Break my soul

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C'era sempre stata per me una sottile differenza tra ciò che è storico e tra ciò che è una cianfrusaglia. Sottile talvolta, ma comunque palpabile e quel giorno avrei dimostrato a tutti i presenti che una creatura ultracentenaria soprannaturale non si sarebbe distrutta così in fretta.

Non sapevo spiegarmi il motivo, ma sapevo che qualcosa dentro di me era cambiato. Era scattato un meccanismo di protezione e difesa istintiva nel momento esatto in cui avevo visto una freccia d'argento colpire nella schiena Filtiarn. Lo avevano colpito alle spalle. Quei figli di puttana avevano colpito il mio compagno alle spalle. Non so cosa, ma percepì chiaramente il cambiamento avvenire drasticamente nel mio essere. Il lican dentro di me tremò dalla rabbia e dalla sete di vendetta che non poteva essere controllata, perché tra tutta quella gente, era stato attaccato proprio il nostro compagno, proprio sotto i nostri occhi. Una sensazione nuova e inebriante, che mai prima in vita mia avevo provato mi fece scattare in un misero secondo.

Non percepì neanche la trasformazione incombere su di me, come avveniva di solito, forse perché era passato davvero troppo tempo dall'ultima volta che mi ero trasformata e non ricordavo nemmeno più la sensazione. Ciononostante, in uno schiocco di dita mi ritrovai a quattro zampe nella mia forma animale pelosa, con i canini affilati pronti a mordere. In un battito di ciglia stavo azzannando al collo due cacciatori non appartenenti al Cerchio che si stavano preparando a colpire dei miei alleati. In un misero e fugace istante i miei occhi scarlatti stavano piegando a terra, in un urlo contorto di dolore, altri due intrusi che erano decisamente troppo armati per i miei gusti e di certo non graditi.

«Mia Luna, alla vostra sinistra, si stanno avvicinando in tre.» La voce carica di rabbia di Tristan mi invase la mente, mentre con un balzo laterale, atterrai in poche semplici mosse i tre nuovi ospiti che mi aveva segnalato il secondo Beta in comando. Mi voltai, incrociando subito lo sguardo giallo brillante del fedele braccio destro del mio compagno. Se Tristan era furioso, io lo ero di più. In ginocchio, chinato a terra, il Beta stava cercando di estrarre, con non poca fatica, senza danneggiare alcun organo interno la freccia conficcata nella schiena di Filtiarn. Il signore dei lupi era privo di sensi, la sua pelle si era tinta di un inquietante colore giallognolo e il suo battito cardiaco era decelerato drasticamente.

«Lascialo così. Lo curerò io dopo. Occupati di chiamare aiuto e informa il medico del branco di quanto successo. Qui abbiamo quasi finito.» Ordinai con una lucidità mentale tale che mi stupì di me stessa, un istante dopo aver parlato. Ero abituata a prendermi cura di molte persone allo stesso tempo in ospedale, non era nelle mie corde dare ordini o togliere le vite di persone sconosciute con quella facilità, anche se nemiche. Ero un mostro dunque? Alla fine, mi stavo trasformando in quello che era sempre stato il mio più grande incubo? Ironia della sorte?

«Quasi finito? Saranno in una cinquantina ancora!» Tristan era di nuovo in forma animale, ben piantato a terra, mentre sfidava con lo sguardo chiunque osasse anche solo avvicinarsi al corpo del suo capo branco. Nonostante questo, non perse tempo a farmi notare ciò che per me era già ovvio. Lui però non aveva ancora visto ciò di cui ero capace, non aveva ancora visto che mostruosità potevo essere. Nessuno di loro sapeva in cosa potevo trasformarmi se provocata. I miei occhi rossi tornarono sul corpo inerme del mio compagno e, di nuovo, quella furia cieca infuocata mi invase le membra, rendendomi impossibile stare ferma a non far niente.
«Ancora per poco...» Ringhiai facendo stridere i denti, mentre con un salto staccavo la testa a un cacciatore pieno zeppo di armi con argento e arsenico.

Correvo a destra e a sinistra, graffiavo, azzannavo, piegavo a terra con un solo sguardo tutti coloro che non appartenevano al Cerchio. Niente mi fermava, vedevo tutto rosso. Ero rabbia pura e primordiale. Con la coda dell'occhio notai, a qualche metro di distanza da me, Cassandra accerchiata da quattro lican non appartenenti ai nostri branchi, quelli erano diversi. Il loro odore era diverso. Mi concentrai e analizzai la loro forma e ispirai il loro odore, per imprimerlo a fuoco nella mia mente. Poi scattai... I miei sensi si ampliarono al massimo e percepì tutto più nitidamente. Le fui accanto e, senza fermarmi a riflettere troppo, misi a terra tre dei quattro lican.
«Grazie.» Affannata e con un tono di voce così disperato che non le avevo mai sentito usare prima di allora, Cassandra mi stupì ringraziandomi tramite il link. Ringhiai appena, mostrandole la mia solidarietà, non era quello il momento per fare la prima donna o ribadire i ruoli e lei lo aveva capito.

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