Stronger

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Fòrte 1 agg. [lat. fŏrtis]. – 1. a. Di persona, che può sopportare facilmente un grave sforzo, che può resistere alle fatiche materiali e morali, che sa vincere le difficoltà e imporre il proprio volere.

•••

Avevo a disposizione quattro giorni per capire come diavolo avrei fatto a sopravvivere in un mondo che non conoscevo da troppo tempo e che mi stava risucchiando troppo velocemente dentro di sé, senza alcuna via d'uscita. Dovevo ragionare a mente fredda, dovevo essere lucida. Entro la fine della settimana Filtiarn mi avrebbe marchiata e io non sarei più riuscita a stare lontano da lui nemmeno volendo. Era un vero casino.

Non dovevo lasciarmi ammorbidire o stordire da ciò che il legame con lui faceva al mio corpo. Non mi trasformavo correttamente nel mio lican da dieci anni almeno e sapevo che non andava affatto bene per la salute del mio lupo e sul controllo precario che avevo sul potere del mio compagno. Avrei dovuto rimediare anche a questo, se volevo essere al top della mia forma e riuscire a tenergli testa. La mia vita era così però e mi era andata bene fino a tre giorni fa. Filtiarn si era gentilmente sprecato in quattro parole in croce dicendomi che, dopo il suo gentile rapimento, avevo dormito per due giorni di fila. E di quei due giorni io non ricordavo nulla. Un vuoto temporale nella mia mente, abbastanza considerevole, che mi opprimeva il petto, facendomi sentire una sciocca. Non sarebbe dovuto succedere. Dannazione, nulla di tutto quello sarebbe dovuto succedere in quel modo.

Continuavo a fare avanti e indietro nella stanza in cui mi ero svegliata quella mattina, cercando di trovare una soluzione a quel casino. Oramai avevo fatto un solco sul pavimento.
«Sento la tua testa in subbuglio da qui.» Saltai sul posto, spaventata da quella voce che si era intromessa nella mia placida bolla di pensieri.
«Charlie buon Dio! Mi hai fatto venire un infarto!» Fissavo il biondo con occhi sgranati e il respiro in affanno. Lui se ne stava tranquillo appoggiato allo stipite della porta, a braccia incrociate, intento a fissarmi attentamente con uno sguardo che avrei potuto definire solo critico.
«È scientificamente impossibile che un lupo mannaro abbia un infarto.» Rimarcò infatti, senza perdere quell'antipatico cipiglio che aveva sempre avuto nei miei confronti da quando ci eravamo visti per la prima volta. Dovevo ammetterlo a me stessa però, Alfa e Beta erano schifosamente simili dal punto di vista caratteriale.
«È un modo di dire...» Finalmente mi calmai, andandomi a sedere sul bordo del letto, a debita distanza da lui e dal suo malumore.

«Allora, che ti succede?» Dovevo avere le allucinazioni o le orecchie sporche, altrimenti non mi spiegavo quella gentilezza del tutto insolita nei miei confronti. Mmh...
«Oh niente sai. Sono solo stata rapita dal mio compagno, portata a miglia di distanza da casa mia e obbligata a vivere una vita che non ho scelto per me. Ma tutto a posto.» Forse ero stata un po' troppo melodrammatica, ma quella era la realtà dei fatti e forse sfogarmi con qualcuno mi avrebbe fatto bene dopotutto. Anche se...
«Dovresti essere grata. Poteva andarti peggio.» Peggio... Grata...Già poteva andare peggio anche a lui. Ma dove diavolo ero finita? Nell'età della pietra? Il dialogo e la comunicazione reciproca erano già stati esclusi a prescindere? Complimenti.
«Prego?» Non era stato lui a chiedere se era tutto a posto? Beh non lo era.
«Non sei poi tutto questo bel vedere. Sarai anche la compagna dell'Alfa, ma qui ora non sei nessuno.» Accusai il colpo, conscia del fatto che effettivamente quella era anche la sua realtà. Detestavo essere al centro dell'attenzione, ma qualcosa mi diceva che presto mi ci sarei dovuta abituare. Ad ogni modo lui non poteva parlarmi così, non mi conosceva. Non doveva.
«Charlie tu non mi conosci.» Mi limitai a sottolineare la realtà, esattamente come aveva fatto lui, nei miei confronti, un istante prima.
«Che c'è? Ho scoperto da solo la verità?» Continuò a schernirmi ridendo, avanzando di qualche altro passo verso di me, senza prestare attenzione al mio linguaggio del corpo. Ero in licantropo sotto copertura da anni e lui pensava di intimorirmi con due paroline cattive?
«Taci.» Gli ordinai fissandolo truce, rimanendo però insolitamente calma. Forse era giunto il momento di lasciare libero spazio alla mia parte soprannaturale per qualche istante e vedere fino a dove si sarebbe spinta.
«Forza morettina, non ti sarai mica offesa, vero?» Ammiccò verso di me, gonfiando il petto come un tacchino. Già un tacchino... Offesa io? Tutt'altro Charlie. Io mi stavo divertendo da matti ed era solo l'inizio.

Lord of the wolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora