So what

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E quindi? Dopo tutto quello schifo che ci era piovuto addosso, non si era ancora concluso niente?

«Sei squadriglie pronte. Altre quattro in preparazione nel giro di dieci minuti.» Mi avevano svegliato con un bussare incessante alla porta, in piena notte, solo poche ore dopo essere rientrati da quell'incontro maledetto, per dirmi che eravamo stati attaccati. Di nuovo... Il branco delle terre del Nord era sotto attacco e, dato che il capo branco era fuori gioco al momento, per tutti pareva ovvio sfidarci. Per me era solo l'ennesimo gesto di supremazia che loro volevano farci pesare. Tristan al mio fianco, mi stava aggiornando su quanto in fretta si erano preparati i nostri guerrieri. Sapevo di potermi fidare degli uomini e delle donne sotto il comando del generale Knight, ma non sarebbe mai stato come se al comando ci fosse stato Filtiarn.

«Ottimo. Le condizioni dei nostri pazienti come sono?» In meno di dieci minuti ero sveglia e tremendamente attiva. Il sonno e la stanchezza erano come svaniti, lasciando posto solo all'adrenalina e alla voglia di vincere. Alla voglia di rispedire a casa loro quegli stronzi.
«Il primo Beta è cosciente e in via di guarigione da qualche ora. Il nostro Alpha è ancora in coma, mia Luna.» Tristan mi seguiva, stringendo tra le mani il portatile di Filtiarn che mi aveva detto contenere, solo qualche istante prima, qualcosa che dovevo assolutamente vedere.
«Come sospettavo.» Annuì passandomi una mano sul viso stanco e, sicuramente, in pessime condizioni.
«Connor?» Lo stratega militare al mio fianco, quasi saltò sul posto. Aveva l'aria di uno che non era per niente preparato ad essere coinvolto nella conversazione in atto.

«Sì, mia Luna?» Pesanti occhiaie anche sotto ai suoi occhi, mi fecero sentire ancora un po' di più in colpa. Nessuno di noi dormiva decentemente da mesi.
«Voglio una vittoria oggi. Mi fido di te e del generale, ciecamente. Ma voglio una cazzo di vittoria e non accetterò altro.» Lo guardai negli occhi, cercando di fargli capire quanto ero disperata, ma anche determinata. Non volevo una sconfitta. Non potevamo permetterci una sconfitta e volevo che fosse chiaro a tutti quanti, partendo da coloro che erano al comando quel giorno.
«È quello che vogliamo anche noi.» Ammise Connor, aprendosi in un piccolissimo sorriso mesto.
«E sarà anche quello che otterremo. Vero?» Continuai, cercando di reprimere ancora per qualche secondo la solidarietà e la vicinanza che provavo in quel momento verso di lui.
«Ci proveremo con ogni fibra del nostro essere.» Con uno sguardo fiero e orgoglioso, Connor mi diede l'unica risposta che volevo sentire in quel momento. La sola e unica.

«Ottima risposta. Vai pure a fargli il culo Connor.» Gli sorrisi, facendogli anche un occhiolino di incoraggiamento a cui rispose con una risata soffocata. Il secondo Beta al mio fianco sospirò, facendomi tornare in mente ciò di cui volevo parlare con lui.
«Tristan?» Lo chiamai senza voltarmi verso il suo viso, sapendo che i suoi occhi erano già su di me.
«Sì, mia Luna?» Tristan era un ottimo braccio destro, ne avrei sicuramente dovuto parlare con Filtiarn. Si era dimostrato all'altezza del suo ruolo e, tranne in un primo momento, non aveva quasi mai dato di matto, come invece era solito fare Charlie. Era valoroso, sapeva eseguire gli ordini e consigliare quando qualcosa non gli andava a genio. Era un vero Beta.
«Tu avrai il comando là fuori. Esigo che venga rispettato il piano che io e te soli conosciamo. Non voglio drammi, voglio solo il loro sangue.» Voltai il mio sguardo verso il suo, dopo aver calcato volutamente su quel tu, era lui a cui tutti avrebbero fatto affidamento, prima del generale. Mi assicurai che il concetto fosse chiaro, usando più potere del dovuto, ma trattenendolo allo stesso tempo, tanto che i miei occhi si tinsero di quel solito rosso scarlatto.

«Afferrato.» Tristan annuì, abbassando il capo in segno di rispetto. Sentì il suo cuore aumentare il battito cardiaco e il suo odore cambiare. Paura, il secondo Beta aveva paura. Bene, ciò significava che avrebbe affrontato l'imminente battaglia nel modo giusto. Mi fidavo di lui, ma era giunto il momento che anche lui si fidasse di se stesso e del suo istinto, perché era bravo.
«Perfetto, mi fido di te. Vado ora. Ci vediamo tra venti minuti esatti fuori.» Concessi anche a lui un sorriso, per poi avviarmi nel corridoio, verso lo studio privato del capo branco.
«A dopo.» Mi sorrise a sua volta, per poi avviarsi dalla parte opposta.

Lord of the wolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora