20| Sei la mia ragazza.

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Emma.

Avevamo appena finito di pranzare con il giornalista che stava scrivendo un articolo su di noi, nel salottino della suite di Harry. Non gli avevo ancora detto nulla, come mi aveva chiesto Roger, ma lo sapevo che lui aveva capito che c'era qualcosa che non andava. «Cosa devo fare nel pomeriggio?» domandò Harry a Roger con l'agenda in mano. «Il video per la raccolta fondi della quale hai appena parlato per venti minuti, Harry» «Ottimo, lo rimandiamo a domani. Adesso Emma ed io ce ne andiamo a letto a parlare e riposare» concluse serio, Roger sospirò, lo guardai negli occhi. «Okay, facciamo a modo tuo allora. Ally, organizza per domani le registrazioni e informa la reception sull'aumento della sicurezza al loro piano» disse, Ally annuì scattando come in una gara di velocità, Harry aveva il panico negli occhi. Gli presi la mano. «Promettimi che non darai di matto» iniziai, facendo cenno a Roger di tirare fuori il mio telefono. «Che succede? Perché ha lui il tuo telefono?» domandò agitato, sospirai. «Ho ricevuto dei messaggi prima, minatori. Roger ha convenuto che fosse meglio aspettare che finissi di lavorare prima di dirtelo» continuai, facendogli vedere il telefono. Harry serrò la mascella, poi mi guardò. «Emma, preferisco saperlo in tempo reale quando degli psicopatici minacciano di morte te e Harriet» disse serio, annuii, d'altra parte aveva ragione. Poi rilesse ancora. «Adesso ce ne andiamo di là, dopo Roger manderà Ally a prenderti dei vestiti a casa, insieme a quelli che avevo lasciato io e li porta qui. Non ti preoccupare per Hermione e tua sorella, Roger organizzerà la squadra della sicurezza in modo tale da farci stare qualcuno per controllare che non succeda niente» affermò guardandomi negli occhi, prendendo in mano la situazione e solo ora riuscii a capire l'entità del problema. Il pianto che avevo represso iniziò a spingere per uscire e ancora una volta Harry lo notò. Mi strinse in un abbraccio, lasciandomi sfogare sulla sua spalla: «Tranquilla amore mio, devi fidarti di me. Abbiamo delle conoscenze, Roger le ha, e poi le forze dell'ordine hanno un occhio di riguardo diverso quando si parla di personaggi famosi, penso sia più che altro per evitare casini mediatici. Siete più al sicuro qui che in qualsiasi altro posto.» Le sue parole stavano scavando dentro di me, cercando il posto giusto per insinuarsi e chiudermi dentro la bolla di protezione che emanavano con forza. Però poi altre parole cercarono di farsi spazio, quelle di Justin: «Quando ti renderai conto di che vita avrete tu e tua figlia, però mi penserai e capirai quanto la mia protezione sarebbe stata preziosa» Sussultai. Era a questo che si stava riferendo? «Scusatemi, Emma c'è un ragazzo che chiede di te, ha parlato anche di tua sorella.» Ally entrò dalla porta con lo sguardo teso, impaurita. Roger guardò prima me, poi lei. «Lo conosciamo?» «Si chiama Justin, dice di essere un suo amico» rispose ancora. Sussultai, tirando su col naso e asciugandomi gli occhi con i dorsi delle mani. «Hai detto che è con Lizzie?» domandai, Ally annuì: «Ha detto che ha avuto una crisi nervosa, che ora è in macchina e non vuole uscire finché non le parli» «Gli hai detto che sono qui?» chiesi, «No, che sarei venuta a chiedere a Roger.» Harry mi guardò interrogativo, Roger pure. «Emma dobbiamo sapere tutto» disse il secondo, Harry si irrigidì ancora. «Il giorno del concerto, dopo l'intervista, quando mi hai messa a letto per riposare. Ecco, Justin è venuto a trovarmi» «Emma...» m'interruppe Harry, teso, assottigliando gli occhi. Sospirai. «Ha detto delle cose spiacevoli e mi sono agitata, nonostante sapessi che la sua era una reazione di gelosia. Però ecco, ha parlato di protezione, che solo lui avrebbe potuto proteggermi e salvarmi. Non mi sembrava niente di serio, per questo non te l'ho detto, poi c'è stato il concerto e non ci ho neanche più pensato» dissi tutto d'un fiato, evitando lo sguardo di Harry per paura di vederlo arrabbiato. «Poi il giorno dopo arriva Lizzie a farci una sorpresa ed ora sono qui insieme. Solo a me non sembra molto credibile come coincidenza?» domandò retorico lui. «Volete spiegare anche a me quello che state dicendo?» chiese Roger spazientito. «Lizzie, è stata lei a far partire il caos mediatico dalla primissima volta» gli spiegò Harry. «Le foto» sussurrai prendendo il telefono dalle mani di Harry. «Di che foto stiamo parlando?» domandò Roger preoccupato. Guardai Harry titubante, aprendo l'allegato della mail ricevuta dall'indirizzo sconosciuto mesi e mesi prima. Non glielo avevo mai detto. «Emma?» chiese Harry in un filo di voce. Gli allungai di nuovo il telefono guardando unicamente le mani tremanti in preda all'imbarazzo. «Quella puttana» imprecò alzandosi di scatto dalla rabbia, lasciando cadere il telefono sul tavolo, acceso nell'immagine della mia nudità nelle braccia di Oliver. Ally sussultò, Roger corse a fermare Harry. «A quando risale questa mail» chiese, assicurandosi che Harry stesse fermo. «24 Dicembre 2021» lesse Ally al posto mio, per poi guardarmi allarmata: «Emma...» sussurrò. «Mi dispiace» dissi piano, mi mancava l'aria. Roger guardò Harry che ora era perso. «Mi dispiace» affermai di nuovo. «Emma non è colpa tua» tentò di rassicurarmi Ally. Scossi la testa. «Sì, lo è. Dovevo dirlo subito. Roger avrebbe evitato tutto quello che è successo, non è vero?» chiesi, lui non rispose. «E se non fosse scoppiato il casino io...io...» mi bloccai, l'ossigeno era troppo poco per parlare. Io non sarei andata via. «Aprite la finestra» tuonò Ally, aiutandomi a tirarmi su. Roger lasciò Harry, venendo in nostro aiuto. Mi aggrappai ad Ally, raggiungendo con lei la finestra per respirare. Poi Harry iniziò a ridere in modo isterico, sembrava impazzito: «Non sei tu.» Ci girammo tutti verso di lui, aveva il telefono in mano stava continuando a zoommare sulla foto. «Harry» provai a parlare. «Sei la mia ragazza, conosco il tuo corpo meglio del mio. Non sei tu» ripeté, venendo verso di noi. «Guarda, qui, sulla coscia. Non c'è quella macchietta a forma di fragola che amo baciare e qua, invece, sul seno, è stato coperto un tatuaggio, vedi? S'intravede la coda di una rondine. Ironico, lo so. Non capite?» chiese, spalancai gli occhi, zoommando di più su quel particolare. «Cazzo, è un fotomontaggio!» imprecai, Harry annuì. «Fatto bene, ma è un fotomontaggio e so anche da quale foto hanno preso la tua faccia» rispose, prendendo il suo telefono dalla tasca dei pantaloni, per poi aprire la galleria dei download. Non appena aprì le foto, tutta l'aria che prima mi mancava mi andò di traverso. Era una vecchia sequenza di foto di un compleanno, ridevo felice dopo aver spento la candelina. «Harry! Ma come fai ad avere 'ste foto? Me l'hanno fatto secoli prima di conoscerci» dissi imbarazzata, lui sorrise. «Sei la mia ragazza, Fiorellino, ho il permesso implicito di stalkerarti» commentò sorridendo con malizia. «Ha ragione» intervenne Roger: «Ho le foto originali: fanno parte di una vecchia mostra di Oliver che fece parlare un sacco la critica. Per questo non sono state messe in rete, le avrebbero subito smontate» concluse facendoci vedere le fantomatiche opere d'arte. «Questo vuol dire che chi me le ha mandate lo ha fatto solo per spaventarmi?» domandai, Harry sospirò comunicando con lo sguardo. Scossi la testa. «Non può essere Lizzie. Non avrebbe la pazienza di mettersi a fare queste cose» dissi prima che potesse parlare lui. «Le foto erano nel suo profilo Emma» disse. «Magari ha chiesto a qualcun altro di farlo» commentò Ally. «Non cambierebbe comunque nulla. Vai a dirle che Emma sta riposando e assicurati che lascino l'hotel. Appena vanno via chiudetevi in camera, io andrò dalla polizia» concluse Roger, dando istruzioni a tutti. «Mi servono il pin e la password per entrare nel telefono Emma, così posso spegnerlo per evitare che tua sorella ti chiami ancora.» Annuii. «Il pin non l'ho mai cambiato, quindi è quattro volte zero» dissi sicura, Harry ridacchiò «Sarà la prima cosa che faremo una volta finito tutto questo patema. La password?» «Uhm, 010294» dissi imbarazzata, Roger scosse la testa. «Smielata» commentò. «Taci cuore di pietra» s'intromise Harry difendendomi a spada tratta, mi fece sorridere. «C'è altro che dobbiamo sapere Emma?» chiese ancora Roger, scossi la testa. «Tipo su Justin?» aggiunse Harry. Sospirai. «Lavora come insegnante di surf, ha una sorta di convenzione con l'hotel se può essere utile. L'ho conosciuto per caso in giro con Hermione, qualche giorno dopo il mio arrivo, ci ha aiutate con la macchina in panne e poi è tornato a controllare se andasse tutto bene nei giorni successivi, fino a diventare quasi di casa» dissi, Roger annuì, segnandosi sull'agenda tutto. «Ed è rimasto solo con te in questi mesi? Può aver fatto qualcosa di strano?» chiese ancora. «No, non che io sappia. Ha dormito qualche volta nella stanza degli ospiti, altre volte nella, uhm, mia. Ma ti giuro che non è mai successo nulla di più di, uhm, qualche bacetto. Ma niente di serio, giuro!» Esclamai più ad Harry che a Roger. «Ho letto il diario mentre dormivi» commentò con un mezzo sorriso. «Uhm» sussultai, sorrise accarezzandomi una guancia. «Okay, basta, ora vado a controllare che Ally abbia fatto tutto. Non vi sopporto più» affermò Roger alzando gli occhi al cielo e lasciandoci soli.

Chiusi la finestra, andando verso il letto, con Harry a seguito.

«Mi dispiace che tu sia coinvolto in tutto questo, Harry. Forse era meglio se» «Non lo dire che Hattie ti sente» m'interruppe tappandomi la bocca la mano: «Quante volte devo ripeterlo oggi, Fiorellino? Sei la mia ragazza, lascia che mi prenda cura di te.» Lo guardai in silenzio, sedendomi sul bordo del letto. «È che...» «Lizzie» «Sì. Non dirò più che è impossibile, come avrei fatto tempo fa, solo che vorrei darle il beneficio del dubbio. Mi era sembrata sincera» dissi, cercando di piegarmi per slacciare il cinturino dei sandali, ma Harry fu più veloce, piegandosi in ginocchio e slacciando prima uno poi l'altro. «Che cosa vorresti fare?» chiese, alzandosi da terra per togliersi le scarpe a sua volta. «Parlarle. Vorrei solo guardarla negli occhi e sentire che cosa ha da dire. Harry, è mia sorella» esclamai, facendo solo la mossa per sfilarmi il vestitone sopra la sottoveste di cotone. «Hai ragione. È solo che non voglio che lei ti faccia ancora del male. E poi penso che tu debba chiamare Matthew. È arrivato il momento, non pensi anche tu?» domandò con dolcezza, sfilandomi dall'alto il vestito. Sussultai: «E se fosse così deluso da non volermi più parlare?» «Io non lo farei mai con Hattie» rispose con semplicità, sfilandomi anche la sottoveste. «Mi stai spogliando?» domandai interrogativa. Harry annuì. «Sarà un riflesso condizionato dal letto dell'albergo» ironizzò, togliendosi la maglia e subito dopo i pantaloni. Lo guardai male. «Dai piccola, voglio solo sdraiarmi con te sotto le lenzuola e riposarmi. Abbracciati e nudi» aggiunse, annuii, seguendolo sotto le coperte. «Mi ha chiesto di non dirti nulla, ma penso che sia meglio che tu lo sappia. Ci scriviamo da qualche mese, specialmente negli ultimi giorni. Si tiene aggiornato in lontananza» disse, abbracciandomi a cucchiaio. Sospirai. «Che cosa dice?» chiesi insicura. Mi baciò la spalla, sorridendo sulla pelle. «È felice a saperti con me. Gli piaccio molto, sai?» «Presuntuoso. E, uhm, che cosa ha detto di Harriet?» riprovai, mi baciò di nuovo. «Che tra le scatole della mamma in soffitta, ha trovato molti dei vestitini di quando eri bambina, vorrebbe portarteli, ma ha paura che tu ti senta a disagio» rispose delicato, accarezzandomi il seno con la stessa premura. «Uhm. E tu cosa gli hai detto?» chiesi, soffiò sulla pelle umida dal bacio, sussultai. «Che ho letto il tuo diario e so quanto ti manca. E che avresti pianto come una bambina vedendo le tutine» sussurrò, ridacchiai. «Molto probabile. Ma tu stai cercando piano piano di sedurmi?» chiesi, sogghigno. «Stai cambiando discorso? Piccola, basta un messaggio e lui arriva» insistette. «Tu fammi parlare con Lizzie e poi chiamiamo Matthew» dissi seria, ridacchiò. «Forse era meglio se ti avessi sedotto» bofonchiò stuzzicandomi i capezzoli, mugugnai. «Harry» mi lamentai, ridacchiò. «Ragazzi per quale cazzo di motivo non vi siete chiusi?» Roger sbucò dalla porta con un'espressione arrabbiata. «Colpa mia, mi sono seduta e Harry si è concentrato su di me» dissi piano, con le sue mani ferme sul seno, come se nulla fosse, sotto le coperte. «Dovete essere più prudenti. Ora vado via, chiudetevi. Vi chiamo tra un paio d'ore» «Hermione! Dille qualcosa per non farla preoccupare per favore» esclamai Roger annuì. «Harry?»

«Dimmi Fiorellino»

«Tua madre mi odia?» domandai insicura, lui ridacchiò:

«Vorrebbe essere qui con te. Non con me, capito? Aspetta solo il via, come Matthew.»

Sospirai.

«Dimmi, che pensi?» «Ti ricordi quando sei venuto nella redazione del giornale? Il discorso che abbiamo fatto?» chiesi, Harry annuì. «Ecco, credo che alla fine tu abbia sempre avuto ragione. Siamo destinati Harry. Sento di poter avere il mio lieto fine con te.» Harry mi baciò la nuca. 

«L'hai capito finalmente.»

Suspicious Minds [hs] ~ COMPLETA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora