16. Matt

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Stuart doveva averle già recapitato il messaggio.

Camminavo avanti e indietro nella mia camera, nervoso, perché sinceramente non sapevo se avrebbe accettato. Quando l'avevo vista abbracciata a quel fattorino, ero stato invaso dal risentimento. Avrei voluto andare e lì e portarla via. Ero pronto a farle una scenata, ma la ragione aveva ripreso il controllo. Mi sarei esposto e addio copertura e poi mi sarei reso ridicolo e per quale motivo?

Per quale motivo ero arrabbiato?

Ah, sì, perché era fidanzata? Di certo non se ne stava sulle gambe di quel tipo se non lo conosceva! Strinsi i pugni e mi venne voglia di urlare.

Abigail aveva riportato nella mia vita qualcosa che avevo abbandonato da tempo ed ero geloso.

Quella ragazza occupava i miei pensieri e nemmeno la conoscevo. Ma certo, Abigail era bellissima, era ovvio che avesse un ragazzo.

Sentii bussare.

Finalmente.

Corsi alla porta e la spalancai. <<Stuart, dimmi che cosa...>>, le parole mi morirono in gola, perchè davanti a me c'era proprio lei, Abigail.

Se era venuta di persona a parlarmi, significava solo una cosa: mi avrebbe rifiutato guardandomi negli occhi. Sì, Abigail era il tipo di persona che ti spiegava le sue ragioni, si scusava in una conversazione faccia a faccia, senza nascondersi dietro a un messaggero e un biglietto.

Non come avevo fatto io, non perchè avessi paura - ok, un pochino ero terrorizzato - ma perchè volevo fare qualcosa di carino per lei. Stupirla. E poi avevo comunque libertà di movimento molto limitate, in pratica vivevo confinato nella mia camera, a parte quelle volte in cui uscivo per adempiere agli impegni, come quel pomeriggio.

Ero appena tornato dopo due di interviste, quando il mio sguardo si era posato su di lei, il volto rilassato e sorridente abbracciata a un ragazzo.

Un ragazzo che non ero io.

<<Non sono Stuart>>, esordì e abbassò lo sguardo. Fui attraversato dal bisogno di annullare lo spazio tra noi e feci un passo avanti. Abigail era davanti a me, i capelli lunghi le cadevano morbidi sulle spalle, le labbra leggermente socchiuse, indossava una maglietta con la scritta Carpe Diem e dei pantaloni larghi blu notte.

Carpe Diem.

Cogli l'attimo.

Dovevo almeno provare a farle cambiare idea.

Avrei colto l'attimo.

<<Non... non guardarmi così>>, sussurrò.

Perfino la sua voce mi provocava dei brividi.

Ok, sarei impazzito.

Decisi di fare il biglietto d'andata, sperando non ci fosse un ritorno.

<<Come ti starei guardando?>>

<<Mi stai passando ai raggi X>>.

<<Ammettendo che sia vero, come fai a saperlo se ti stai fissando le scarpe?>>, feci un altro passo verso di lei.

<<Lo percepisco>>, allungò il braccio per fermarmi <<Cosa significa?>>, mi mostrò il biglietto che le avevo mandato.

<<Significa quello che c'è scritto>>.

<<So leggere, ma non capisco perché mi hai invitato>>.

<<Davvero non lo capisci?>>, sospirai.

Così Lontani, Così ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora