Ventiquattro settimane
Fui svegliata dal rumore di pentole e della macchina del caffè. Capii che Tess si stava preparando la colazione e decisi di affrontarla subito. La mattina era l'unico momento della giornata che passavamo insieme ogni giorno, prima che Tess andasse al lavoro e io cominciassi le mie attività. Fino a qualche settimana prima andavo a correre, adesso facevo sì e no un giro attorno all'isolato, camminando, o mi incontravo nella hall con Nita o semplicemente mi riposavo sul divano, sfogliando delle riviste sulla gravidanza, pennarello alla mano, a segnare tutti gli articoli che mi sarebbero tornati utili.
Il mio proposito di svuotare il sacco era evaporato, il coraggio mi abbandonava e mi assaliva al ritmo dei miei sbalzi di umore. Certi giorni faticavo anche ad alzarmi dal letto.
Avevamo pranzato insieme un paio di volte e cenavamo provando diversi ristoranti della zona, cibo d'asporto, sedute sul divano a guardare la tv o a tavola ammirando lo skyline di Chicago. La sera eravamo così sfinite, che ascoltavo poco e niente di quello che mi raccontava sul lavoro e sapevo che anche lei non prestava molta attenzione ai racconti delle mie giornate, che di certo erano più emozionanti delle sue, ma tipiche di una persona normale, anche perché dovevo nasconderle molto, dalle nausee mattutine alla bambina che aveva incominciato a scalciare.
Se avessimo parlato quella sera, sapevo si sarebbe innervosita, sfogando lo stress del lavoro su di me e poi non ero sicura che ci saremmo viste, molto spesso si tratteneva in ufficio fino a tardi e io andavo a dormire presto.
Ero consapevole che comunque si sarebbe arrabbiata, ma magari, una volta venuta a conoscenza dei fatti, se ne sarebbe andata, e dopo un'intera giornata a rimuginare, la sera si sarebbe comportata meglio.
Misi la vestaglia e mi incamminai.
Tess stava spremendo delle arance. <<Ciao ragazza! Mattiniera, eh?>>, mi sorrise << Impegni per oggi?>>
Mi andai a sedere sullo sgabello e mi appoggiai con i gomiti all'isola. Avevo bisogno di tutto il sostegno possibile. <<Buongiorno zia. Dormito bene?>>
<<Certo, e tu?>>
<<Io ho fatto fatica a prendere sonno>>.
Mi guardò. <<Vuoi parlarne?>>
Me lo chiedeva sempre quando mi vedeva con le occhiaie e la faccia stravolta già di prima mattina. Di solito scuotevo la testa e mi limitavo a mangiare il mio French toast.
Non quella volta.
<<A dire il vero, sì, dovremmo parlare>>, le confidai sotto il suo sguardo stupito.
<<Davvero? Cioè, volevo dire... ma certo! Puoi dirmi tutto, lo sai>>, mi prese una mano.
<<Sono incinta>>, buttai fuori.
Vi sareste aspettati giri di parole o qualche complimento per addolcire la pillola? Non ero il tipo, preferivo andare dritta al punto, dopo settimane di sotterfugi. La vidi sbiancare. Il silenzio calò tra noi, smorzato dallo spremiagrumi che smetteva di girare.
E disse una cosa che non mi sarei mai aspettata. <<Quel cantante dei miei stivali ti ha ingravidato?>, urlò.
<<Cosa?>>, fu il mio turno di rimanere a bocca aperta <<No! Sono... sono di ventiquattro settimane. E Matt non è il padre>>, tenni a precisare.
<<Ho bisogno di bere>>, aprii il frigo e bevve direttamente dalla bottiglia di vino.
Oh mio Dio.
STAI LEGGENDO
Così Lontani, Così Vicini
ChickLit𝑩𝒂𝒔𝒕𝒂 𝒖𝒏 𝒂𝒕𝒕𝒊𝒎𝒐 𝒆 𝒂𝒍𝒍'𝒊𝒎𝒑𝒓𝒐𝒗𝒗𝒊𝒔𝒐 𝒍𝒂 𝒕𝒖𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒑𝒖ò 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒂𝒓𝒆. Abigail lo sa bene, nel giro di pochi mesi una serie di cambiamenti stravolgono la sua tranquilla esistenza ed è costretta a lasciare l'oceano...