24. Tutto qui accade

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Se sciogli i capelli, esplode una stella

Se chiudi i tuoi occhi, si spegne la luna, al buio è la terra

[...] Se muovi le dita, disperdi i pianeti

Se chiudi la bocca, l'ossigeno manca per tutta la terra

[...] Sei tu quel sole che fa crescere anche gli alberi

Sei tu la luna che addormenta tutti gli angeli

[Negramaro]

***

A sera, l'angusto anfratto di scogli che scelsero parve ancora più scomodo e impervio, con l'unico vantaggio di essere assai discreto.

Lauren seppe tuttavia crearvi l'atmosfera giusta: distese a terra il telo che aveva recuperato dalla spiaggia, mentre correvano al riparo dalla luce aranciata del tramonto, grondanti di acqua salata, e si arrabattò sulla radiolina sgangherata che aveva portato con sé. Delicatamente, ricercò la frequenza più adatta all'occasione. Quando, oltre un diffuso ronzio, riconobbe le prime note di Lay all your love on me, s'arrestò, e prese posto sul telo.

Cercò lo sguardo complice di Camila, che giocava nervosamente con una ciocca di riccioli bagnati. Alcune gocce d'acqua che piovevano da essi atterrarono sulla sua spalla, e presero a rotolare oltre la clavicola, giù giù sino alla valle del ventre, passando per quella dei seni. Oh, quale invidia avrebbe provato qualsiasi amante, nell'attesa!

Quando ella sembrò trovare la giusta emozione cui aggrapparsi, mosse un passo in avanti. Eccetto che sotto al bikini a righe che indossava, l'abbronzatura del suo corpo tonico e snello accoglieva le carezze incostanti del sole come se dovessero produrre un incantesimo, nel combinarsi al suo incedere sensuale.

Era davvero una visione; un'unica, allettante immagine che si costruiva di molteplici dettagli mozzafiato: la forma affusolata delle gambe, i due incisivi che emergevano timidamente oltre le labbra schiuse, la cavigliera variopinta che si adagiava asimmetricamente sul malleolo sinistro, il lieve turgore che animava entrambi i capezzoli, e quell'interminabile curva inferiore che non si riusciva mai a catturare per intero, talmente era estesa, e che pareva un prestito della Proserpina del Bernini. Pacifico che non ci fosse alcun Plutone che volesse rapirla...

Quando l'ebbe innanzi a sé, abbastanza vicina da poter coricare il mento sul suo ventre tonante, teso come la membrana sonora di un djembe, Lauren la guidò con le mani tra la salsedine delle proprie onde corvine. Tra i denti trattenne il labbro inferiore, mentre esitava, rivolgendole occhi colmi di adorazione: non avrebbe osato oltre, senza un chiaro permesso. L'invito era ciò che più la infiammava.

Camila, che con le dita aveva già creato un certo scompiglio, si rilassò in un sorriso malandrino, per certi versi inedito. Inclinò la testa di lato, ammiccando con le sopracciglia, prima di affrettarsi a sciogliere entrambi i nodi del bikini.

Si dice che i bagni di settembre siano i migliori, e per l'acqua, che si presenta cristallina, e per l'affollamento pressoché inesistente; e questa popolare credenza si applica bene al caso loro.

Quando Lauren chiuse le palme su ciascuno dei suoi seni, che parevano essere aumentati di volume, Camila cominciò a respirare con affanno. I suoi occhi si fecero languidi e ammalianti, come quelli di una sirena medioevale. Ogni fibra latinoamericana del suo corpo si tese, rivelando un addome nervoso. Più veniva stuzzicata e più diveniva una visione incantevole; il preludio dell'estasi dei sensi.

I baci umidi che percorrevano ossequiosamente il limitare della sua pelvi, appena al di sopra dello slip, ebbero il potere di cavarle di bocca alcuni gemiti sordi. A essi alternava il nome più diletto, Lo.

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