Where do broken hearts go?

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Da due settimane non avevamo più notizie dal gruppo dei cacciatori che avevano partecipato al Cerchio. Da due settimane vi era un silenzio radio con i rappresentanti degli umani nel mondo sovrannaturale. Da due settimane la speranza, anche del più fedele, stava iniziando a vacillare. Non tutti, ma una buona parte dei branchi che si erano incontrati quel giorno, avevano deciso di chiudersi nel mutismo che la loro posizione gli permetteva di ostentare, sperando che la situazione si risolvesse da sola, dato che formalmente i loro branchi non erano stati attaccati in alcun modo.

Avevano paura. Paura di perdere il loro posto importante nel piccolo e precario tavolo dei potenti. Perché si, era sempre una questione di potere.

Era sempre una questione di potere da che ne avevo memoria. Avere il potere era fondamentale sempre e comunque. Non importava quante vite si spezzavano lungo il cammino o quante leggi morali non scritte venivano calpestate. Avere il potere era tutto ciò che contava davvero. Ma il potere di cosa poi? Se non si ha il potere cosa si ha? La sanità mentale, pensai. Reputavo banale e oltremodo scioccamente umano bramare solo ed unicamente il potere. Tolto quello cosa rimane di concreto? Nulla. Avidi e intrisi di cupidigia ci si perde tutto il resto, tutto ciò che di più elementare e meraviglioso ci circonda oltre il mero e banale potere. Senza potere si vive meglio, si vive tranquilli, si vive e basta.

Filtiarn aveva le sue idee a riguardo e io avevo le mie. Non mi sarei imposta su nessuno, perché non era nella mia natura farlo nonostante fossi della specie alfa, ma avrei difeso con le unghie e con i denti i più deboli che minacciavano di essere calpestati da questa frenetica e incessante caccia al potere supremo a favore di un unico individuo o di un gruppo di persone che non avevano ancora capito che non è con la violenza che si ottengono le cose durature. Il potere non si ottiene se non vi è qualcuno che vi permette di averlo. Il potere di comandare, se non si ha nessuno da comandare a cosa serve? Il potere del denaro, se non si ha nulla da comprare a cosa serve? Il potere di usare violenza, se non si ha nessuno su cui sfogare la proprio brutalità schifosa a cosa serve? A nulla.

Il tanto bramato e ossessivo potere viene dato ai potenti da coloro che loro stessi calpestano. Senza il branco che ha bisogno di una guida, l'alpha non ha senso di esistere. Senza i cittadini che lo sostengono perché ne condividono le idee, il politico non ha senso di esistere. Senza i pazienti malati da curare, il medico non ha senso di esistere. Allora perché si cerca in modo così asfissiante questo potere? Perché siamo molto più umani di quanto vogliamo ammettere a noi stessi. Sbagliamo e continuiamo a sbagliare. Non impariamo dai nostri errori fino a che non è troppo tardi per farlo. Siamo stupidi e incoerenti, eppure rimaniamo vivi. Non pensiamo mia alle conseguenze o quando lo facciamo è già troppo tardi per porvi rimedio. Stupidi, sciocchi, superficiali, dediti all'errore continuo. E saremmo stati noi a portare e a dover sopportare il peso delle nostre scelte errate nel corso dei secoli a venire.

L'unica per cui tutto era come sempre, era lei: la non morta. Jennifer era quieta e sulle sue la maggior parte del tempo, ma sapeva diventare anche estremamente terrificante se arrabbiata o se provocata. Pensavo di aver visto il meglio e il peggio di lei, ma mi ero del tutto sbagliata. Vivere nel branco era ormai diventata la mia routine, nonostante la mia vita precedente mi mancasse. Mi ero data da fare e aiutavo il branco stesso ogni giorno, talvolta facendo quello, talvolta facendo quell'altro. Eppure quando mi soffermavo a riflettere sulla presenza di Jennifer nel branco, qualcosa mi diceva che non sapevo tutto. C'era dell'altro sotto, ne ero più che certa, l'unico problema era il perché ancora non lo sapessi.

Filtiarn passava l'intera giornata in giro per le terre del branco con i suoi beta. Era sempre impegnato e il tempo per vederlo si riduceva alla sera e al mattino prima che se ne andasse. Nonostante questo però sapevo che lui non mi perdeva mai di vista, i suoi lican erano ovunque e mi tenevano sotto controllo per lui.
«Cosa ti tormenta?» La voce di Filtiarn mi cosparse la pelle di brividi, facendomi storcere il naso come una bambina scontenta.
«Niente...» Mi accoccolai sul letto, al calduccio sotto le pesanti coperte, fingendo di non sentire il suo sguardo curioso su di me.
«Leigh... Sarò anche un vecchio lupo mannaro ultracentenario, ma so riconoscere i tuoi sguardi.» Non era ancora del tutto capace di esprimersi al meglio nel legame di coppia, ma non potevo dire che non si stesse impegnando. Filtiarn era una vera scoperta continua e, sebbene non fosse un compagno dolce o smielato dedito a manifestazioni plateali d'amore, percepivo sempre le sue attenzioni. Lui mi cercava. Ed era già un enorme passo avanti.
«Parlami.» Mi supplicò con lo sguardo, sedendosi sul bordo de letto dalla parte opposta alla mia, cercando la mia mano con la sua. Fissai i suoi occhi per qualche istante, rendendomi conto poco a poco che mi ci sarei potuta perdere davvero in quegli occhi. Mi potevo innamorare di lui ed ero già sulla buona strada.
«Mi sento strana. C'è qualcosa che non mi convince.» Ammisi, riportando lo sguardo sulle nostre mani. Non avevamo segreti tra noi. Filtiarn mi aveva raccontato quasi tutto del suo passato e stessa cosa avevo fatto io del mio, o almeno di ciò che sapevo. Eppure c'erano momenti come quello in cui credevo che non ci fossimo detto proprio tutto. Mi sembrava che in realtà qualcuno stesse mentendo oppure omettendo qualcosa di importante.
«Riguardo a chi?» Alzò un sopracciglio, ma ero certa che sapesse già la mia risposta in merito.
«Riguardo a tutto, tra Jennifer, Il Cerchio e tutto il resto, non ho avuto il tempo materiale per capire davvero.» Mi sentivo smarrita, ma cercavo di non darlo a vedere. Sarei diventata la Luna del branco molto presto, non potevo permettermi incertezze. Non davanti agli occhi del branco.

Lord of the wolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora