7. Cara Emma, sono cotto di una ragazza bellissima

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Lunedì 13 Dicembre

Emma.

Era appena iniziata ufficialmente la seconda settimana da quando Harry era sbucato di nuovo nella mia vita e mi sembrava ancora di fluttuare in un mondo al di fuori della realtà. Qualcosa di mistico e strano. Che poi era un po' così: nessuno a parte la mia famiglia sapeva di me ed Harry. A dire il vero neanche io sapevo cosa ci fosse tra me ed Harry, neanche lui poi. Io non volevo tirare fuori il discorso e lui lo aveva capito. Stava facendo di tutto per far sì che mi fidassi ed era tanto dolce, eppure rimanevo due passi indietro. Sì, l'antagonista di questa storia da favola ero proprio io e sì, ne ero consapevole. Lanciai in stampa la bozza finale dell'articolo della settimana, stiracchiando subito dopo le braccia verso l'alto per allungarmi. La pancia gorgogliava all'avvicinarsi del pranzo e mi resi conto di non aver ancora controllato il telefono dall'entrata in ufficio. L'immagine di Harry tornò a fare capolino nella mia testa, imbacuccato tra giacca, cuffia, sciarpa e mascherina, sotto la porta della redazione. «Tu quando entri qui non mi pensi più» si era lamentato abbassando il capo per accrescere il senso di tristezza. «Quindi è per questo motivo che stamattina sei venuto a svegliarmi con la retata del Generale?» gli avevo poi chiesto ironica facendolo sogghignare. «Può darsi.» Gli avevo abbassato la sciarpa, la mascherina, facendo la stessa cosa anche io, per poi prendergli il viso tra le mani: «Non ho bisogno del sesso per passare la giornata tra le nuvole pensando a te Harry. Mi sei entrato dentro, sei nella mia testa in ogni istante», avevo detto con dolcezza fior di labbra, lasciandogli poi un languido bacio al sapore di caffè e cannella. Ora non riuscivo a smettere di pensare a quel luccichio che brillava nei suoi occhi sorpresi e alle guance arrossite. «Emma, stai sorridendo come una cretina da due ore.» Theo interruppe il mio fluttuare. «Ho una brutta notizia ed una bella, da quale inizio?» chiese, sospirai. «Sempre dalla brutta» «Gonzales ha appena lasciato le sue dimissioni immediate sulla mia scrivania dicendo di aver venduto l'articolo clou della settimana a qualcun altro: abbiamo un buco di sei pagine per la stampa di stasera, oltre che una copertina che non ha più senso» disse, facendomi atterrare sull'asfalto, «La bella notizia è che te ne occuperai tu», di faccia. «Come me ne devo occupare io? Theo, stiamo parlando della rubrica di arte e spettacolo, che cosa ci azzecca con me?! Martha ha sicuramente più esperienza e conoscenze. Io non posso...» mi bloccai, vedendo il telefono illuminarsi con il nome di Harry. «Non posso» ripetei. «Devi» concluse Theo uscendo di scena. Sbuffai imprecando mentalmente, rispondendo subito dopo al telefono con voce rassegnata. «Io lo avevo detto che non mi pensi quando sei lì dentro» disse Harry. Sospirai. «Io ti penso, anche troppo. Poi ne pago le conseguenze con mazzate a lavoro» risposi cupa. «Quindi non mi dirai di sì per un pranzetto veloce in un posticino tranquillo poco distante dalla redazione, immagino» «Magari, mi piacerebbe, ma devo trovare una buona storia, organizzare uno shooting e scrivere un articolo fatto e finito entro le 18.30, dando la mazzetta al tipo della tipografia per aspettare a chiudere e subire le sue allusioni sessuali sulle donne dai capelli rossi» risposi sbuffando ancora. Harry stava in silenzio. «Perché non dici niente?» «Sto aspettando che tu mi chieda una mano, Fiorellino.» «Harry, non ti metterò in mezzo. Seriamente, non sfrutterò la fama del mio, uhm, la tua fama per salvare il culo del mio capo. Mi inventerò qualcosa, magari qualche donna che mi scrive ha delle conoscenze, qualunque cosa, ma non te. Che se poi un domani dovesse venir fuori che ti ho usato per...no.» Sentivo Harry gongolare. «Fiorellino, lascia che il tuo, uhm, io ti dia una mano. Fidati di me e vieni ad accogliermi alla porta. Ho il pranzo.» Fidati di me. Sussultai, raggiungendo la porta vetri d'entrata con la chiamata ancora in corso. Harry era in piedi appoggiato al muro, con due buste del ristorante cinese di fronte alla strada in mano e il telefono appoggiato tra la spalla e l'orecchio. «Ciao piccola.» Arrossii, girandomi a destra e a sinistra per controllare che nessuno fosse nelle vicinanze. «Vieni dentro, prima che cambi idea» sussurrai prendendolo per la mano. Mi tirò a sé, scoccando un bacio a stampo, ubriacandomi. Stavo di nuovo fluttuando. Passammo tra gli sguardi sorpresi del personale, perfino Martha si strozzò con la sua insalata scondita, ammetto che stavo godendo per quell'espressione di caos nei suoi occhi. Harry lo notò, sogghignando. «Emma, senti pensavo che forse potresti sentire dall'informatore di Gonzales se ha qualcosa di altrettanto succulento da...abbiamo compagnia? Da quando gli estranei entrano col pranzo a sacco?» Theo guardò Harry dal basso verso l'alto, prima accigliato, poi, non appena si spogliò dalla tenuta freddo-in incognito, spalancò la bocca. «No, penso che non ce ne sia bisogno. Buongiorno, non mi sono presentato, io sono Theodor, il redattore capo» «Ciao, scusami se mi sono permesso di intrufolarmi così, ma Emma mi ha chiamato proprio mentre stavo per pranzare e, be', mangerà anche lei, mi sono detto.» Theo boccheggiò qualcosa di simile a sì certo non c'è problema, in una lingua che sicuramente non era inglese, poi richiamò sull'attenti indicando la porta con lo sguardo. «Emma, porca puttana, quanto tempo volevi aspettare prima di dirmi che conosci Harry Styles? Sai quanto cazzo sborsano solitamente per un'intervista di questo tipo? Emma. Non fare stronzate. Vai, sbrigati, non fare aspettare Harry Styles. Cazzo. Harry Styles» disse tutto da solo, spingendomi di nuovo dentro al mio ufficio, continuando a ripetere Harry Styles ad ogni passo. «Non capisco se sono più una salvezza o una condanna» affermò, feci spallucce. «Sei comunque un amore di ragazzo» commentai, sorridendo aprendo la busta del pranzo. «Fiorellino, non dire queste cose quando non posso baciarti, toccarti o farti mia» esclamò alzando e abbassando le sopracciglia con fare ammiccante, scossi la testa: «Non fare il marpione Harry, lo sappiamo entrambi che non serve. Ora dammi una storia: prima iniziamo, prima possiamo andare a fare i piccioncini sotto le lucette di Natale.» «Cara Emma, sono cotto di una ragazza bellissima» disse, scossi la testa: «Assolutamente no!» Harry rise.

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