14. Matt

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La mia agente non faceva altro che ripetermi la lista dei mille impegni che avrei dovuto affrontare durante la settimana: sarei stato soggetto a una quantità immensa di interviste, incontri, firma copie e un live al Bottom Lounge.

Il Back in Tour non sarebbe iniziato prima di tre mesi, avevo pur il diritto di prendermi una pausa! Negli ultimi mesi avevo lavorato ininterrottamente con la band, in pratica avevo vissuto in sala di registrazione e dormito neanche cinque ore al giorno, perché anche di notte l'ispirazione mi veniva a trovare - il silenzio e il buio mi aiutavano molto a comporre.

Se la mia band era potuta andare in vacanza e in questo momento si trovava da qualche parte in spiaggia, io ero dovuto volare a LA e a NY, per poi precipitarmi lì, a Chicago.

<<Matt, mi stai ascoltando? >>

<<Sì, sì>>, agitai una mano per dirle di proseguire e lei, smaniosa di parlare, di tenere tutto sotto controllo e programmato al secondo - evidentemente stressata - non si accorse nemmeno che non le stavo prestando attenzione.

Ero sdraiato sull'enorme letto dell'enorme suite in cui alloggiavo. Jennifer faceva sempre così: esagerava in ogni cosa. Non era per niente necessario riservare un intero piano solamente al sottoscritto!

Fissavo il soffitto, ma non lo vedevo veramente, così come non ascoltavo la mia agente, nella mia mente l'immagine di una ragazza rannicchiata in un ascensore, lacrime agli occhi, uno sguardo perso.

Nella mia mente l'immagine di una ragazza spaesata alla stazione dei pullman.

Nella mia mente... Abigail.

Abigail.

E i suoi occhi azzurri.

La sua espressione che racchiudeva mille emozioni diverse, e tutte visibili, per quanto lei cercasse di nascondersi.

Avevo sperato che lei bussasse alla mia porta.

Ero rimasto così spiazzato dal fatto che lei non mi avesse riconosciuto, che non si fosse comportata come ogni mia fan... ma come poteva? Lei era diversa da ogni ragazza che avessi mai incontrato.

Era potenza assoluta, energia elettrica, una melodia dirompente, una melodia che avevo dovuto incidere su carta non appena avevo messo piede in stanza.

E avevo scritto.

Parole e parole e musica.

Avevo composto un'intera canzone, semplicemente dopo pochi minuti passati in sua presenza, semplicemente perdendomi nei suoi occhi, semplicemente stringendole la mano, e non avendole permesso di cadere mi aveva dato l'opportunità di capirla un pò meglio.

Volevo rivederla.

Volevo farla sorridere.

Avevo bisogno di lei.

Di sentirmi nient'altro che... Matt.

In debito con me?

Come poteva pensarlo?

Io ero in debito con lei.

Fin da bambino, il mio desiderio più grande era quello di rendere immortali le mie parole, far conoscere la mia musica al mondo e finalmente, due anni prima il mio sogno era diventato realtà, ma nel presente, il sogno mi stava lentamente consumando.

La vita della pop star?

Non faceva per me.

Ma nella vita bisogna fare dei sacrifici, no? E io mi sarei sacrificato mille e mille volte per far sì che le mie canzoni toccassero i cuori di quante più persone possibili.

Così Lontani, Così ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora