2. Addicted

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How long will I be waiting?

Until the end of time

I don't know why I'm still waiting

I can't make you mine

[Simple Plan]

***

Allorché si fu cinta le tempie con un fazzoletto a tinta unica, nell'aia, e, suo malgrado, notò la figura alta e dinoccolata di Christopher Jauregui nei paraggi, Camila si affrettò a richiamare Dorado a sé, prima di abbandonare il domicilio. Qualsiasi imprevisto si fosse proposto, ci sarebbe stato il suo pastore maremmano a difenderla da attenzioni indesiderate: in primo luogo, quelle di Rodrigo.

Egli, di origini argentine, altrimenti noto come Don Álvarez, si era trasferito in Italia ancora infante. Era cresciuto nella potente orbita dei Cabello, e quando era venuta al mondo la loro primogenita, non aveva più saputo toglierle gli occhi di dosso. Da anni tentava di indurla a un che li avrebbe legati a vita, ma puntualmente veniva rifiutato.

Camila lo trovava assai inopportuno, irritante alla potenza nona; nove come gli anni che li separavano nell'età e nel pensiero. Per quanto lo stesso Alejandro tentasse di avvicinarla a lui, seppur in modo discreto, ella non avrebbe mai potuto condiscendere a tanto. Salda in lei era l'opinione che il matrimonio, specie se combinato, fosse allegoria di una greve catena; ed essa non era certo compatibile con il desiderio di innamorarsi perdutamente.

- Perrito, vieni – disse, quando ebbe contato le galline che razzolavano in libertà, verificando che non avessero subito alcuna aggressione notturna da parte delle volpi.

Dorado la seguì oltre il cancello del retro, ben accorto a rimanere a contatto con le sue gambe stranamente malsicure, rispetto alla vigoria con cui erano costruite. I calzoni sbiaditi di Don Cabello, per quanto capaci, non celavano la loro andatura incerta; ma quale mai poteva essere la cagione di quella poca confidenza?

- Tieni 'sto sacco di pulci a bada, Cabello! – lamentò Christopher, scartando alcuni ringhi di avvertimento. Dipinto sul suo volto, oltre la folta barba scura, stava l'usuale piglio scontroso e colmo di superbia che contraddistingueva, per usare le parole di Sinuhé, tutti quelli della sua brutta razza; sotto al braccio, a contatto con la camicia a scacchi rossi che indossava, un fascicolo serioso.

- Dodo, stai – replicò Camila, senza che alcuna traccia di timore trapelasse dalla sua voce. – E tu fuori dalla mia proprietà -.

- Non sono qui per creare guai -.

- Già li stai creando, quindi vedi di... -.

- Si può sapere che cazzo vuoi?! – intervenne Rodrigo, brusco. Da dove provenisse, era un mistero; ma a giudicare dal fumo che il trattore che aveva abbandonato a motore acceso emanava, doveva essere la rimessa dei mezzi agricoli.

La sua entrata in scena infastidì Dorado, che nei suoi confronti aveva all'incirca la stessa opinione di Camila. Si fece placidamente da parte, e si accomodò sulle scarpe della padrona.

- Che cazzo vuoi tu, Álvarez -.

Senza alcun pavore, Christopher ricambiò lo spintone ricevuto, poiché lo aveva privato del fascicolo.

Subito scoppiò una rissa furiosa. Da una parte, stava l'insana possessività che ribolliva in Rodrigo, ogniqualvolta un uomo diverso da Alejandro Cabello s'approssimasse troppo alla giovane che bramava come moglie; dall'altra, il temperamento fumantino di Christopher. Come due cervi in lotta per la medesima compagna, così essi inveivano con mani e parole l'uno contro l'altro, e solo in virtù dell'intolleranza reciproca che nutrivano.

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