21 Reasons

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La mattina seguente, Filtiarn uscì dalla stanza che era l'alba. Prima di andarsene mi baciò la fronte, poi il naso, in un modo così dolce e spontaneo che mi lasciò del tutto senza parole. Doveva parlare con Tristan di quanto Peter, il druido o mago... Non lo sapevo più neanche io cosa diamine fosse, ci aveva rivelato qualche giorno prima. Poi sarebbe stato il turno del branco. I nostri amici, fratelli e familiari meritavano di sapere a cosa stavamo andando incontro, anche se le loro possibili reazioni ci frenavano non poco.

Mi rigirai nel letto fino a quando non mi sentì esplodere il cervello a causa dei troppi pensieri che continuavano ad assillarmi. Ero incinta o non lo ero? Charlie sarebbe guarito o no? Tutta questa violenza aveva un senso o non lo aveva? Cosa diamine volevano fare? Perché era così importante creare così tanti non morti? Potere? Era sempre una questione di potere in fondo...
«Adesso basta!» Mi alzai dal letto con uno slancio e corsi in bagno. Dovevo parlare assolutamente con Connor, lo stratega militare del branco. Sicuramente lui sapeva molte più cose di me e, con ogni probabilità pure Filtiarn le sapeva, ma non me le voleva dire per paura di mettermi in pericolo.

•••

Già a qualche metro di distanza dalla porta dello studio dello stratega militare del branco, si sentivano delle urla concitate di più persone. Urla che conoscevo fin troppo bene...
«Connor non dire stronzate per piacere. Lo sanno anche i muri che Jennifer è completamente fuori di testa.» Urlò spazientito il mio compagno, sbattendo sicuramente un pugno contro al muro, dato il vibrare della parete che seguì le sue parole concitate e rabbiose.
«Filtiarn, mio Alpha, pensaci un attimo. Tu, al posto suo, cosa faresti? Non ti comporteresti allo stesso modo?» Connor, con la sua solita flemma da perfettino indiscusso, tentò di far ragionare con le buone maniere il suo leader, senza però lasciar trapelare nessuna emozione. Come sempre del resto... Era quasi inquietante a volte.

«Io non ho mai fatto e mai farò in vita mia della violenza gratuita come quella che sta operando Jennifer!» Percepivo le emozioni irose di Filtiarn come se fossero state le mie. Era parecchio alterato, quasi pronto a mostrare gli artigli se la conversazione si fosse protratta ancora per molto in quel senso. Eppure non era da lui perdere le staffe in quel modo.
«Non intendevo questo, mio Alpha.» Connor pareva quasi intimorito dal suo leader, data la velocità inusuale con la quale aveva risposto immediatamente a quella esclamazione biascicata.
«E allora cosa?» Ringhiò Filtiarn stringendo i denti tra loro così tanto, che ne sentì pure io lo stridere da fuori della stanza. Tremai, mentre mille e mille brividi mi invadevano il corpo a quel suono inquietante.
«Jennifer è astuta. Fino ad ora è sempre stata un passo o due avanti a noi. Perché si decide proprio ora ad attaccarci? Nel modo in cui l'attacco di ieri è stato organizzato non ci vedo nulla della sua mente malata.» Spiegò pragmatico lo stratega, sollevando un punto della questione che, in effetti, non era passato inosservato nemmeno a un occhio poco esperto come il mio. Connor aveva ragione: c'era ovviamente dell'altro sotto. Ma cosa?

«Vuoi dire cosa, esattamente?» Intervenne quasi scocciato il secondo Beta, che fino a quel momento se ne era rimasto in silenzio. Mi ero chiesta infatti se il suo era solo un odore rimasto impregnato nella stanza o se la sua presenza era reale anche in quel momento interessante.
«Vuole dire che lei non era d'accordo. Probabilmente gli umani hanno attaccato senza la sua approvazione.» Spiegò subito il capo branco, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza. Il passo cadenzato nascondeva in realtà molti dubbi e una crescente frustrazione, ma solo chi lo conosceva davvero poteva saperlo.
«E lo hanno fatto perché sono stupidi. In questo modo ci hanno permesso di localizzarli.» Completò la frase lo stratega del branco, iniziando a muoversi a sua volta nella stanza.
«Localizzarli?» Chiese il secondo beta, con un tono tra lo sconcertato e il sorpreso. Nemmeno lui crede e di aver sentito davvero quelle parole.
«Sì, non a caso sono io lo stratega militare e non tu Tristan...» Connor era tremendamente permaloso tra le altre cose e non se ne sarebbe mai e poi mai stato zitto davanti a un suo pari.
«State buoni bambini, su.» Ringhiò esasperato Filtiarn, facendo qualche altro passo, per poi fermarsi completamente. Immaginai si fosse fermato proprio davanti alla scrivania dello stratega. Non sapevo se avesse già notato la mia presenza o meno, ma qualcosa nel nostro legame mi faceva capire che lui aveva bisogno di me in quel momento.

Lord of the wolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora