24. Adesso. Sono. Sveglia.

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L'avevo combinata grossa. Molto grossa. Me ne accorsi subito. Juanita scoppiò a piangere tra le braccia di Jacques, mia zia ebbe la stessa reazione. Avevo sete e mi sentivo gli occhi pesanti, tuto il corpo pesante.

Oddio.

Mia figlia.

Portai le mani al ventre, nonostante mi costesse uno sforzo immane.

<<Tesoro, sta bene. È forte e sana, stai tranquilla, non ti agitare>>, mormorò Tess avvicinandosi. Mi porse un bicchiere d'acqua che accettai volentieri, senza smettere di guardare ognuno di loro.

Mi soffermai su un uomo che non mi sorprese vedere lì.

Gli sorrisi e mi sembrò quasi di vederlo arrossire. Tornai a osservare mia zia, aveva gli occhi rossi e le occhiaie, i capelli in disordine e i vestiti stropicciati. Doveva aver dormito su quella brandina accanto al letto. Una piccola scintilla le illuminava il viso, e non dipendeva solo dal mio risveglio. Ero così contenta. Anche perchè così... meno lavoro per me! Abigail versione Cupido aveva ufficialmente appeso arco e frecce al chiodo.

<<Q-quindi...>>, pronunciai con voce arrochita <<Per quanto ho dormito?>>

<<Tre giorni>>, rispose mia zia <<Ti ricordi quello che è successo?>>, mi chiese cauta.

Oh, come dimenticare. Juanita mi aveva messo ko con quel discorso. Amore di una madre, di un padre, di un fratello che non avrei mai più avuto, indipendentemente da cosa dicesse quella voce che presumevo fosse la mia coscienza.

Juanita che mi voleva vedere felice, magari con Matt.

Mi agitai.

Possibile che lui...?

Il bip di sottofondo accelerò e le donne nella stanza si agitarono. Alzai una mano e scossi la testa. Feci un paio di respiri profondi per far calmare il mio cuore malandato. <<Sto bene. Voglio solo sapere se avete detto a qualcun altro cosa è successo>>.

La mia amica capì subito a chi mi stavo riferendo e scosse la testa. Bene. Tess, invece, abbassò lo sguardo. <<Tess?>>

<<Ho dovuto>>, ammise e il senso di colpa si rispecchiò sul suo volto.

<<Che vuoi dire, esattamente?>>

Dio, ero così stanca.

<<Ci aspetta una bella riunione di famiglia, Abigail>>.

<<No...>>

Annuì. <<Ho sbagliato. Ti chiedo scusa, Abigail. Ho sbagliato. Tutti noi abbiamo sbagliato e adesso è arrivato il momento di rimediare. Capito?>>

Le lacrime scivolarono sul mio viso, mi annebbiarono la vista.

<<Mi dispiace avervi fatto preoccupare>>.

Juanita, abbracciata a Jacques, non mi guardava più.

<<Nita>>, la chiamai.

Scosse la testa.

<<Nita, guardami>>, le ordinai <<Nita!>>

Due occhi spenti mi inchiodarono. Rabbia. Senso di colpa. Vergogna.

<<Ti devo dare quel calcio?>>, domandai.

Assunse un'espressione confusa, Jacques capì e sorrise e Tess mi strinse la mano.

<<Non è colpa tua, Nita>>.

Si allontanò dal suo ragazzo e venne vicino a me. <<Perdonami>>.

Così Lontani, Così ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora