What would you do

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Sentivo lo stomaco in subbuglio, la testa che vorticava, le budella arrotolate e le mani sudate come se non ci fosse un domani. Dovevo darmi una maledetta calmata! Cosa poteva mai essere incontrare tutta quella gente?

Non appena misi piede dentro lo studio di Filtiarn, sentii lo sguardo di ogni singolo individuo su di me. Non mi era mai piaciuto essere al centro dell'attenzione, non mi piaceva essere guardata come se fossi un topo da laboratorio. In quel momento mi sentivo addirittura esaminata.
«Lei è Leigh e la sua presenza qui è oggi fondamentale per la riunione.» Filtiarn camminò spedito fino alla sua scrivania, ignorando tutto e tutti come evidentemente era solito fare. Io rimasi immobile sulla soglia della porta appena chiusa alle mie spalle. Non riuscivo a muovermi, mi sembrava di vorticare intorno a qualcosa, senza riuscire mai a fermarmi. Non avevo un punto fermo, in mezzo a quegli sguardi curiosi. Dopo la cena disastrosa pensavo che il chi io fossi, fosse ormai di dominio pubblico in quel branco enorme, ma evidentemente dovevo essermi sbagliata di grosso.
«Cosa è?» I brusii nella stanza aumentarono, così come tutte le innumerevoli domande che si stavano facendo tutti i lican presenti alla riunione sul mio conto.
«Sarà un'umana, non percepisco il suo lican.» Tuonò un altro, ben consapevole che tutti gli altri, compreso il loro alfa, lo avrebbero sentito. Se lui non sentiva il mio odore, allora non percepiva neanche il marchio di Filtiarn su di me. Perché? Perché non percepivano il nostro legame?

Filtiarn li lasciò parlare un altro po', poi posando lo sguardo su di me, espose l'unica risposta che mi sarei immaginata potesse uscire dalla sua bocca. Sempre così preciso ed efficiente da risultare quasi indisponente. Sentivo i suoi occhi inespressivi perforarmi l'anima, nonostante tutto e tutti.
«Leigh è la vostra Luna e mia compagna. Trattatela di conseguenza.» La sala ammutolì per qualche istante o forse minuto, ma così come loro, ero sconvolta anche io.  Quel mia quasi ringhiato aveva destabilizzato non poco la mia lupa. Non immaginavo una cosa del genere, poi piano piano, qualcuno puntò lo sguardo verso di me, studiando la mia figura in un modo differente rispetto a poco prima, quando avevo messo piede nella stanza come una pazza.
«Mia Luna.» Iniziò un licantropo dal fondo della stanza e poi tutti gli altri lo seguirono in coro, chinando il capo e battendo sul petto un braccio con il pugno della mano chiuso.
«Mia Luna.» Un urlo e poi altri seguirono, dicendo sempre quelle due semplici parole, alle quali mi sarei dovuta abituare molto presto.

Feci scorrere il mio sguardo su ognuno dei presenti, accennando un timido sorriso, fino a quando non ne vidi uno che già conoscevo. Fin troppo bene. Se dovevo essere una guida, un esempio per un branco intero, non avrei portato io rancore.
«Ciao Charlie.» Avanzai verso di lui, che era proprio accanto a Filtiarn, ben consapevole di essere ancora al centro dell'attenzione.
«Mia Luna, è un piacere rivederti.» Charlie non fece vacillare il suo sguardo neanche per un istante, mantenendolo saldo nel mio. Dentro di me sorrisi soddisfatta per quella piccola ma importante vittoria.
«Anche per me.» Lasciai andare un respiro di sollievo. Quella era stata la sua resa, il suo modo per chiedermi scusa per tutto e voltare pagina, chiudendo così questo capitolo.
«Se avete finito di fare la pace dopo aver fatto i bambini, dovremmo iniziare.» La voce burbera e già irritata del mio compagno mi fece alzare gli occhi al cielo. Se solo due minuti prima ero agitata, dopo quel piccolo scambio di battute con Charlie mi sentivo molto più tranquilla.
«Non essere geloso, non te la porto via. Ho già la mia compagna.» Il primo beta sogghignò, prendendosi la libertà di sminuire un comando del suo alfa davanti a tutti, un qualcosa che non ero sicura Filtiarn concedesse a tutti i suoi beta.
«Questo lo sappiamo tutti molto bene.» Sussurrai, notando però di aver scaturito qualche risata con la mia piccante affermazione, compreso un sorriso da parte del mio serissimo compagno. Allora anche lui sapeva sorridere!

Due ore più tardi potevo dire di non sapere in realtà un bel niente del mondo soprannaturale. Era tutto un casino insomma. I cacciatori facevano guerra ai mannari, i mannari cercavano di non rispondere agli attacchi per via degli accordi siglati. Streghe, vampiri, fate e sirene si erano del tutto estraniati dai conflitti, nonostante questi riguardassero anche loro e il loro mondo. In sostanza non si capiva più un bel niente! I cacciatori, secondo i lican del branco delle terre del nord, avevano del tutto esagerato. Non c'era più tempo da perdere con la diplomazia. Dei licantropi erano spariti nel nulla, altri erano stati trovati morti per dissanguamento ai confini tra le terre dei vari branchi. La casistica delle morti rinvenute era troppo strana per essere casuale, per loro vi era dietro un piano ben più ampio e siccome tutto ciò era ormai insopportabile, Filtiarn aveva già richiesto sia un incontro con gli Alpha dei branchi confinati con il suo, sia un incontro con Il Cerchio. Cosa miseriaccia era il Cerchio? Me lo ero chiesta fino a quando il mio compagno non si degnò di spiegarmelo.

Lord of the wolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora