6. Un incidente, Juanita e...?

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<<Sono in ritardo! Sono in ritardo!>>, mi legai in fretta i capelli in una coda alta, recuperai il grembiule e corsi letteralmente fuori dall'appartamento, precipitandomi in ascensore, in ritardo per il turno serale.

Un'ora dopo, in divisa, capelli raccolti in una treccia - Juanita aveva insistito per rendermi più presentabile... ero sicura fosse un'offesa, ma non avevo commentato -  stavamo mettendo le ultime posate sui tavoli.

<<Domani devo lavorare anche nell'altro locale!>>, si lamentò Felicity <<Tra due giorni ho un esame! Studio praticamente di notte!>>, sfogò la sua frustrazione su un tovagliolo, spiegazzandolo tutto.

Devon glielo tolse dalle mani.

<<Cosa studi, Fee?>>, le chiese Juanita.

<<Giurisprudenza. Non è per niente una passeggiata>>, disse <<E voi, ragazze? Andate all'università?>>, ci guardò.

<<Ho dato l'ultimo esame della sessione un mese fa. Un giorno aprirò un posto come questo... ma che dico! Più bello di questo!>>, esclamò Juanita suscitando risatine.

<<Io ho trent'anni, ragazze, posso dire di essere fuori corso, ma non mi dispiace non avere una laurea. In autunno mi sposo>>, affermò Devon.

<<Ma non mi hai mai detto niente!>>, lo colpì al braccio Felicity, mentre Juanita assunse un'espressione sognante. Avrei scommesso che quella ragazza aveva un debole per i matrimoni e i lieto fine in generale.

<<Congratulazioni>>, dissi io con un piccolo sorriso.

<<E tu Abigail?>>, domandò il promesso sposo.

<<No, non mi sposerò in autunno>>, scossi la testa e gli altri si misero a ridere.

<<Hai appena fatto una battuta? Sicura di non avere la febbre?>>, mi toccò la fronte Juanita.

La guardai storto. <<Mi sono appena trasferita, come tutti sapete. In autunno mi metterò a cercare delle facoltà>>.

Se gli altri ci avevano creduto, ritornando a parlare tra loro... bè, Felicity parlava e rimproverava Devon di aver aspettato così tanto per darle la buona notizia e lui l'ascoltava divertito finendo di apparecchiare, Juanita mi lanciò un'occhiataccia. <<Hai mentito, vero?>>, abbassò la voce <<Sarai al settimo mese. Dovrai cominciare a essere pronta per...>>, indicò la mia pancia.

<<Non posso fare entrambe le cose?>>, incrociai le braccia, investita da un improvviso moto di orgoglio. Mi credeva debole? Perché pensava non fossi in grado di lavorare, studiare ed essere incinta? E poi l'avevo promesso a Tess... anche se... da qui a settembre potevano cambiare molte cose, potevo convincere Tess a sciogliere il patto...

<<Potrei lavorare, studiare e prepararmi per diventare mamma>>, affermai convinta e mi studiò un attimo. Mi guardò e basta e i suoi occhi dissero tutto quello che dovevo sapere.

<<Ok, suonava meglio nella mia testa. Hai ragione, non posso fare tutto. Niente università!>>

<<O niente lavoro. Sai che potresti anche non lavorare?>>

<<Juanita, non posso vivere di rendita, mia zia non è Paperon de' Paperoni e devo mettere da parte dei soldi per lui o lei>>, scossi la testa.

Mi piaceva essere indipendente.

Ero indipendente e sì, avevo messo da parte la mia carriere scolastica, ma loro non c'erano più, ero crollata e tutto aveva perso significato. Il lavoro al bar mi aveva permesso di continuare a mantenermi, a vivere, anzi, sopravvivere e a non pensare al fatto che mi ero ritirata dal college a meno di un anno dalla laurea.

Così Lontani, Così ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora