13. Lo Sconosciuto, Ospite X, Una Pazzia

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Venti settimane



Venticinque


Venticinque


Duecentotrentasei


Mentirei se dicessi che non avevo pensato di bussare a quella porta - un milione di volte -  ma mi trattenni, non potevo.

A stento riuscivo a rimanere a galla nella mia vita complicata, a malapena riuscivo a rassicurare Nita che stavo di nuovo bene, a chiedere a Jacques di rassicurare Nita che stavo di nuovo bene, ad assicurarmi che Tess stesse di nuovo bene.

Lavoro.

Casa.

Amici.

Matt.

Matt, però, ospitava i miei pensieri.

Nei giorni seguenti il nostro scontro/incontro venni a conoscenza della vera identità di Matt.

Ecco perchè Matt occupava i miei pensieri, dopo quella rivelazione era presente più di prima.


Venticinque


Venticinque


Duecentotrentasei


Era il mercoledì successivo a quel venerdì e avevo accompagnato Nita a comprare un nuovo paio di scarpe che aveva visto in una rivista <<super alla moda>>.

Le stavo facendo i complimenti per l'acquisto, mentre ci dirigevamo di nuovo in hotel, quando ero andata a sbattere contro un uomo che veniva nella direzione opposta alla mia.

<<Ma che maleducato!>>, avevo gridato indignata, perché era stato lui a non vedermi, a venirmi addosso... come se fosse possibile non notarmi!

Ero ancora voltata a fissare l'uomo che si perdeva tra la folla, quando mi ero sentita strattonare il braccio. <<Invasione di sanguisughe>>, mi aveva sussurrato Nita.

Confusa mi ero girata e avevo subito compreso.

Il Winter era stato preso d'assalto da decine e decine di giornalisti e fotografi. Per non parlare della folla impazzita di ragazzine urlanti con poster e striscioni.

<<Ma quello è...?>>

<<Sì, c'è addirittura la televisione>>, aveva concluso Nita.

<<E adesso cosa facciamo?>>, le avevo chiesto terrorizzata.

<<Affrontiamo le sanguisughe. Stai dietro di me>>.

Ci eravamo prese per mano e scusandoci, avevamo spintonato chiunque stesse intralciando il nostro passaggio, ma l'ingresso sembrava lontano anni luce, con tutte quelle persone davanti. I pochi metri che ci separavamo dal Winter erano diventati chilometri e la calca, il senso di soffocamento, non stava giovando ai miei poveri nervi.

E poi era successo il miracolo.

Tra i volti sconosciuti ne avevo riconosciuto uno familiare.

Fernando.

Così Lontani, Così ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora