4. Ne voglio di più

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Harry.

«Mettiti comodo, io mi cambio e vado a spezzare il cuore della mia meravigliosa sorellina» affermò Emma, scomparendo tra le porte dell'armadio a muro. La camera di Emma emanava calore. Saranno state le foto appese alle pareti, dove la ritraevano spensierata con quella che doveva essere la famosa sorella minore o per i libri della libreria posizionati con cura in ordine di genere e di cromia: Emma era una perfezionista. C'era anche la foto di una donna con il sorriso aperto in una risata e una chioma vaporosa e rossa come cornice di un viso dolce, molto più simile ad Emma di quanto lei potesse pensare. Sua mamma. Sfiorai la superficie del vetro sorridendo: mi ricordava mia madre. Spostai l'attenzione sul letto matrimoniale con la trapunta a fiorellini lilla. Era grande e accogliente, mi sedetti senza troppi complimenti, per poi stendermi con la testa sul cuscino che profumava di Emma. In quel momento decisi che questo sarebbe stato il prossimo posto dove avrei fatto l'amore con lei. Girai il capo, Emma era di spalle mentre si toglieva la camicetta. Nella mia fantasia erano le mie mani a spogliarla, nella sua invece...aprii il cassetto del comodino ridacchiando: «Ci rivediamo vecchio amico» affermai divertito accendendo il vibratore galeotto. Emma si girò di scatto, finalmente, con gli occhi spalancati e il viso arrossato. Mezza nuda. Il Generale era sull'attenti. «Spegnilo subito! Ci sentiranno tutti!» Affermò agitata, accrescendo il mio divertimento misto ad eccitazione, che presto diventò solo eccitazione: mi aveva intrappolato fra le sue cosce per tenermi fermo e recuperando il suo affare di gomma. Io non ridevo più, al contrario, la fissavo bramoso di averne più. La poteva sentire l'erezione spingere sulla sua intimità? «Scusate!» Girai di scatto il capo verso la porta, nel panico di essere stato scoperto di nuovo dal patrigno di Emma, ma era solo sua sorella. Con Gemma era capitato tante volte. A quanto pare non per Emma che si lasciò cadere su di me, premendo il seno sulla mia faccia. Cazzo. «Guarda cosa avete fatto tu e quel coso!» si lamentò, affranta. Anche il Generale capì di fermare le truppe. Le morsicai una tetta per protesta però, facendola alzare di colpo con un ahi. Aprii la bocca per parlare, volevo rassicurarla e al tempo stesso dirle i miei piani per il dopo serata che ci vedevano protagonisti proprio su questo letto, invertendo le posizioni. Ma la sorella fu più veloce di me: «Emma, puoi uscire un attimo» «Arrivo!»

Stavano parlando da dieci buoni minuti fuori dalla porta quando sentii ben distinta la voce di Emma dire: «Non urlare Lizzie ti prego.» Il mio ego tuonava solitamente davanti a situazioni simili, ma in questo caso si parlava della sorella della ragazza che sognavo di avere da due settimane e che mi aveva fatto capire tra le righe che si sentiva tremendamente inferiore a lei. «Puttanella!» Esclamò Lizzie alzando la voce, corrugai lo sguardo, andando dietro la porta per origliare meschino. «Stiamo parlando dello stesso Harry che si è svegliato felice dopo aver fatto l'amore con una ragazza? Quella ragazza che eri tu?» chiese retoricamente con un tono di voce ancora più alto. Ero davvero divertito nel mio imbarazzo, mi morsi la lingua «Sssh! Non urlare Lizzie. Sì, d'accordo era lui ed ero io. Senti non volevo che lo scoprissi così, ma Matt ci ha visti insieme qui fuori e» «Puttanella!» ripeté questa volta divertita, scossi la testa lievemente infastidito. «Possiamo smettere di chiamarmi puttanella per favore?» «Esatto» commentai in un sussurro, Lizzie tornò alla ribalta: «Fammi capire: noi siamo qui, nella mia stanza c'è il mio boyfriend e nella tua c'è...» C'è??? «Non giocare troppo con la fantasia Farfallina. Nella mia stanza c'è un ragazzo che mi ha dato un passaggio a casa» affermò Emma, grugnii. Era vero, per carità, ma era anche fastidioso sentirlo dire così da lei, minimizzando quello che si era creato finora «Con il quale fai sesso e che stai per presentare al tuo patrigno.» la corresse Lizzie, grazie Lizzie. «Per non parlare del fatto che è Harry Styles» aggiunse, sospirai. «Sono un ragazzo come tanti altri» commentai stizzito. «Molto più bello e talentuoso della media» questa volta parlò l'ego. «Lizzie ti prego non fare la bambina.» Emma era esausta, mi sembrava il momento giusto per intervenire. «Uhm, scusate se interrompo questo divertente momento tra sorelle, ma non vorrei fare brutta figura arrivando in ritardo, specialmente dopo il piccolo inconveniente di prima in macchina ed Emma si deve cambiare...» dissi facendo il mio ingresso nel corridoio, appoggiando di proposito una mano sulla mia schiena di Emma, cercando di trasmetterle un po' di sostegno. Lizzie mi guardò con la bocca spalancata. Era diversa da Emma, più alta con le gambe da fenicottero e i capelli scuri di seta. Le forme erano certamente proporzionate, ma decisamente meno succulenti rispetto alla sorella e nei suoi occhi brillava una luce diversa rispetto a quella che mi aveva ipnotizzato in Emma. Era veramente una bella ragazza Lizzie, ma non mi attraeva, a differenza di quello che aveva ipotizzato Emma, dovevo farglielo capire: c'erano mille ragazze come Lizzie, ma una sola come lei. «Porca vacca, sono in paradiso» affermò Lizzie seria; mentre Emma si copriva la faccia con le mani, io non potetti fare altro che sorridere imbarazzato e allo stesso tempo divertito. Sì, anche appagato. «Lily, amore mio, ho trovato gli spartiti su internet, ti posso suonare qualcosa prima di cena» Un tizio tutto muscoli e capelli biondi, dentro una t-shirt lunga fino alle cosce e dei jeans più strappati che integri, subentrò nel party del corridoio con la chitarra piena di scritte, quella dell'articolo, supposi. «No amico, non ci credo! Tutto il tempo perso a cercare le tue canzoni e poi eri qui!» disse allungando la mano libera. Trattenni una risata, anche dopo quel goffo tentativo di saluto finito in un pugnetto. Quanti aveva sto tizio? Emma schiarì la voce, attirando l'attenzione su di sé. «Ah! Tu devi essere la sorella della mia Lily!» affermò il biondo abbassandosi all'altezza di Emma per stringerla in un abbraccio: sentii un leggero fastidio salire dalla punta delle dita. «Sì sono Emma e tu sei... molto espansivo» parlò Emma cercando di mascherare titubanza in ironia, Lizzie ridacchiò non accorgendosi di nulla. «Hey, amico, non esagerare» commentai mascherando irritazione in uno scherzo, il tizio rise, non lo aveva notato. «Scusami amico, Lily mi ha così tanto parlato di sua sorella che mi sembra di conoscerti già! Ho preparato una canzone per te, Emma: Lizzie mi ha detto che ascolti sempre Elvis, giusto?» chiese, tenendo ancora le mani sulle spalle di Emma. «Uhm... sì, spesso. Però ascolto anche altro eh!» Affermò più a me che al biondo. «Specialmente nelle ultime settimane» commentò Lizzie maliziosa. «C'è una tavola vuota in sala da pranzo, dove sono le mie figlie?» La voce di Matthew rimbombò dalle scale. «Arriviamo!» Rispose Emma approfittando della situazione per divincolarsi dalla presa del biondo che ancora non si era presentato, comunque. «Mi devo cambiare, voi andate intanto» aggiunse guardando la coppia sorridente. «Harry, vai con loro per favore. Lizzie, ci pensi tu?» Non aspettò risposta, tornando nella sua stanza. «E rimasero in tre» commentai infilando le mani in tasca. «Che bello, è la prima volta che non sono l'unica a portare un ospite a cena. Luke amore, porta con te la chitarra, io porto con me Harry!» Lizzie mi prese per mano, trascinandomi verso le scale. Mi girai verso la porta lasciata socchiusa da Emma, si stava sfilando la maglia, già in mutande coordinate a quel vizioso reggiseno di pizzo viola. Mi guardò anche lei un momento prima di raggiungere le scale: si leccò le labbra, portò le mani su quei fianchi che bramavo di mordere e si tolse le mutande. Cazzo. Sussultai mentre lei continuava a fissarmi. Lizzie mi strattonò e non la vidi più. «Poi mi dovrai assolutamente spiegare come tu sei finito con mia sorella» disse divertita Lizzie scendendo due scalini per volta, dietro al suo fidanzato. Il fastidio per l'allusione dietro le parole della frase arrivò a scoppio ritardato, troppo coinvolto dall'immagine che mi ero lasciato alle spalle. «Tua sorella riesce a farsi notare» risposi cordiale, pensando a cosa avrei potuto inventarmi per tornare su da lei, in quel letto con i fiori lilla. «Come faceva la mamma» commentò dolceamara, scuotendo subito il capo. «Che sciocca! Mi sono dimenticata le foto in camera! Vado a prenderle subito» «Vado io!» L'anticipai con troppo entusiasmo, ridimensionandomi subito dopo: «Mi sentirei in imbarazzo senza Emma con il vostro patrigno.» Lizzie ridacchiò, dandomi istruzioni sulla loro collocazione, ma non ascoltai, pensando a quale scusa poter usare per «Cazzo che bella» sussultai. Emma ci aveva raggiunto, indossando un vestito lungo, dolcevita, in maglina: non poteva indossare qualcosa che le mettesse in evidenza le curve più di quest'abito. «Devo prendere le foto di Lizzie» affermai a testa bassa, passandole a fianco per appurare al tatto che, cazzo, era senza mutande. «Dio, Emma, che cosa mi stai facendo stasera» sussurrai oltrepassandola. Sussultò, non disse nulla, aspettando che la sorella e Luke raggiunsero il patrigno per raggiungermi in camera di Lizzie.

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