27. Qualcosa da nascondere

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Quando uscii dalla piscina, incontrai Jacques e gli proposi di vedere un film insieme a me e Nita, che sarebbe arrivata non appena si fosse liberata di Matt. Era stata una giornata dura e avevo bisogno dei miei migliori amici. Scrissi a Nita il programma, chiedendole se preferiva cibo cinese o pizza, ma invece di scrivermi, mi aveva chiamata preoccupata, dicendomi che Matt stava venendo da me. Quando bussò alla porta, Jacques si offrì di andare ad aprire, ma lo fermai. Fu ben contento di rimanere sul divano a guardare un programma di cucina sul cinquanta pollici di Tess. Mi incamminai lungo il corridoio buio con il cuore in gola. Non sapevo cosa fare. Cosa dirgli. Non ero pronta ad affrontarlo. Non dopo una lunga giornata passata a seminarlo per il Winter. Perché avevo insistito per andare in piscina?

Per niente al mondo avrei aperto quella porta, gli sarebbe venuto un colpo vedendo la mia pancia. Alla fine mi decisi a scendere a compromessi e la aprii, rifugiandomi dietro a essa, lasciando la catenella.

Ascoltai cosa avesse da dire e mi sorprese sapere che era preoccupato per me. Tess si preoccupava in continuazione, Nita faceva la mamma chioccia, ma erano la mia famiglia. Chi era Matt per me? Che ruolo aveva nella mia vita da dargli il diritto di preoccuparsi?

<<Sì, Abigail. Hai ancora gli attacchi di panico? È per questo che mi eviti?>>

No, non avevo più gli attacchi, solo qualche momento di ansia, ma riuscivo a controllarmi molto meglio, grazie alla terapia. Aver confidato tutti i segreti, poi, mi aveva liberato di un peso enorme, l'aveva distribuito sulle spalle delle persone che mi amavano e che mi avrebbero aiutato in quel cammino difficile.

<<Io non ti sto evitando>>, mentii e anche lui se ne accorse.

<<Perché sei qui?>>, gli chiesi.

<<Ti ho appena risposto>>.

Non volevo sapere perché si trovasse davanti al mio appartamento in quel preciso momento, volevo sapere perché insisteva tanto con me.

<<Cosa vuoi da me? Perché insisti a essere mio amico? Praticamente non so niente della tua vita. E tu non sai niente della mia. Tra poco partirai e io sarò solo un ricordo lontano>>, presi fiato. Stavo lottando contro me stessa nel dire quelle cose.

Lui mi avrebbe dimenticata una volta ripartito per il tour, ma io no.

Matt avrebbe avuto un posto speciale nel mio cuore, sempre.

<<Penso che dovremmo far finta di non esserci mai incontrati a quella stazione dei pullman. Fai finta che non abiti in questo hotel. Non mi cercare più, Matt>>.

La mia voce si rifiutò di pronunciare quelle ultime parole, che uscirono sussurrate e si depositarono tra noi come lance sulle nostre teste. Stavo facendo del male a entrambi nell'allontanarlo, ma era giusto così. Non potevo iniziare una relazione con lui. Bloccò la porta prima che la chiudessi e feci fatica a ricacciare indietro le lacrime.

<<Non lo pensi veramente>>.

Una parte di me non lo pensava.

Una parte di me voleva essere sua.

<<Tu non puoi saperlo>>.

<<Invece lo so. Perché quello che pensi in realtà me lo rivelano i tuoi occhi e in questo momento non rispecchiano le tue parole. Abigail, non posso dimenticarti, non riesco. Nemmeno se volessi cancellerei dalla mia memoria il tuo viso, i tuoi occhi. Dio! Hai gli occhi più vivaci e al tempo stesso più malinconici che abbia mai visto e passerei tutti i giorni della mia vita a mandar via quella tristezza>>.

Per poco non crollai a piangere. Matt era riuscito a veder oltre i muri che avevo costruito. Teneva molto a me, ma invece di correre tra le sue braccia, dopo aver sentito le sue parole meravigliose - era bravo con le parole, non solo nelle canzoni - confutai la sua affermazione, come avevo fatto con Nita e ricevetti in cambio altre parole meravigliose che mi spezzarono il cuore.

Sono pazzo di te.

Anche io.

Non voglio essere tuo amico.

<<Se questa porta non ci fosse, ti avrei già baciata>>.

Questa frase mi sconvolse. Non avevo aperto anche per questo. Non era l'unico a trattenersi. Immaginai quel bacio. Volevo quel bacio, ma una voce interruppe i miei pensieri. Una voce rovinò il momento. Non avevo mai visto Matt arrabbiato. Arrabbiato e ferito. Cercai di spiegargli la situazione, ma parlava come un treno, non mi ascoltava e a un tratto capii.

Volevo dirgli la verità, ma a volte una bugia fa meno male.

Continuando a rifiutarlo senza un preciso motivo – o meglio, senza dirgli il motivo preciso – non si sarebbe mai arreso, anzi, mi sarei arresa io e al diavolo la ragione. Avrei ceduto e il mio cuore si sarebbe frantumato sotto la sua delusione, il suo rifiuto, ma lo avrei sopportato, anche solo per un bacio. Se invece avessi assecondato la sua convinzione, mi avrebbe lasciato stare. Matt era un bravo ragazzo, non mi avrebbe mai portata via a un altro uomo.

Tranquillizzai Jacques e presi la mia decisione, dopo un ultimo tentativo di mandarlo via senza nessuna spiegazione. Matt era impaziente di sapere. Il gioco stava andando avanti da troppo tempo e quando un gioco coinvolge il cuore, nessuno può vincere.

<<Sì, di là c'è il mio ragazzo. Ti ho mentito, hai ragione>>, lo guardai negli occhi e vidi la sua anima annegare. <<Quello che provi... io... mi dispiace>>, sospirai <<Spero troverai una donna che meriti il tuo amore>>.

Chiusi la porta nel silenzio più totale. Non so cosa mi aspettassi. Che parlasse? Che mi urlasse di smettere di mentire? In fondo mi aveva chiesto la verità e anche se non pensavo una sola parola, ci aveva creduto.

Crollai a terra, spalle alla porta e mi concessi di piangere provando tutto.

Spero troverai una donna che meriti il tuo amore.

Sono io. Quella donna sono io, anche se ho fatto di tutto per non meritarmelo.

Così Lontani, Così ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora