lago particolarmente brutto..." Spiegò brevemente Percy alle occhiate dubbiose dei due, intanto osservava il bosco attorno a se, Annabeth aveva visto il segnale e stava certamente tornando, non doveva preoccuparsi sarebbe stata lì a momenti. "Di nuovo?" Ron guardò l'amico contemporaneamente sorpreso e divertito. "Capita."
In pochi minuti dalla foresta uscirono rispettivamente Nico, Leo le cui braccia erano in fiamme, Will che era sospettosamente arrivato dalla stessa direzione del suo ragazzo e infine Annabeth. Quando la vide, ancora lontana fra gli alberi, a Percy mancò un battito: aveva gambe e braccia graffiate, una brutta macchia rossa sulla spalla sinistra e camminava con difficoltà. Il figlio di Poeseidone le corse incontro stringendola a se e lei quasi gli crollò addosso. "Sto bene Testadalghe..." sussurrò piano. "Sei ferita e zoppichi, non stai bene per niente." Lei rispose sbuffando, ma finì per tossire forte. "Percy tutto bene? Annabeth?" Percy si sbrigò a rispondere. "Venite qui! Annabeth sta male! Will, Will ci serve un dottore presto!" Gridò sbrigativo e rivolgendosi alla bionda aggiunse con tono dolce. "Tranquilla resisti, si sistemerà tutto." "Percy sto bene. Davvero!" "Non avere paura." "Non ho paura Percy, sono solo inciampata." "Andrà tutto bene." La ragazza stava per ribattere nuovamente, ma si accorse che il suo ragazzo aveva gli occhi chiusi e, con la sua testa appoggiata sulle proprie ginocchia, sembrava tremare appena. La consapevolezza travolse come un camion in piena corsa: Percy era spaventato, temeva per lei è la sua vita, così tanto che non stava pensando lucidamente in quel momento. Sorridendo intenerita portò una mano al suo viso e avvicinandolo al proprio, lo rassicurò: "Sono qui, non me ne vado. Starò bene, anzi benissimo, non preoccuparti chiaro? Dopotutto mi sono ridotta molto peggio ricordi?" Provò a farlo sorridere. "Che succede?!" "Annabeth stai bene?" "Oddio la tua spalla.." Ormai la coppia era stata circondata dagli amici, Will le stava controllando la caviglia, Hermione pronunciava incantesimi che sembravano alleviare il dolore. "Lascia Will, faccio io: Ferula!" "Annabeth mangia questo, è un cubetto di nettare ti darà energia." Presto la ragazza si accorse che ognuno faceva qualcosa per aiutare, come una squadra; ma in mezzo a tutta quella confusione di incantesimi, diagnosi e battute per alleggerire la tensione, la figlia di Atena riusciva a sentire solo il battito del cuore del ragazzo che non l'aveva ancora lasciata andare, che rallentava e si stabilizzava, seguendo quel ritmo che lei aveva imparato ad amare e che ora la stava cullando come una canzone d'amore. Purtroppo però non appena si addormentò i sogni iniziarono a giocare con le Parche...

Non si vedeva nulla, il cuore di Annabeth prese ad accelerare, provò anche a parlare, ma non emise alcun suono o almeno lei non sentì nulla. "È un sogno... non c'è nulla di pe-" Qualcosa risuonò nell'oscurità, talmente forte che Annabeth percepì il suono vibrargli nelle ossa; si girò di scatto spaventata... e si svegliò.

"Lui sta arrivando!"

Angolino dell'autrice:
Il capitolo non è lunghissimo lo ammetto, la scuola mi sta veramente mettendo con le spalle al muro e non sono riuscita a scrivere per molto tempo. Alla fine però ho abbozzato qualcosa ed è nato questo capitolo che, non lo nascondo, non mi lascia soddisfatta.
Ho provato ad aggiungere una scena lievemente romantica, ma devo decisamente migliorare.

Ricordate di lasciare una stellina se la storia vi sta piacendo, anche se questo capitolo fa un po' schifo :)

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