Take me back

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Si narrava che Ayame, la sola e unica figlia di Fenrir, fosse mia madre. Ironico non trovate? Avevo passato la maggior parte della mia vita da sola, senza mia madre o mio padre. Tutto ciò che sapevo, lo avevo scoperto perché me lo avevano raccontato. Ma di vero cosa c'era in tutto quello? Non ricordavo neanche più l'ultima volta in cui mi ero trasformata e avevo lasciato il libero arbitrio alla mia parte animale. E ora Charlie, mi chiedeva, anzi mi imponeva, di trasformarmi e tornare ad essere un tutt'uno con la mia parte soprannaturale. L'ultima volta che avevo lasciato aperto uno spiraglio al mio lican era stata la prima volta in cui ero andata a letto con Filtiarn. Con nessun altro mi ero lasciata andare come con lui.

«Non ci riesco Charlie.» Ammisi triste, stizzita da me stessa e dalle difficoltà che stavo trovando nel fare una cosa che doveva essere normale o quanto meno naturale per me.
«In che senso non ci riesci? Leigh sei un licantropo per gli Dei, devi saperti trasformare!» Il beta rise, senza sapere davvero quanto quelle parole mi avessero ferita e allo stesso tempo motivato. Ero o no la nipote di Fenrir? Allora dovevo anche dimostrarlo! Non sapevo se Charlie lo avesse fatto di proposito o no, ma quelle erano state le parole che avrei dovuto sentirmi dire molto prima.

Mi concentrai solo su me stessa, chiudendo per l'ennesima volta gli occhi di scatto. Il battito del cuore, il mio respiro, il flusso del sangue nelle mie vene: se mi concentravo riuscivo a percepire distintamente tutto questo.
«Forza Leigh, so che puoi farcela.» Charlie aveva provato sulla sua pelle cosa poteva fare il potere che avevo dentro di me, seppur in forma umana, ma non aveva mai neanche immaginato cosa avrei potuto fare se mi fossi trasformata. Inspirai ed espirai un paio di volte, poi mi concessi il lusso di smettere di pensare a tutto. Abbandonai fuori dalla mia mente ogni preoccupazione, ogni pensiero, ogni tormento capace di generare ansia. Mi concentrai solo sul mio lican che sentivo scalpitare dentro di me, tanta era la voglia che aveva di emergere. Ci impiegai più del dovuto, almeno credo, ma quando riaprii gli occhi non ero più umana.
«Cazzo, lo sapevo.» La solita finezza di Charlie mi fece sorridere e anche rendere conto che probabilmente non aveva mai visto una femmina della specie alfa trasformata. Dopo qualche istante si trasformò anche lui, così, entrambi a quattro zampe, ci fissammo per qualche secondo. Ero più alta rispetto a lui, nonostante fosse un beta forte e dominante.
«Seguimi, so io la strada.» La mia mente venne invasa dalla voce del beta e capì che era grazie al legame con il branco delle terre del nord se potevo percepirlo nella mia testa.

Lo seguì senza proferire parola per circa sei ore. Mi persi nella mente, nei miei pensieri, senza però mai perdere il contatto con la realtà e con la strada che stavano facendo per tornare al branco. Avevo sempre creduto che i soldi fanno la felicità la maggior parte delle volte, la salute ce l'hanno sempre i più stronzi e l'amore fa quasi sempre schifo ed avevo ragione. Soprattutto sul fatto che l'amore facesse schifo. Non ero mai stata così male per qualcuno in vita mia. Amare davvero una persona ti rende dipendente da essa in qualche modo. Non come una droga, certo, ma stare con quella persona ti fa sentire completo. Completo davvero. Ed è un qualcosa di così totalizzante, così forte e così bello che non capisci più niente. In una relazione l'intesa sessuale è importante, sicuramente, ma anche avere in comune qualcosa, degli interessi, dei pensieri, dei modi di fare, degli atteggiamenti, tante piccole cose, tutto questo diventa importante a sua volta. Tra me e Filtiarn vi era tutto e forse anche di più. Speravo solo che ci potesse essere anche ora, anche dopo tutto quello che avevamo passato in questi sei lunghi mesi di separazione. Anche dopo la mia avventatezza e il mio gesto dettato solo dalla paura di soffrire ancora. Speravo con tutto il cuore che lui capisse. Speravo che lui capisse me.

Alzai lo sguardo, tornando di nuovo con i piedi per terra e abbandonando i pensieri. Charlie trotterellava leggiadro davanti a me, girandosi ogni tanto per essere certo che lo stessi seguendo. Ben presto l'erba verde rigogliosa, lasciò spazio alla neve gelida. Eravamo entrati nel branco delle terre del nord. Il gelo avvolse la mia pelliccia nera come una seconda pelle, non dandomi troppo fastidio. Il manto spesso del pelo, mi permetteva tranquillamente di adattarmi a qualsiasi temperatura con estrema velocità e facilità.
«Siamo quasi arrivati.» Mi disse Charlie tramite il link. Annuì con il muso e poi lo alzai per annusare l'aria, qualcosa di familiare mi invase le narici, inchiodandomi le zampe al terreno. Un prepotente fruscio alla mia sinistra mi fece voltare di scatto verso quella direzione, ma non ebbi il tempo di pensare a niente. Un lupo dal manto lucido e nero, ancora più grande di me, mi sovrastò nel giro di una manciata di secondi. Mi aveva atterrato senza neanche che me ne rendessi conto. I canini sguainati e gli occhi rossi carichi di rabbia. Era lui.

Lord of the wolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora