24| Quel che finisce bene.

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Emma.

La sabbia fresca sotto i piedi nudi, la brezza di fine estate e la quiete nel rumore bianco delle onde calme del mare. Mi sarebbe mancato questo posto, nonostante tutto. «Fiorellino, vieni all'ombra, il sole ti scotterà e tu hai la pelle troppo delicata, come la mia» sentii alle spalle, sorrisi, tenendomi il cappello a falde larghe con una mano per evitare che volasse via. «Sembri una di quelle attrici dei film che guardavamo mangiando la pizza, ricordi Lizzie che imparava le battute a memoria dicendo che da grande sarebbe stata così anche lei?» domandò, le sorrisi annuendo. «E tu che tutte le volte le dicevi che saremmo state in prima fila a metterla in imbarazzo come con le recite a scuola» commentai raggiungendola sotto il gazebo. Mamma era bellissima, come sempre. «Dovrete continuare a farlo Fiorellino, con Matt e Harry. Mi piace Harry: sa renderti felice senza pensare a come farlo. Come Matthew ha sempre fatto con me, con noi. Ho fatto tanti errori, piccola mia, ma non lui, no. Ci ho messo un po', ma ho trovato un bravo papà per le mie bambine» disse, guardando oltre l'orizzonte, chiudendo gli occhi appena per qualche secondo. «Sei con lui adesso?» «Siamo, siamo tutti con te. È arrivato il momento di salutarci amore mio.» Mamma stava piangendo, mi avvicinai a lei, stringendola in un abbraccio. «Non adesso mamma, non di nuovo» tentai singhiozzando. Mi baciò le labbra affettuosamente, asciugandomi una lacrima dalla gota: «Ti amo tanto Fiorellino mio, sarai una brava mamma sai ed io sarò con te. E con Farfallina, mi raccomando, dille che la mamma la ama tanto.» Strinsi le braccia cercando di tenerla con me, ma non era lei che stava andando via ero io.

Aprii gli occhi bagnati dalle lacrime: non c'era più la spiaggia, il mare e l'orizzonte, ma le pareti fredde e l'odore stantio di una camera d'ospedale, condita dal profumo dei fiori che adornavano la stanza. Sbattei le palpebre un paio di volte in più, focalizzandomi sulle immagini della televisione accesa sopra il mio letto. La giornalista del TG leggeva dal gobbo, mentre sullo schermo scorrevano delle immagini con Ally, Mitch e Justin in manette, cercai di focalizzare l'attenzione sul volume basso, cercando di capire che cosa dicesse la giornalista: "Famosa coppia dello spettacolo coinvolta in un caso di cronaca: arrestato rapitore e complici con doppia accusa di rapimento e tentato omicidio. Al momento dall'ospedale non ci sono novità riguardo lo stato di salute della ragazza coinvolta nella sparatoria, a parlare ai nostri microfoni il manager del fidanzato." Le immagini svanirono, al loro posto ora c'era Roger, con la faccia bianca come un lenzuolo e la mascella serrata: «Emma è nelle mani dell'equipe medica e ha la sua famiglia a fianco, confidiamo che la giustizia faccia del suo meglio per risolvere una situazione che non doveva presentarsi dal principio. Harry e tutto lo staff di entrambi i ragazzi ringraziano per il sostegno e la premura ogni singola persona che ha avuto un pensiero nei loro confronti.» Il viso teso di Roger scomparve nuovamente sulla giornalista, anche se per poco: "Il nostro inviato si trova fuori dall'ospedale, dove un corteo di persone si è stabilito di fronte all'ospedale", ora c'erano tante persone con fiori e cartelli in mano. «Pray for Emma?» lessi ad alta voce, cercando di fare mente locale, poi una fitta acuta al seno mi riportò alla realtà. Una realtà con una bella grande chiazza di latte sul tessuto della camicia da notte. «Harriet!» Mi toccai il ventre, scarno, non la sentivo, non c'era più. Ally, Ally aveva l'arma puntata su di me e il sangue e... «Harriet, la mia Harriet» ripetei con le labbra secche impiastricciate dall'assenza d'acqua. Cercai di alzarmi, nonostante la testa continuasse a girare e tutti quei tubi attaccati non dovevano essere d'ostacolo, li tolsi, tutti, e uscii dalla stanza. L'avrei trovata, era mia figlia e io l'avrei trovata ovunque. Funziona così, vero mamma? Lo so che mi stai ascoltando. Stavo parlando ad alta voce o solo nella mia testa? Il pavimento era gelato, mi faceva sentire ancora di più la mancanza della spiaggia. Sentivo lo sguardo della gente su di me, poco importava, li avrei spinti tutti via fino a trovare la mia bambina. «Signorina, che sta facendo? Sta bene?» si avvicinò un'infermiera cercando di fermarmi, ma continuai sulla mia strada. La mamma sta arrivando piccola, non temere, sono qui a un passo da te.

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