<<Ti ho vista cadere, Abigail, sotto i miei occhi. Sei crollata a terra in un secondo e mi sono sentita morire. Morire, Abigail>>, sussurrai tenendo stretta la mano della mia migliore amica, stesa su un letto di ospedale, gli occhi chiusi; il bip fastidioso dei macchinari, l'odore di disinfettante, in quell'ambiente asettico privo di luce.
Un tocco sulla mia spalla.
<<Tesoro, vai a casa>>.
Scossi la testa.
Lacrime.
Non avevo mai smesso di piangere.
<<Nita... ti prego, devi almeno mangiare qualcosa>>.
Scossi la testa.
Lacrime.
Il mio cuore era a pezzi.
Avevo chiamato il 911.
Avevo chiamato Tess.
Avevo chiamato Jacques.
Non lasciarmi.
Combatti.
Combatti, Abigail.
<<Non sei riuscito a convincerla?>>
Silenzio.
Un altro tocco alla spalla.
<<Sapete, quando aveva cinque anni si è rotta un braccio. Io non c'ero, me l'ha raccontato mia sorella. Non ha versato una lacrima, dal momento in cui è finita a terra con la bicicletta, al momento in cui il dottore le ha applicato il gesso>>.
Pausa.
Lacrime.
Dolore ovunque.
<<Se c'è una donna forte e tenace che lotterà per la sua bambina, quella è mia nipote. E se vi vedesse qui, ombre di voi stessi, sarebbe la prima a prendervi a calci>>.
La mano si strinse attorno alla mia spalla.
<<Andate a casa, ragazzi. Rimango io>>.
<<Ma...>>
<<Vi chiamerò, se dovesse cambiare qualcosa>>.
Mi voltai.
Fissia quegli occhi che erano uguali a quelli di Abigail.
<<Promesso>>.
Lentamente feci scivolare via le dita dalla sua mano. Sembrava così fragile, piccola, indifesa.
No.
Abigail era forte.
Forte.
Jacques mi prese subito tra le sue braccia, non mi lasciò andare nemmeno per un momento e anche se volevo assicurarmi che Abigail stesse bene con i miei occhi, uscii dalla stanza e mi feci accompagnare a casa. Ormai passavo il mio tempo lì, Felicity e Devon mi scrivevano e volevano essere aggiornati costantemente, i miei fratelli avevano addirittura fatto dei disegni per Abigail, ma non li avevo portati con me in ospedale, no, li avrebbe visti nel suo appartamento o a casa mia, perchè era forte e si sarebbe ripresa.
Combatti, Abigail.
Mia madre aveva capito la situazione, aveva anche fatto un salto in ospedale, parlato con Tess, consolato quella donna, che sembrava distrutta da un dolore molto più grande, che non capivo del tutto, ma che forse avevo intuito.
Nessuno aveva chiamato per Abigail.
Tess non aveva avvisato nessuno.
Abigail aveva solo noi.
Non posso lasciarla sola.
<<Fermati! Fermati, Jacques! Riportami indietro! Riportami indietro, ti prego!>>, cominciai a urlare, a chiedergli di cambiare strada. Accostò in un'area di sosta e fui adagiata sul suo grembo.
<<Sssh, va tutto bene, Nita>>.
<<No! Non è vero! T-tu non c'eri! T-tu non l'hai vista a terra, inerme, pallida... s-se... s-se non avessi chiamato aiuto, se non fossi r-riuscita a chiamarli!>>
Il petto mi doleva.
Se quello era il vero dolore, allora non lo avevo mai conosciuto.
<<Hai fatto tutto quello che potevi, Nita. Sei stata brava, l'hai salvata. Le hai salvate. Abigail starà bene, ha avuto un attacco di panico, l'hai sentito il dottore, no? Il suo cervello è andato in cortocircuito e il buio l'ha inghiottita, ma sta bene fisicamente e la bambina è sana e forte, come la madre. Adesso sta solo dormendo, per permetterle di recuperare le forze. Abigail si sveglierà, Nita. È solo una questione di giorni>>.
Lo guardai negli occhi.
<<Non capisci. È colpa mia>>.
<<No, tesoro...>>, mi asciugò le lacrime, tocchi delicati sulla mia pelle.
<<Stavamo parlando, io stavo parlando e lei... sono state le mie parole a... a...>>
<<Così ti fai solo del male. Smettila. Non è colpa tua. E quando si sveglierà, lei sarà la prima a dirtelo>>.
<<Lo pensi davvero?>>
Annuì.
<<Ti amo>>, gli confessai <<Sei la mia roccia, Francesino, senza di te, in questi giorni... non ce l'avrei mai fatta e non posso crollare. Tess è distrutta, spaventata, quelle due donne sono sole al mondo, dobbiamo stare loro vicini...>>
Jacques mi strinse a sè e mi baciò una tempia. <<Non ho fatto niente, Nita, la tua forza viene da dentro di te. E anche se dovessi crollare, ti rialzeresti>>.
Scossi la testa.
<<Allora io sarò lì a prenderti, ok?>>
Annuii.
<<Ti amo, mon amour>>.
Restammo abbracciati per un pò, fin quando il mio respiro non tornò regolare.
<<Portami a casa>>.
<<Va bene>>, mi aiutò a rimettermi seduta, ci immettemmo nel traffico e proseguimmo la corsa. Mise la freccia per svoltare verso la mia via, ma gli strinsi la mano, per fermarlo.
<<No, Jacques>>.
<<No?>>, mi guardò di sfuggita.
<<Portami a casa, Jacques>>, ripetei con le forze che mi erano rimaste.
Il suo volto si illuminò di consapevolezza.
<<Ho bisogno di te>>, sussurrai <<Ho bisogno che mi tieni stretta e mantieni la tua promessa>>.
Negli ultimi due giorni, appena finiva il turno, il mio ragazzo veniva in ospedale e rimaneva in silenzio al mio fianco. Io le tenevo sempre la mano, aspettando un suo spasmo, che mi indicasse che stesse tornando da noi. Lui stringeva la mia, dimostrandomi il suo sostegno.
Mandai un messaggio a mia madre, per avvisarla.
Quella notte crollai.
E lui mi prese.
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Così Lontani, Così Vicini
ChickLit𝑩𝒂𝒔𝒕𝒂 𝒖𝒏 𝒂𝒕𝒕𝒊𝒎𝒐 𝒆 𝒂𝒍𝒍'𝒊𝒎𝒑𝒓𝒐𝒗𝒗𝒊𝒔𝒐 𝒍𝒂 𝒕𝒖𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒑𝒖ò 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒂𝒓𝒆. Abigail lo sa bene, nel giro di pochi mesi una serie di cambiamenti stravolgono la sua tranquilla esistenza ed è costretta a lasciare l'oceano...