15. So cosa voglio e ce l'ho proprio davanti a me.

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Emma.

Dopo aver passato sette mesi a casa sua, avevo capito che se Hermione decideva una cosa, quella era legge. Così, dopo un imbarazzante viaggio in macchina con Justin, svicolando tra domande e marcature di territorio, era stato deciso che Harry passasse la notte a casa con noi. Justin si era fermato fino a tardi, preparandomi la tisana della buonanotte con quei biscotti allo zenzero che la ginecologa aveva consigliato per la nausea del primo trimestre. E se n'era stato seduto sul divano a fianco a me, per tutto il tempo, fino a quando si convinse che ero troppo stanca per poter fare qualsiasi cosa. Harry aveva osservato tutto dalla poltrona di fronte al divano in silenzio, potevo quasi sentire la penna immaginaria segnarsi tutte le domande da farmi una volta rimasti da soli. Quando Justin se ne andò, soffermandosi un po' troppo nel bacio sulla guancia, non sapevo se tirare un sospiro di sollievo o tremare dalla paura. Decisi di ignorare entrambe le cose. «Pensavo non se ne andasse più. Lui l'ha capito che non state insieme o si pensa già come signor Gentile?» domandò ironico e pungente, alzandosi dalla poltrona. Lo ignorai, porgendo l'orecchio verso la camera da letto di Hermione: stava russando. «È un silenzio assenso o...che fai?» Chiese guardandomi curioso mentre in religioso silenzio aprivo lo sportellino dietro l'armadio degli alcolici. «Non vogliono che lo faccia, ma Hattie è più convincente di loro due» dissi piano, tirando fuori il mio piccolo tesoro segreto, nascosto in una scatola da cucito. «Vuoi un dolcetto? Quei biscotti sanno di detersivo. Li odio» aggiunsi porgendogli un dolcetto alla cannella, sorrise. «Non sono buoni come quelli di Danny, ma non sono niente male» «Sono ancora arrabbiato Emma, ma in questo momento sei così dolce» commentò, prendendo il dolcetto dalla mia mano per imboccarmi. «Fai le prove?» domandai maliziosa, Harry sorrise: «Non giocare con il fuoco Fiorellino» non riuscii a trattenere le lacrime, facendo sfumare il suo sorriso in un'espressione preoccupata. «Scusa, gli ormoni della gravidanza tendono ad esagerare ogni emozione ed era da così tanto tempo che volevo sentire la tua voce chiamarmi così» piagnucolai mangiando il dolcetto, Harry sospirò. «Sì lo so quello che stai per dire: è colpa mia, ho fatto tutto da sola e hai ragione. Però ora voglio piangere lo stesso mentre tu mi chiami Fiorellino e mi abbracci. Mi puoi abbracciare?» chiesi asciugandomi gli occhi con i palmi delle mani, sospirò di nuovo. «Fiorellino, cosa devo fare con te? Mi hai nascosto la cosa più importante della mia vita e poi piangi quando ti chiamo Fiorellino» affermò scuotendo il capo. Lo guardai dagli occhi lucidi, aspettando che continuasse, ma rimase in silenzio, sospirò ancora e allungò il braccio verso di me, tirandomi al suo petto. «Adesso che siamo soli, per favore, mi puoi raccontare tutto quello che mi sono perso, partendo dall'inizio?» chiese con dolcezza, allontanando le mie lacrime con il pollice della mano, mentre l'altra mi accarezzava il capo. «Volevo fare come nei film, scriverti una lettera al giorno, ma poi mi sono resa conto che stavo più che altro scrivendo un diario e non so poi quanto tu abbia il desiderio di leggere determinate cose» iniziai, mi guardò teso: «Sei stata a letto con Justin, Emma?» chiese diretto, gli diedi una spinta allontanandomi dall'abbraccio. «Okay che sei arrabbiato, ma non fare lo stronzo! Come potrei andare a letto con un altro uomo, mentre aspetto tua figlia e sono innamorata di te?» risposi di getto, offesa, con il muso. Harry sorrise di un sorriso appagato, tirandomi nuovamente tra le sue braccia. «Scusami Fiorellino, ho fatto una domanda stupida e cattiva. Certo che lo voglio leggere, anche se vorrei uno spoiler sulle determinate cose che ti mettono in dubbio» affermò, correggendo il tiro con dolcezza, strofinando il naso sul mio. Arrossii, abbassando lo sguardo. «Ho incontrato Lizzie mesi fa e sono stata di nuovo troppo indulgente. Mi ha confessato di essere stata lei a far girare le prime voci su di noi, non Luke e anche con il giornalista che girava intorno a casa di Matthew. Però mi ha chiesto scusa, piangendo, dicendo che sarebbe cambiata e le ho creduto. Anche se poi ha detto che eri stato tu a provarci con lei e non il contrario» «Veramente? Ti sembra che io potrei provarci con tua sorella, Fiorellino?» «Certo che no, figurati! Ho imparato dai miei errori Harry. Io credo a te. Però mi sembrava già abbastanza averla sentita chiedere scusa per il caos mediatico che ha generato. Penso che la gravidanza mi abbia aperto gli occhi sulle cose per le quali abbia un senso prendersela, su quelle davvero importanti ecco. Per questo ho scritto quelle lettere-diario. Volevo condividerle con te, ma avevo una fottuta paura di essere rifiutata. Non fraintendermi: so quanto tu tenga a me, ma una bomba del genere dopo la mia scenata...e poi tutte quelle feste, quelle ragazze bellissime... Non sono mai stata così tanto gelosa in tutta la mia vita» confessai, Harry scosse il capo, sistemando una ciocca di capelli ribelle dietro l'orecchio. «Ero ubriaco per la maggior parte delle volte a quelle feste, credimi, non ricordo il nome di nessun partecipante. Non so neanche chi fossero tutte queste fantomatiche ragazze bellissime. Io ho pensato solo a te per tutto il tempo. Tua sorella invece, mi ha detto che non aveva la più pallida idea di dove fossi e non ha accennato a nessuna bambina in arrivo» disse, assottigliando gli occhi. «Mi ha coperta quindi, forse è in redenzione» commentai con un mezzo sorriso. «Mi avrebbe risparmiato mesi di ricerca inutile e più tempo per stare con te» sospirò, lo feci anche io, poi continuai a parlare. «E poi c'è un'altra cosa» sussurrai tesa, Harry mi fece segno di continuare. Sospirai, giocando con i bottoni della sua camicia di scena. Aspetta un minuto. «Ma avresti dovuto cantare stasera?» chiesi preoccupata, sorrise alzando le spalle. «Ho scritto a Roger prima, mentre il tuo amico continuava a lanciare frecciatine sulla confidenza con la tua ginecologa. Ha già programmato un concerto gratuito con l'albergo in settimana per farmi perdonare» rispose, grattandosi la testa. Annuii, sentendomi viscidamente in colpa per aver di nuovo combinato un casino. Avevo anche il pianto strozzato in gola. «Non ti preoccupare Fiorellino, nessuno ci perde niente. Ora dimmi l'altra cosa» affermò, abbassai di nuovo lo sguardo sulla camicia. «Be', ecco... c'è stata una sera che ero parecchio giù. La ginecologa mi aveva sgridata perché avevo preso più chili di quello che dovevo e perché Hermione le aveva detto che ero più triste che sorridente e felice. Sai, quello che prova la mamma lo prova anche il bambino ed io ero stanca di fare tutto sempre male. Justin...» mi bloccai imbarazzata, sentendolo teso. «No, forse non lo voglio sapere» disse serio. Sospirai. «Quella sera mi ha aiutata molto, si è preso cura di me, ecco. Non c'è stato nulla di lontanamente sessuale, neanche mentre mi aiutava a lavare la schiena nella vasca da bagno. Però...sì...uhm...dato che c'è scritto...» continuai nel mio imbarazzo, Harry non mi accarezzava più. «Cioè, sì... era Justin ed io mi sono sentita una merda perché per tutto il tempo ho immaginato che...che fossi... tu» conclusi sempre più a bassa voce. «Ecco l'ho detto» aggiunsi più sicura, sciogliendomi dall'abbraccio, senza dire altro, mimando uno sbadiglio. «Penso che  sia ora di andare a letto. Hermione ha insistito che tu dormissi nella stanza di fronte alla mia, dice che finché non capiamo cosa vogliamo non possiamo dormire insieme. E poi dormire con me, in queste condizioni è davvero poco consigliabile» continuai a macchinetta, sistemando la scatola dei dolcetti nel posto segreto. «Emma» mi chiamò con voce morbida. «Ti faccio vedere dov'è la stanza» lo ignorai, andando nella zona notte non appena sentii i suoi passi alle mie spalle. «Emma» riprovò; scrollai le spalle fermandomi davanti alla porta. «Ecco qui. Ti darei un pigiama, ma sappiamo tutti e due che tanto non lo metteresti» «Emma, io so cosa voglio e ce l'ho proprio davanti a me» m'interruppe serio. Sussultai, mordendo il labbro inferiore, mentre le gote diventavano sempre più roventi. «Ecco qui, ora ti bacerò per darti la buonanotte, assicurandomi che tu vada a letto, ma sappiamo tutti e due che tanto tra dieci minuti entrerò nella tua stanza senza nemmeno bussare.» I respiri che aumentavano, le mani sudate e le gambe tremanti. Harry si avvicinò lentamente, poggiando prima le mani sulle guance e subito dopo le labbra sulle mie. Sembrò di tornare a respirare di nuovo. Inizialmente delicato, poi più intenso, puro. Passionale. Si spostò di qualche millimetro per riprendere fiato, con la fronte sulla mia, ansante e sorridente. Poi Harriet si fece sentire, finalmente, ed Harry sussultò. «Hai sentito anche tu?» chiese agitato, sorrisi annuendo, prendendo la sua mano per metterla sulla pancia. «Ha sentito il suo papà» commentai commossa, notando negli occhi Harry lo stesso luccichio dei miei. Mi baciò di nuovo, Harriet scalciò ancora, facendoci ridere in un altro bacio, più intimo, più nostro. Poi, come aveva detto, si assicurò che entrassi in camera e poi a letto, con la sottoveste dell'abito a fiori. Mi aveva dato un altro bacio a fior di labbra, augurandoci la buonanotte.

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