Non uscivo mai dalla mia stanza, se non per partecipare alle interviste o ai concerti nei locali. Per miracolo ero riuscito a farmi dare il permesso – a ventisei anni suonati dovevo ancora chiedere il permesso alla mia agente per ogni cosa! – di andare in piscina, ma solo all'orario di chiusura e con una delle guardie. Stavo per sedermi su uno dei lettini, quando mi si avvicinò una ragazza. Stuart stava già per mandarla via, ma lo fermai.
<<Io ti conosco>>, le dissi.
Ridacchiò. <<Non dovrei essere io a dirlo?>>
<<Come milioni di altre persone. Credo che essere famosi funzioni proprio così>>, sorrisi.
<<Bè, darei qualsiasi cosa per essere famosa anche solo un briciolo di quello che sei tu>>, scosse la testa e non riuscii a smettere di sorridere. Quella ragazza era incredibilmente ingenua. Io odiavo essere famoso. Ogni particolare della mia vita era messo alla mercé di tutti. Non avevo vita privata.
Forse era quello che l'aveva allontanata da me. Come potevo anche solo immaginare di intraprendere una relazione se la mia vita non era davvero mia? Jennifer mi sceglieva perfino le scarpe! Si arrabbiava tutte le volte che non seguivo i suoi consigli, ma quelli non erano consigli, erano direttive ed ero abbastanza adulto da avere idee mie. Non ero forse io che componevo le mie canzoni?
Per un momento ripensai ad Abigail, era tanto che non la vedevo e mi mancava. Mi mancava il suo sorriso, le sue battute e mi venne in mente dove avevo visto la ragazza che mi stava davanti.
<<Tu sei un'amica di Abigail!>>
<<Mi hai scoperto!>>, rise.
<<Lei è qui?>>, chiesi speranzoso, guardandomi intorno. Avevo incrociato Tess Ferguson una settimana prima, forse, il tempo era relativo per me, vivevo in un turbine di interviste tutte uguali, giornate programmate al millisecondo, non era importante sapere che giorno fosse, solo gli impegni contavano. Jennifer mi ricordava ogni cosa.
Perchè pensare con la mia testa?
Sospirai. Avevo incrociato Tess e le avevo chiesto se potesse parlare con sua nipote, riferirle che volevo vederla. Mi aveva guardato in modo strano, poi si era limitata ad annuire e assicurarmi che avrebbe recapitato il messaggio.
Messaggio che era rimasto senza risposta.
E io avevo paura a fare un altro passo avanti.
Forse non mi voleva più vedere.
Perchè?
La ragazza scosse la testa.
<<Come sta?>>, le chiesi. La sua amica sapeva degli attacchi di panico? Ne soffriva ancora? Dio, avrei voluto fare a lei quelle domande, non alla sua amica!
<<Sta... bene, perchè?>>
Qualcosa non andava.
I suoi occhi la tradivano.
<<Sicura?>>, chiesi allarmato.
<<Certo, adesso devo andare. È stato un piacere conoscerti, Matt... cioè, volevo dire Blackout>>, mi salutò con la mano.
<<Aspetta!>>, la fermai <<C'è qualcosa che non vuoi dirmi. Che cosa mi nascondi?>>
<<Perché pensi ti stia nascondendo qualcosa?>>, incrociò le braccia, sfidandomi, ma ancora una volta nei suoi occhi lessi preoccupazione.
Mi girai verso Stuart. <<Devo andare da lei. Ci vediamo in camera>>, corsi via, superando la ragazza, che mi pregava di non farlo, fare cosa proprio non ne avevo idea.
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Così Lontani, Così Vicini
ChickLit𝑩𝒂𝒔𝒕𝒂 𝒖𝒏 𝒂𝒕𝒕𝒊𝒎𝒐 𝒆 𝒂𝒍𝒍'𝒊𝒎𝒑𝒓𝒐𝒗𝒗𝒊𝒔𝒐 𝒍𝒂 𝒕𝒖𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒑𝒖ò 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒂𝒓𝒆. Abigail lo sa bene, nel giro di pochi mesi una serie di cambiamenti stravolgono la sua tranquilla esistenza ed è costretta a lasciare l'oceano...