Cae la madrugada y la noche acaba de empezar
La energía está levada
Luces apagadas, solo la luna
[Lauren Jauregui]
***
Campania
Maggio 1984
In prossimità della battigia, Lauren sbalzò da Phoebe, la sua imbarcazione, e affondò nell'acqua sino alle ginocchia. Un rumoroso scroscio l'accompagnò a terra, ben salda sulle piante dei piedi. Afferrò la prua, in prossimità della graziosa polena che aveva intagliato, donandole le linee e i tratti della Nereide Galatea, e fu pronta a guidarla a riva. Christopher fece altrettanto dal lato della poppa, e spinse finché lo scafo non incontrò la terraferma. Mentre la sorella provvedeva a stringere un nodo che lo assicurasse contro le onde, egli spiegò un ampio telo sintetico che lo coprisse.
Insieme, abbrustoliti dal sole com'erano e doloranti in ogni giuntura, avanzarono in religioso silenzio verso la casa paterna. Costeggiando a distanza il fienile dei Cabello, vennero solo per un attimo lusingati dall'idea di dargli fuoco. Proseguirono saggiamente tra gli ulivi, sui terrazzamenti. Un diffuso cicaleccio li accompagnò in cima al rilievo, dove sorgeva il loro immenso domicilio. Ai piedi di esso, sul versante opposto, stavano le coltivazioni di agrumi da una parte e, ben distanti dal confine, un'immensa distesa alternata di serre e spighe maturande.
Christopher scalzò le infradito sullo stuoino d'ingresso e seguì la sorella maggiore tra le mura di casa. A ogni passo che mossero sui legnosi gradini per il secondo piano, il fiato che trattenevano in gola si faceva sempre più opprimente e malsicuro. Se Ottilia si fosse per caso destata, cogliendoli in fallo, nessun bicipite guizzante avrebbe potuto arrestarla dallo sguainare il battipanni appeso dietro la porta del ripostiglio. Perciò, ben consci del rischio che correvano, superarono la camera genitoriale in punta di piedi e, se uno si infilò nella propria, rapido come un felino, l'altra dovette percorrere tutto il corridoio ed entrare in quella che condivideva con la sorella minore, Taylor. Non appena notò i suoi occhi scuri emergere dalle lenzuola, le intimò il silenzio con un cenno eloquente e un sibilo rassicurante.
- Avevi detto niente più uscite – si sentì rimproverare. - Se quella ti scopre... -.
- Fatti i fatti tuoi - replicò, brusca, disparendo oltre la porta del bagno.
Si denudò rapidamente, prima che il sudore, caldo o freddo che fosse, le si asciugasse addosso, ed entrò nella vasca, tirandosi la tenda alle spalle. Una volta che l'acqua l'ebbe aspersa generosamente, si sfregò con la spugna insaponata senza mai eccedere in delicatezza, anzi: fu assai ruvida e irriguardosa, complice la collera. A che ammazzarsi di lavoro se intascava sempre più di rado? A che perdere il sonno per rischiare due volte la vita se non v'era alcuna effettiva garanzia di successo? Ah, mannaggia a Christopher che l'aveva coinvolta e costretta in un vicolo cieco!
Al cospetto del volto lattiginoso della luna si frizionò febbrilmente i capelli, che per questioni pragmatiche non avevano mai superato in lunghezza il limite delle spalle. Le gocce che ancora non avevano abbandonato il suo corpo, sotto i colpi dell'asciugamano, perirono sul tappetino variopinto posto tra il lavandino e la vasca da bagno.
Ritta in piedi durante l'ultimo mese dei suoi ventuno anni, ella era una creatura spigolosa solo nel carattere. L'intrinseco nerbo che possedeva si rifletteva lungo lo scavo profondo lasciato dalla spina dorsale e sulle trame muscolari degli arti, e la rendeva parimenti solida al fusto del carrubo, e ben tornita come la Diana di Versailles. Da bambina si era distinta per l'incarnato eburneo, ma le lusinghe del sole l'avevano presto tramutato nella bronzea epidermide dei servi della gleba.
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Fields
FanfictionCon il piombo ormai agli sgoccioli, l'Italia intera sembra determinata a voltare l'ultima pagina di turbolenze. Solo le campagne meridionali conservano un'amenità di vita che è caratteristica degli idilli virgiliani. Discendenti di un'intricata line...