Epilogo

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Era una giornata come un'altra.

L'aria profumava di mele e cannella, visto che il giorno prima io e Nita avevamo cucinato una torta - in realtà aveva fatto tutto lei, non mi aveva permesso di muovere un dito - e un leggero aroma di caffè si stava diffondendo dalla cucina.

Dalla finestra vidi Chicago prendere vita. Il traffico era intenso già alle prime luci dell'alba. I rumori delle automobili in movimento, gli scampanellii delle biciclette, le urla dei pedoni che rischiavano di essere investiti creavano una melodia particolare, una melodia a cui ormai mi ero abituata. Il cielo era costellato da nuvole di panna, avrei potuto allungare la mano e afferrarle talmente erano dense.

Guardavo dalla finestra della mia stanza la luce del sole riflettersi sulle vetrate dei grattacieli circostanti e con un sorriso feci un passo indietro proprio mentre una coppia di innamorati si salutava venendosi incontro, facendo volare via i piccioni al loro passaggio.

Accostai lentamente la tenda mentre lui la prendeva in braccio per farla volteggiare.

Diedi il buongiorno a Chicago con i mille battiti del mio cuore trepidante che mi rimbombavano nella testa, nelle vene, in tutti i pori del mio corpo.

Finii di mettere le ultime cose in valigia e con molta fatica cercai anche di chiuderla.

Una volta finito, mi sedetti sul letto e feci vagare lo sguardo per tutta la stanza, le pareti piene di fotografie, biglietti del cinema, poster; pareti ricche delle tracce del mio passaggio. Un fiume di ricordi si stava impossessando di me, così chiusi gli occhi.

Posai la valigia per terra e misi in bella vista il biglietto aereo.

In camera c'era uno specchio abbastanza lungo da potermici specchiare per intero. Lo raggiunsi. Vidi una persona che fino a sei mesi prima avrei giurato di non rivedere più. I capelli ondulati mi ricadevano lucenti sulle spalle - io e zia Tess ci eravamo regalate una giornata dal parrucchiere, manicure e pedicure - sulla fronte una frangia appena spuntata incorniciava due occhi del colore dell'oceano, contornati da un velo di eyeliner, e un nasino all'insù completava il quadro con delle labbra sottili e dipinte di rosa - sì, avevamo fatto anche shopping e avevo comprato un nuovo lucidalabbra. Le mie mani con le unghie laccate di verde smeraldo, istintivamente, si posarono sul mio ventre e lo accarezzarono.

<<Lo sto facendo per te>>, sussurrai.

Chicago mi aveva dato tanto: una famiglia, degli amici, un posto da poter chiamare casa. Stavo rinascendo, i miei polmoni respiravano finalmente la libertà e non solo per me stessa, ma anche e soprattutto, per la vita che portavo in grembo.

Lasciai la mia stanza e mi diressi in cucina pensando alle mille cose che avrei dovuto fare quel giorno e i giorni seguenti. Forse avrei fatto meglio a comprare un'agenda o rischiavo di perdere qualche pezzo. Vidi Tess seduta sul solito sgabello intenta a sorseggiare il caffè bollente. Mi accomodai accanto a lei, sulla mia sedia speciale con il morbido cuscino tra me e lo schienale. Le sorrisi e lei mi accarezzò la mano.

<<Dormito bene?>>

<<Non molto e sinceramente mi sto un pò stufando>>.

Rise. <<Tesoro, la meta è vicina, resisti ancora un pò>>.

Presi una fetta biscottata e cominciai la mia solita routine della colazione. <<Vorrei vedere te>>.

<<Non dirlo nemmeno per scherzo>>.

<<No, vorrei proprio vederti! Secondo me saresti...>>

<<Abigail, non farmi arrabbiare!>>

Scoppiai a ridere e il broncio di zia si trasformò subito in un sorriso.

<<Hai preparato tutto?>>

Annuii e addentai la fetta biscottata, rischiando di far cadere della marmellata sulla mia canottiera. <<Ho paura di dimenticarmi il biglietto, però>>.

<<Te lo tengo io, magari lo mettiamo in una busta e quando sarà il momento te lo rendo>>, mi suggerì e fui d'accordo con lei. Con quello che l'avevo pagato - metà stipendio - di certo non avrei permesso che andasse a finire nel dimenticatoio o peggio, perso chissà dove!

Lasciai Tess a finire la colazione e mi allontanai senza nemmeno voltarmi, quasi correndo, verso il bagno. Ormai ci passavo la maggior parte del mio tempo.

Sparì il più velocemente possibile, insomma, per quanto la mia condizione me lo permettesse.

Chicago era molto diversa dalla cittadina in cui abitavo.

Era caotica, affollata e viva, non dormiva mai. Col tempo mi ero abituata al nuovo stile di vita, ma a volte ancora percepivo il senso di malinconia, di nostalgia, verso l'oceano che mi aveva accompagnata durante il mio periodo di crescita nel mondo.

L'oceano era mio amico.

E lo sarebbe sempre stato.

Forse, un giorno, sarei tornata a sedermi vicino alla riva, lasciando che l'acqua mi lambisse le gambe e avrei affondato di nuovo le dita nella sabbia bagnata, ritrovando la mia connesione con quel luogo. Avrei lasciato le impronte del mio passaggio sul bagnasciuga, affiancate da orme di piccoli piedini.

Chicago non era stata la mia prima scelta come meta per una vacanza in solitaria, non pensavo nemmeno che sarei finita a considerla casa. Adesso, non mi vedevo felice in nessun altro posto.

Avevo programmato tutto nei minimi dettagli, sarei partita all'inizio di giugno e sarei tornata in California alla fine dell'estate.

In un'altra vita.

Un giorno sarei tornata in quella casa, in quel luogo, in quella città che mi ricordava ogni secondo che loro non c'erano più.

Un giorno.

Abigail Poult da ventitrè anni.

Orfana da nove mesi, dodici giorni, sette ore.

Incinta di otto mesi.

Non.

Più.

Sola.

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Ciao a tutt*!😊
La storia di Abigail si è conclusa e lo so che molt* non si fermano a leggere il resto - ringraziamenti, nota autrice, gli avvisi ecc... - quindi ho deciso di mettere qui un semplice appello:

⭐Lasciate un commento!⭐

BRENDA: Tesoro, così sembri disperata!

IO: Ma no, Brenda, non sto supplicando nessuno, dico solo che mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensano i lettori/lettrici, non pretendo papiri di commenti, solo qualche riga! Io scrivo spesso nelle storie che leggo, i commenti sono una delle parti che preferisco, perché è lì che capisci quanto la tua storia sia arrivata al pubblico.

Accetto anche i commenti negativi😆😅

Sara

Così Lontani, Così ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora