15. Maschio o Femmina

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Ventidue settimane

<<Posso accompagnarvi, mi faccio coprire il turno>>, si offrì Jacques, appena aveva saputo che saremmo andate fino al poliambulatorio con quel caldo. In realtà, l'appuntamento era fissato per due settimane prima, ma dopo il mio crollo, la corsa in ascensore, la scoperta di Matt... il compleanno di Joel.

Avevo passato quel giorno a piangere rannicchiata nel letto.

Non avevo voluto vedere nessuno.

Avevo chiesto a Tess di coprirmi con Juanita, di propinarle una scusa.

Ero caduta nel baratro e avevo disdetto l'appuntamento, ma poi il senso materno aveva preso il sopravvento e mi aveva sgridata.

Fagiolino ha bisogno di te.

<<Francesino, è tutto a posto. Io e Abigail saremo qui tra un paio d'ore>>, gli scoccò un bacio veloce, ma appena si staccò da lui, la riprese per i fianchi e annullò le distanze con un signor bacio... mi schiarii la voce, ma quei due erano persi nel loro mondo.

Provai una punta d'invidia. Non baciavo un uomo da parecchi mesi, ormai.

Matt.

Le sue labbra.

Mentirei se dicessi che non ero attratta da lui.

Era bellissimo.

Ma era anche complicato.

Io avevo una vita complicata, dei segreti e un passato doloroso, ma lui - glielo avevo letto negli occhi mentre mi confermava che fosse solo Matt - custodiva dei segreti altrettanto importanti, imponenti. Ognuno di noi doveva cavarsela per conto proprio.

Fagiolino aveva bisogno di me, Tess aveva bisogno di me, i Jacquita avevano bisogno di me come loro terzo incomodo, altrimenti si sarebbero dimenticati di mangiare, bere, dormire, respirare, per passare tutto il loro tempo a baciarsi.

Tossii più forte e stavolta si staccarono a riprendere fiato, fronte contro fronte.

<<Andiamo?>>, domandai <<Non vi conviene far arrabbiare una donna incinta!>>, esclamai con le mani sui fianchi.

Indossavo uno dei pantaloni che avevo comprato con Nita, solo che avevo dovuto tornare e prendere una taglia più grande. Il tempo era agli sgoccioli, dovevo dirlo a Tess. Facevo fatica a nasconderle le nausee mattutine, la voglia eccessiva di cibo non passava inosservata e quando mi consigliava di mettere un vestito, andavo nel panico perché non sapevo che scusa usare per non farlo. Mangiavo tanto, ma avevo poche voglie.

Quando arrivavano, Nita riusciva a rimediare quello che chiedevo dalle cucine. Ormai lì tutti sapevano il mio segreto e mi viziavano anche se non dovevano. Mi avevano preso sotto la loro ala protettiva, soprattutto la signora Agnes... eh, sì, anche lei lo aveva scoperto, tramite il comportamento che mi riservava Marchese. Diceva che i cani lo percepivano. Ovviamente avevo fatto promettere a tutti loro – croce sul cuore – di non dire niente a Tess.

E, tornando alle voglie, solo una volta avevo dato di matto. Erano finiti i Reese's e il compleanno di Joel era appena passato, un mix di fame e ricordi tristi che mi aveva fatto scoppiare a piangere prima che iniziasse il turno serale. Felicity e Devon si erano seriamente preoccupati, mi avevano fatto accomodare su una sedia e avevano cercato di farmi smettere di piangere.

Dicevo loro che piangevo senza motivo, per gli ormoni, in realtà pensavo a mio fratello. Nita non c'era invece e non sapevo dove fosse. Venti minuti dopo, eccola con una scatola di barrette al burro d'arachidi, come se niente fosse, come se non fosse andata al supermercato a due isolati dal Winter a prenderle.

Così Lontani, Così ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora