28. Matt

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Era passata una settimana dal nostro litigio, se così potevo chiamarlo. Rottura? Ma non eravamo mai stati insieme. Rifiuto. Ecco, sì. Quello poteva andare. Non era stato neanche friedzonato, lei non mi voleva proprio nella sua vita, in nessuna veste.

Una settimana e sarei partito.

Continuavo a essere arrabbiato con me stesso, più che con lei, perché avevo permesso a un'altra donna di distruggermi.

Per questo il mio nome d'arte era Blackout.

Giselle.

Era stata l'unica donna che avessi mai amato. Era la mia migliore amica dalle elementari. Eravamo cresciuti insieme e presto avevo capito che non mi bastava essere solamente un suo amico. Volevo di più e all'inizio delle superiori avevo cominciato una corte spietata nei suoi confronti che era terminata nel giro di tre mesi, con la mia vittoria. Ero stato il suo primo tutto e lei l'unica per me che avessi mai amato.

Quando avevo sfondato nel campo della musica, non mi ero montato la testa, dimenticandomi di lei o dei miei amici, no, avevo tenuto un piede ben piantato a terra, il mio cuore era nelle sue mani e sempre lo sarebbe stato, per questo, prima di partire per LA per il mio primo turno, le avevo chiesto di sposarmi. Eravamo giovani e innamorati e mi aveva detto sì.

Peccato che mi avesse lasciato all'altare dieci giorni prima dell'inizio del tour ed ero stato così male da averlo dovuto posticipare per un anno intero.

Una lettera d'addio, per spiegarmi che la vita che le offrivo la stava soffocando, non era pronta, si sentiva in trappola e nonostante mi amasse moltissimo, doveva lasciarmi andare...

Ero caduto in depressione. Mi aveva calpestato il cuore e mi aveva lasciato da solo, ad affrontare da solo la mia nuova vita, lontano dalla nostra tranquilla cittadina, lontano dalla mia famiglia. Cazzo! Era lei la mia famiglia!

Poi avevo incontrato Abigail, così diversa da Giselle. Sembrava fatta di porcellana, ma solo in apparenza, perché era capace di ruggire come un leone. Avevo completamente perso la testa per lei, ma ancora una volta avevo affidato il mio cuore alla persona sbagliata.

Senza accorgermene, l'ascensore era arrivato al piano. Le porte si aprirono e sgusciai fuori. Volevo andare a fare un giro, uscire a prendere una boccata d'aria fresca, spegnere il cervello, ma quello che vidi mi mandò in crisi. Avrei voluto prenderlo a pugni, ma riuscii a controllarmi. <<Ma come potete farle questo?>>, gridai.

La ragazza e il ragazzo smisero di baciarsi e si voltarono.

<<Ehi amico, datti una calmata>>.

<<Oh, certo, magari dovrei pure chiedervi scusa per avervi interrotto>>.

<<Esatto>>, mi squadrò cupo <<Ma tu lo conosci?>>, si rivolse a lei.

<<Ma stai dicendo sul serio? Tu non dici niente?>>, guardai lui e poi l'amica di Abigail.

<<Lascia in pace la mia ragazza>>, mi fissò minaccioso.

Feci un passo indietro. <<Buffo che tu la chiami così, visto che mi risulta che tu abbia già una ragazza>>.

<<Che cosa? Jacques!>>, esclamò lei.

<<No! Non è vero, questo è tutto matto, forza andiamo>>, la prese per il gomito.

<<Penso che dovresti dirle la verità>>.

<<Quale verità?>>, mi chiese la ragazza, divincolandosi.

<<Abigail. Lui sta con Abigail>>.

Così Lontani, Così ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora