14. Ti prometto che non farò più stronzate

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Emma.


Mi aveva seguita in acqua, senza tentennare un attimo. Avevo procrastinato per mesi, rimandando l'inevitabile fino alla fine, come una di quelle persone che odiavo tanto. Che razza di madre nega a sua figlia la possibilità di conoscere il proprio padre. La mia. Pensai alla lettera scritta mesi prima ad Harry. Quella originale e mai spedita. Avevo inserito le immagini dell'ecografia, l'indirizzo di casa e gli avevo chiesto di perdonarmi, di venire da noi per vivere come quella famiglia che sognavo da bambina, per ricominciare da capo. Stavo per spedirla a casa sua, ma mi ero lasciata condizionare dalle immagini che giravano ovunque di Harry, felice e divertito tra feste e ragazze di una categoria diversa dalla mia: patetica e incasinata. Mi ero convinta di fare il suo bene, di risparmiargli una bomba di questa portata. Ce l'aveva fatta mia madre a tirarmi su, perché non avrei potuto farlo io con Hattie?

Ma lui era venuto qui. Mi aveva trovata, rincorsa ed era entrato in acqua. Non potevo dimenticarlo, non lo volevo fare. Sarei stata sincera, mi sarei presa veramente le mie responsabilità e tutto quello che poi ne sarebbe conseguito.

Però tentennai. Come si fa a dire al ragazzo che hai lasciato che stai aspettando la sua bambina, a un passo dal parto?

«Ti vedo Emma» esclamò Harry, sembrava divertito dal tono di voce. Sarebbe durato poco. «Ti vedo anche io» risposi abbassandomi d'istinto a filo acqua. «Che fai, l'ippopotamo?» domandò in una mezza risata, avvicinandosi. Sussultai. «No! Fermo!» Mi diede retta, ma non potevo tirarla per le lunghe ancora. «Emma, ti prego. Ho bisogno di toccarti, sentirti, sono...sono passati troppi mesi e poi la tua lettera, io non ci sto capendo niente Emma. Ho bisogno di capire che cosa sta succedendo. Cazzo, me lo devi!» scoppiò avvicinandosi. Non potevo negare che l'idea di una fuga diversiva era allettante, ma in cuor mio sapevo che non potevo più rimandare. «Aspetta lì un attimo, okay? Ti dico una cosa e poi mi avvicino io» affermai con una calma che non pensavo di poter avere. «Ricordi che cosa mi hai detto l'ultima volta, Harry?» «Sono stato stupido e cattivo, non dovevo dire quelle cose e» «No, non sto dicendo questo. Hai detto che ero ossessionata dalla paura di finire come mia madre ed era vero. Avevi ragione, avevo paura di vivere tutto quel male di nuovo. Ero terrorizzata. Ma non sono come lei e tu non sei come mio padre» iniziai, sentendo il magone salire dal petto. Inspirai ed espirai. «Sono andata in confusione: tutte quelle cose in televisione, i giornalisti e poi mia sorella! Avevi ragione anche su quello, mia sorella è una stronza! Mi sono sentita sola e sono venuta qui, dalla signora che mi aveva scritto dicendo di essere stata con la mamma quando aspettava me. Sono nata in quella casetta laggiù, quasi 28 anni fa. Hermione, si chiama così la signora, si è presa cura di me come se fossi sua figlia, anzi no, sua nipote ed io...noi...» stavo singhiozzando, mentre Harry era in religioso silenzio ad ascoltare. Sospirai. «Harry ti vedevo ridere, mi sembravi così sereno che non ho voluto ripiombare nella tua vita così, pensavo di essere nel giusto, ma sei qui ed io mi sento così, così...male. Cazzo. Mi fa male» «Emma che succede?» chiese preoccupato chiudendo la distanza che ci separava. «Harry ti prego non lasciarmi qui, ho davvero bisogno di aiuto» boccheggiai tenendo una mano sulla pancia ed una in appoggio sulle sue spalle. La luce della luna illuminò la mia figura e per gli occhi ormai abituati al buio era abbastanza per vedere la pienezza del mio grembo e l'espressione smarrita di Harry in volto. «Per favore, vai a chiamare Hermione o Justin, chiunque... Sento che c'è qualcosa che non va: mi fa così male. Ho paura» affermai presa dal panico. «Harry per favore» provai ancora, lasciando libero sfogo al pianto, guardandolo poi negli occhi: «Non posso perdere anche lei, è l'ultima parte di te che mi resta.» In religioso silenzio mi aiutò a farmi sedere sul bagnasciuga, correndo velocemente verso la folla. Non sapevo cosa pensasse, che cosa avrebbe fatto dopo aver ripreso fiato, ma non era più importante ora. Ora il mio mondo era in bilico, sorretto dalle manine di Harriet. «Mi dispiace piccola mia, ma ti prometto che non farò più stronzate.»

Suspicious Minds [hs] ~ COMPLETA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora