Between us

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Sentivo la pioggia picchiettare sul tetto sopra di me, come una ninna nanna. Ero ancora sdraiata nel letto, non mi ero mai sentita così svuotata da tutto, da ogni emozione. Mai nella mia intera e miserabile vita.

Mi ripassò per la mente ogni singolo istante di ciò che era successo quel giorno. Il giorno in cui avevamo ricevuto quel maledetto codice rosso e ricucito da cima a fondo quell'uomo. Il giorno in cui ero stata rapita come se fossimo nel medioevo, perdinci! Sembrava passata una vita intera, ma in realtà era passato solo qualche giorno e la mia mente era di nuovo impegnata in altro. Avevo lasciato che dal mio arrivo in quel mondo a me sconosciuto, lui decidesse tutto per me. Mi aveva tenuta rinchiusa in una stanza che presumevo fosse la sua, anche se non vi era mai venuto per dormirci in quei giorni e non mi aveva fatto vedere anima viva se non per lui e il suo simpatico Beta. Mi aveva trattato come una prigioniera ed io ero la sua fottutissima compagna. Sospirai affranta, delusa e arrabbiata per tutto quello, odiando me stessa. Io non ero così, cazzo. Io non ero mai stata così! Lanciai un urlo di frustrazione e mi alzai di scatto da quel letto che iniziavo già a detestare. Non me ne sarei stata in quella stanza per un solo secondo in più. Fanculo a lui! Fanculo a me! Fanculo a tutti! Io ero una fottutissma ragazza di Los Angeles, con sangue mannaro nelle vene e niente poteva fermarmi, niente!

Ero pronta ad uscire ed esplorare ciò che mi circondava per almeno tentare di capire dove diavolo ero finita, quando un respiro profondo alle mie spalle mi fece svolazzare i capelli e venire un mezzo infarto. Non lo avevo sentito entrare, ancora e ancora. Come diavolo faceva?
«Mi vuoi morta?» Portai una mano sul petto, annaspando in cerca d'aria e cercando di calmare i battiti del mio cuore in tumulto. Sempre lui...
«Sei rumorosa pure quando non parli, bambolina.» Simpatico. Sempre molto simpatico. Poi ci si stupisce che non abbia trovato la sua compagna prima? Buon Dio! Meno male per lei e povera me che sono legata per l'eternità a lui. Beh che poi, se ci penso bene, non mi è andata così male... lui non è così male. Ma il carattere!
«Cosa vuoi?» Mi costrinsi ad essere fredda con lui. Rimanere distante e concentrata su me stessa e il mio lupo era l'unica soluzione per non farmi fare il lavaggio del cervello da quegli occhi, da quei muscoli e da tutto il suo essere così dannatamente sexy.
«Voglio molte cose.» Disse senza neanche mutare l'espressione sul suo volto. Sembrava una di quelle inquietanti statue di cera che si trovano ancora oggi in qualche vecchio museo polveroso. E non sto assolutamente parlando di quelle bellissime statue di cera che si trovano da Madame Tussaud, no quelle sono belle, carine e coccolose a confronto.
«Dovrei ridere? Perché non fai ridere.» Lui alzò gli occhi al cielo, scocciato dalla mia non collaborazione. Era abituato ad essere sempre accontentato o assecondato solo perché era l'Alpha, beh con me non sarebbe successo mai.
«Cosa è successo tra te e Charlie?» Mi fissò truce, emettendo un basso ringhio, prima di fare un passo verso di me. Sospirai, alzando gli occhi al cielo. Dovevo rimanere calma o lui avrebbe fiutato e percepito la mia agitazione in merito.
«Perché lo chiedi?» Alzai un sopracciglio, fingendomi scocciata e per nulla influenzata dal suo comportamento o dalla sua vicinanza o dall'argomento trattato.
«Perché quando è tornato nel mio ufficio aveva il tuo dannato odore addosso ed era sconvolto.» Un altro ringhio proruppe nella stanza, questa volta più forte, meno sommesso o controllato. Filtiarn stava perdendo la pazienza e io potevo dire la stessa cosa di me stessa. Non mi sarei piegata al suo volere, non ancora.

«Non l'ho mai visto così da quando lo conosco.» Continuò, facendo un altro passo verso di me. Per la seconda volta rimasi immobile, non accennando alcun movimento alla sua invasione del mio spazio vitale.
«Abbiamo avuto una piccola discussione, nulla di che.» Gli concessi una mezza verità, perché alla fine non potevo esimermi a lungo dal raccontargli cosa era successo. Prima o poi anche lui lo avrebbe scoperto, prima o poi la verità sarebbe venuta a galla e io non potevo farci niente.
«Parla.» Asserì ferreo, incenerendomi con lo sguardo. Pareva odiarmi quando mi guardava così. Forse già a stento mi tollerava, ma quello sguardo era odio semplice e puro.
«No.» Lo sfidai. Perché dannazione non mi sarei mai e poi mai piegata a lui. Signore dei lican o meno, lupo mannaro ultracentenario o meno, bello e sexy da perdere la ragione o meno, io non mi sarei arresa mai più senza combattere. Lo avevo promesso a loro e a me stessa. Mai più.
«Non sarò gentile a lungo.» Era scettico della mia reticenza a parlare, ma io non gli diedi modo di capire il mio stato d'animo. Avevo imparato a celare tutto di me stessa dovendo mescolarmi agli umani ed essere come loro, avevo sofferto e sopportato molto di più di uno sguardo truce.
«Nemmeno io.» Asserì ovvia, facendo spallucce. Non mi importava. Non avrebbe vinto lui, non quella volta.
«Possiamo stare qui fino a stasera, non ho nulla da fare.» Avanzò di un un altro passo verso di me, ed io fui costretta ad arretrare di uno. Poi ne fece un altro e io feci altrettanto. Andammo avanti così fino a quando la mia schiena non si scontrò con il freddo e deprimente muro. Ero spacciata, di nuovo.
«Bene, neanche io.» Mi sforzai di rispondere, senza perdere lo sguardo furioso che avevo in viso e la concentrazione. Almeno ci provai, perché rimanere concentrati con lui di fronte, a quella distanza così ravvicinata, e non poterlo nemmeno sfiorare, doveva essere considerato al pari di una qualche tortura mortale. Mani a posto Leigh! Non essere impertinente o scontata in questo momento altamente cruciale!
«Leigh, parla.» Si spinse più vicino, facendo scontrare i nostri corpi. Emisi un sospiro e socchiusi appena gli occhi. Spinsi il mio lupo nella parte più lontana della mia mente, cercando di annullare, almeno per qualche minuto, il legame e il potere che esso aveva su di me, nonostante non avessi ancora il marchio del mio compagno sul mio corpo. Mi concentrai su me stessa e riaprii gli occhi, fissandolo dritto nei suoi pozzi neri.
«Non lo farò.» E sorrisi soddisfatta di me stessa, facendolo infuriare ancora una volta. Aveva capito che quella non volta i suoi trucchetti non sarebbero serviti con me. Se ne andò, sbattendo la porta dietro di sé, dopo qualche altro istante di silenziosa sfida tra occhi scuri come la notte che, per quella volta, avevo vinto io.

Lord of the wolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora