16. Don't leave me this way

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You started this fire down in my soul

Now can't you see it's burning, out of control?

So come on down and satisfy the need in me

'cause only your good loving could set me free

[The Communards]

***

E poi, tra un fremito del cuore e un tremore delle ginocchia, si decise. Scattò fuori dall'acqua e la raggiunse in pochi balzi. Dal suo corpo, l'acqua grondava copiosamente in stille.

- Aspetta! - eruppe. Gesticolò freneticamente a vuoto per una manciata di secondi, incapace di formulare il verbo più persuasivo del caso. Poi, preda della frenesia, addusse: - Non puoi andartene così -.

Non avrebbe voluto apparire tanto disperata, ma lo era. Eccome se lo era, mentre barcollava pericolosamente sull'orlo del precipizio!

- Posso eccome. Anzi, sai che c'è? Non so nemmeno che diavolo sia venuta a fare qui! -.

Camila alzò le sopracciglia in un gesto feroce ed eloquente: dovevano finirla ora che era appena iniziata; strappare il male alla radice; evitare di cogliere la mela prima di contemplare l'dea di morderla e goderne. Sapere. Non sapere. Soccombere alle palpitazioni. Farsi trascinare dal buon costume per i calcagni; come Ettore caduto in battaglia.

Terminò di rivestirsi, mantenendo lo sguardo basso, e tentò di proseguire. Aveva accennato solo il secondo passo quando, per una domanda colma di malcelata vulnerabilità, dovette nuovamente arrestarsi: - Pensi davvero che voglia farti del male? -.

Alzò e abbassò le spalle mentre rigettava un lungo fiato: nonostante ne fosse completamente vittima, la paura spesso soccombeva al vortice di volubilità che Lauren sapeva scatenare con un solo sguardo.

Serrò i pugni lungo i fianchi: in ogni caso non poteva permetterselo.

Non parve nemmeno respirare quando proseguì con decisione, ignorando il feroce batticuore che le comandava di tornare indietro, senza mai voltarsi, senza rispondere a un accorato Camila! che infranse la sommaria quiete della campagna.

Quella stessa notte, sebbene il mercurio liquido si espandesse sino a toccare i trentatré gradi centigradi e mezzo, Camila venne pervasa da un freddo alle ossa così intollerabile che pareva dovesse morire da un momento all'altro, farneticando un nome dolorosamente diletto, suo malgrado.

***

Vi rimuginarono per giorni interi, immolando il sonno alla reciproca causa. Era semplicemente pazzesco come, pur nell'unicità dell'evento, si percepissero ancora sulle labbra, come se avessero trascorso tutta la notte l'una avvinghiata all'altra e non pochi, fugaci attimi.

Raggomitolata in pizzo al letto, nel cuore della notte, Lauren si logorava nel nervosismo. Temeva di aver rovesciato una secchiata di acqua gelida sul più timido dei fiammiferi, rendendo impossibile riaccenderlo. Dove avrebbe depositato il fuoco che la rodeva dolcemente, se Camila non ricambiava e non si sarebbe prestata a pritaneo? E come diavolo avrebbe sradicato da se stessa quel sentimento maledetto, in una simile eventualità?

Il respiro esausto di Taylor costituiva una distrazione abbastanza molesta da disturbarla nella riflessione e costringerla a rifugiarsi in bagno. Appollaiata sul davanzale dell'unica finestra disponibile, che ebbe cura di spalancare completamente, accese una Lucky Strike. Da lì godeva di una visuale ampia: scorgeva i frutteti da una parte e la coltivazioni dei Cabello dall'altra. In lontananza, oltre alla quiete di fondo, si udiva un rilassante cicaleccio. L'aratro «in mezzo alla maggese» era stato rimosso ed ella non poteva esserne più sollevata. Certo, il dolore infuriava comunque, ma almeno non avrebbe dovuto specchiarcisi con quotidianità.

Immaginò fosse stata proprio Camila a spostarlo. Che ipotesi remota, nevvero? Ma se davvero era andata così, cioè che ella aveva agito in maniera mirata dopo il colloquio sincero che avevano condiviso, doveva essere interpretato come una qualche sottospecie di azione preziosa? Non era insomma pari a sbucciare la frutta o ad aiutare con il nodo della cravatta? Non era un parola nel linguaggio dell'amore?

Macché, si disse. La mia interpretazione è fin troppo corrotta per essere affidabile.

E quei baci? Che dire di loro? Non erano stati gesti corrisposti, complementari, gesti fortemente desiderati da entrambe? Oppure erano solo protagonisti di uno scenario di pura curiosità? Eppure aveva sentito quale delizia fosse scaturita da lei!

Ha paura, risolse, smontando dal davanzale. Non era ciò che aveva provato anche lei per anni, e poi disimparato a fatica, quella rabbia, quella ripugnanza di sé proveniente da se stessa?

***

«Che è mai questa cosa meschina ch'è dentro di me, che geme, che soffre, che non sa strapparsi da tutte coteste miserie per elevarsi a Dio?»

Così delirava Maria, scrivendo a Marianna di Nino, così meditava Camila, riversa sul letto al contrario, accaldata in ogni anfratto della vestaglia sottilissima con cui dormiva. Quella indefinibile cosa meschina ardeva con la furia di una fiamma, cospargendola di sudore. Solo un'altra volta si era sentita alla stessa maniera, dilaniata nei visceri.

Era stato diversi estati prima, quando Dinah le aveva presentato un compagno di corso di una manciata d'anni più vecchio, Ritchie. Britannico dello Yorkshire e carismatico in ogni fulvo ricciolo, egli appariva molto composto e curato in ogni dettaglio fisico e intellettuale. Irradiava un fascino magnetico da ogni poro; e se non fosse stato per un piccolo quanto rilevante impedimento che lo accomunava a Diego Brancaccio, certo quegli occhi di uno sfavillante azzurro avrebbero saputo travolgerla con un maremoto.

A violare per primo le sue labbra però, era stato Rodrigo. Qualche tempo dopo la partenza di Ritchie, sfruttando la momentanea assenza di Dinah e i conflitti interni di Lauren, che all'epoca non avrebbe potuto nulla, egli si era preso ciò che considerava suo di diritto; e sarebbe giunto anche oltre, se Dorado non lo avesse aggredito per i calzoni, richiamato dai guaiti della padrona.

Insomma, se quell'evento disgraziato le aveva lasciato un pessimo ricordo (avrebbe voluto sciacquarsi la bocca con l'Ace Gentile, tanto grandi erano stati il disgusto e la frustrazione), Lauren le aveva consegnato una dolcezza remota, intrisa di una grondante amarezza: buona e ubriacante come una percoca ammollata nel vino.

E con questo? risuonò una voce stizzita, dentro di lei. Tutto ciò che la riguarda è follia, follia! Avrebbe voluto che retrocedesse in ogni pensiero speranzoso: in fondo non v'era nulla di solido cui aggrapparsi, se non una presunta purezza di intenzioni. Invece Camila desiderava l'esatto contrario. Per quanto potesse rimproverarsi, per quanto ne fosse terrorizzata, bastava che condiscendesse alla curiosità per consacrare la ribellione. Ma a dirla tutta, non era nemmeno curiosità, piuttosto assuefazione. E se era vero che non poteva più distaccarsene, non senza attentare alla propria salute, allora sarebbe stata tanto testarda da provarci, a scapito di paura e negazione.

- Oh, Lauren, Lauren – lamentò in un sospiro, stringendo le lenzuola tra le dita. Si passò la lingua tra le labbra, gustandosi la dipartita di quel nome da esse. Non occorse molto perché lo articolasse di nuovo. Lauren. Lauren. Lau-ren. Lo, Lolo, Lo.

Cosa sarebbe accaduto, decidendo di rimanere su quel fazzoletto di sabbia, di annegare tra le sue braccia? Erano davvero tanto più simili di quanto non osassero ammettere? Rotolò prona, seppellendosi tra le trame linde del letto. Che sollievo era stato, si domandava, sentirsi cingere dalla sicurezza? Condividere il medesimo spazio senza possibilità di essere soffocata o invasa?

Allora sentì divampare la fiamma che l'aveva condotta lungo il percorso della dannazione. Essa ardeva in ogni luogo corporeo e incorporeo di cui disponeva. Ne era ormai posseduta. Che farne, se in nessuna maniera avrebbe potuto quietarla? Nutrirla, si rispose. Fino a donarle la forma definita che non possiede l'acqua.

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